segnalato da Sandro Russo
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Un articolo che la redazione di la Repubblica ha ritenuto di mettere in prima pagina, nella prima colonna del giornale di ieri (e noi per correttezza e precedenza di informazione trasponiamo il giorno dopo sul sito). Un articolo brevissimo firmato dal figlio del giudice Occorsio che va letto e soppesato parola per parola. Per non sottovalutare il pericolo. Per non dimenticare.
Mai come in questi giorni in cui si dicono tante parole, e a vuoto, su Sandro Pertini, avremmo bisogno della sua severa lezione
La testimonianza
Io, mio padre e Ordine Nuovo
di Eugenio Occorsio
A beneficio della memoria collettiva, è bene ricordare – in un clima di surreali celebrazioni di Rauti, Almirante, l’Msi e tutto il paraphernalia neofascista – che lo Stato italiano non processa ideologie, processa fatti.
Pestaggi, aggressioni, attentati – intercalati da seminari sulle “tecniche di guerra rivoluzionaria” – erano la pratica corrente di Ordine Nuovo, fondato nel 1956 da Pino Rauti che porta la responsabilità politica di tutti gli atti del gruppo.
Nel 1973 il pm Vittorio Occorsio, mio padre, mise 43 dirigenti di On sotto processo per violenza e apologia, ottenendo la condanna di trenta di essi. Fu l’inizio dell’inferno: minacce, scritte sui muri (“Occorsio boia”), intimidazioni di ogni tipo, telefonate notturne.
Tutta la famiglia sotto scorta. La situazione degenerò quando il pm chiese per la prima volta l’applicazione della legge Scelba del 1953 e ottenne dal ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani, lo scioglimento di On per ricostituzione del partito fascista.
Ma all’ombra della clandestinità On non aveva cambiato pelle, e mio padre istruì – l’azione penale è obbligatoria – un nuovo processo contro 111 personaggi dello stesso entourage. Rauti si era riunito al vecchio sodale della “guardia nazionale repubblicana” Giorgio Almirante nel 1969. Con loro un altro “camerata eccellente”, Licio Gelli. I reduci di On si erano messi agli ordini del “capo militare” Pierluigi Concutelli. «Questi sono veramente pericolosi», mi confidò mio padre.
Il secondo processo doveva cominciare nell’ottobre 1976: ma il 10 luglio il “capo militare” sistemò a suo modo la questione con due raffiche di mitra sotto casa. Pochi giorni prima mio padre aveva interrogato Gelli. La scorta ci era stata appena tolta, nessuno ha mai spiegato perché.
Concutelli firmò l’attentato con un volantino: “La giustizia borghese arriva all’ergastolo, quella proletaria va oltre”. In effige l’ascia bipenne e la dicitura “Movimento politico ordine nuovo”, la stessa del 1956. Gelli è stato condannato a Bologna per la strage nel 2022: 46 anni dopo essere andato per la prima volta a Piazzale Clodio per entrare nell’ufficio di mio padre.
Un articolo, di Umberto Gentiloni, sempre da la Repubblica di ieri 28 dicembre, corollario del precedente e altrettanto importante, in file .pdf: Umberto Gentiloni. Ritorno a Salò.pdf
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Appendice del 7 gennaio 2023 (Cfr. Commento di Fabio Lambertucci)
Ritagli immagine inseriti a cura della Redazione (cliccare per ingrandire)
Gianni Sarro
6 Gennaio 2023 at 00:24
Curioso il fatto che quattro anni dopo, il 23 giugno 1980, a Roma è ucciso il giudice Giovanni Amato, che aveva ripreso in mano le indagini del giudice Occorsio. Anche ad Amato la scorta era stata tolta e il giudice fu assassinato mentre aspettava l’autobus a vle Jonio (sul luogo c’è ancora una stele in memoria) .
A chi volesse approfondire consiglio di vedere la puntata del 7/12/22 di Atlantide (La7/Andrea Purgatori) che ricostruisce puntualmente le varie trame nere a partire dal 1969. In particolare segnalo le interviste al giudice Guido Salvini (da leggere il suo «La maledizione di piazza Fontana. L’indagine interrotta. La guerra tra i magistrati» – Chiare lettere, 2019), e allo storico Mirco Dondi (anche lui autore di un testo base: «L’eco del boato: storia della strategia della tensione 1965-1974″ – Laterza 2015).
Un caro saluto a tutti
gs
Fabio Lambertucci
7 Gennaio 2023 at 10:53
Ricollegandomi al commento di Gianni Sarro su “Parole da meditare” del 6 gennaio 2023, sul consiglio di lettura del saggio dello storico Mirco Dondi, dell’Università di Bologna, “L’eco del boato. Storia della strategia della tensione 1965-1974” (Laterza, 2015), vorrei parteciparvi un mio commento pubblicato su “Focus Storia” n° 159 – Gennaio 2020 – intitolato “La strage di Piazza Fontana”.
Saluti.
Fabio Lambertucci
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