Canzoni

Una canzone per la domenica (228). Natale, di Francesco De Gregori

proposta da Enzo Di Fazio

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La canzone che proponiamo la domenica spesso esce fuori casualmente. A portarla alla ribalta può essere un ascolto occasionale per radio o per strada, una lettura, una chiacchiera con un amico o un messaggio sullo smartphone. Come è accaduto a me ieri mattina.
Questo Natale aspettavamo di trascorrerlo con Francesca (la figliola che vive in Puglia), con il marito e con l’amata nipotina Alice. Ma, niente, il Covid si è messo di traverso e scegliendo questa volta la figliola ha scombussolato i programmi. Niente Natale a Formia…  La festa, i regali, i baci e gli abbracci tutti rimandati a fine anno augurandoci che il Covid prenda un’altra strada, anzi che vada definitivamente in letargo.
Mi è arrivato, così, ieri mattina il messaggio di buongiorno da mia figlia con il video di Natale, la canzone di Francesco De Gregori.
E’ inutile dire che mi ha fatto piacere, sia per il messaggio e le parole, che nell’occasione mi ha scritto, sia per la canzone che lo accompagnava.
Mi ha fatto piacere particolarmente poiché Natale è uscito nel 1978, anno di nascita di Francesca, cosa che lei, però, non sapeva.
Natale fa parte di un singolo che portava nell’altra facciata Generale, altra mitica canzone di De Gregori, dell’aprile del 1978.

Ed eccomi qui a proporla, il giorno di Natale
È una canzone molto bella, come lo sono tutte le canzoni di De Gregori.

Il protagonista a due giorni da Natale ricorda un amore finito e spera che lei ritorni o almeno che gli scriva. Straordinario quando dice “e da dietro la porta sento uno che sale ma si ferma due piani più giù, è un peccato davvero ma io già lo sapevo che comunque non potevi essere tu”.

Melanconica perché descrive di un incontro che non è avvenuto, un po’ come quello appena descritto sopra e come tanti causati da lontananze e impedimenti.

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Ecco il testo

NATALE

C’è la luna sui tetti e c’è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica, tra due giorni è Natale
ci scommetto dal freddo che fa.

E da dietro la porta sento uno che sale
ma si ferma due piani più giù
un peccato davvero, ma io già lo sapevo
che comunque non potevi esser tu.

E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.

E tu scrivimi, scrivimi per il bene che conti
per i conti che non tornano mai
se ti scappa un sorriso e ti si ferma sul viso
quell’allegra tristezza che c’hai

Qui la gente va veloce ed il tempo corre piano
come un treno dentro a una galleria
tra due giorni è Natale e non va bene e non va male
buonanotte torna presto e così sia.

E tu scrivimi, scrivimi
se ti torna la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e t’addormenti di sera e se dormi, che dormi e che sogni che fai.

 

ll Natale per Francesco De Gregori
“La parola ‘Natale’ mi appartiene molto perché tuttora per me il Natale, lo confesso, rappresenta un momento di strana felicità, che richiama il freddo dei primi Natali che ho vissuto a Pescara quand’ero ragazzino. Ricordo una città povera, ancora con i segni della guerra, e una vita modesta ma molto tranquilla, e l’associo al Natale, al freddo. (…)
Forse questa storia del Natale ricorre anche perché ho una visione ancora mitologica del Natale, alla mia tenera età” (da Zon.it Musica)

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