Attualità

‘U lavo’ a Ponza, finché c’è tempo… Una proposta per il ‘canalone’

La Redazione

 

Alla fine dello scorso settembre abbiamo pubblicato un articolo di Francesco De Luca, con allegato video, che mostrava una massa d’acqua proveniente d’arèt’ ’u curredùre, trovava uno sfogo attraverso ’u purtone ’i Pascarella e si convogliava sul Corso per riversarsi verosimilmente verso le banchine e finalmente a mare (leggi e guarda qui).

Ma in precedenza il sito aveva ospitato altri articoli allarmanti…Nel 2013 (!) un articolo di Michele Rispoli, con interessanti commenti di Vincenzo Ambrosino, Polina Ambrosino, ancora Vincenzo e infine Lino Catello Pagano (2013)
Ed è del 2021 un articolo di Pasquale Scarpati sugli stessi temi.
Non prendiamo in considerazione il lavo di Santamaria, pure citato in qualcuno degli articoli riportati, ma focalizziamo sul porto e sul canalone.

Molti di noi ricordano i discorsi che si facevano con Leonardo Lombardi, geologo e amante di Ponza, già anziano… Era un punto su cui tornava spesso.
Sosteneva Leonardo che un altro colpo di genio degli architetti borbonici Winspeare e Carpi, oltre al Porto Borbonico – gioiello e biglietto da visita dell’isola come la conosce il turista – era stato la regimentazione delle acque provenienti da Monteracina (?) (il rilievo che comprende il Cimitero, la Torre e il Belvedere, per comprenderci) e dall’altura degli Scotti, era stato l’ideazione del cosiddetto “canalone” il cui decorso (discendente) si può visualizzare nello schema sottostante, nell’immagine ripresa da una vecchia stampa (cliccare per ingrandire).


Sosteneva Lombardi che quegli architetti panificatori avevano compreso che in un territorio fortemente scosceso come la zona di levante del Porto le acque piovane massive avrebbero costituito un problema importante, trascinando a valle detriti che avrebbero ben presto intasato il bacino. Quindi si rendeva necessario uno scarico di queste acque in altra sede, e pensando in grande, avevano ideato la via di deflusso del Canalone.
Si può dire che nell’ideazione originale l’opera doveva proteggere – oltre che il Porto – l’abitato di Sant’Antonio e deviare il corso della piena dal versante di Levante a quello di Ponente (collegandosi al tunnel romano o parallelamente ad esso), scaricando a mare all’altezza della attuale fenditura dove termina (si apre a vista mare) il tunnel romano (per capirci, proprio sopra il locale di Franchino ‘u pazz’, che infatti più volte è stato spazzato via!).

A quanto ci risulta non esiste una pianta del canalone, ma il tracciato dell’antica struttura borbonica è visibile nella “Riconoscenza Topografica e Militare dell’isola di Ponza “ di Michele Andreini del 1816. L’opera fu probabilmente ideata per deviare le acque che nelle stagioni di pioggia trasportavano un cospicuo volume di fango e detriti nel porto appena costruito, inoltre proteggeva le strutture del paese che andava sorgendo alle falde della collina: un canale fu scavato e protetto da un muro di contenzione a partire dagli Scotti di sotto per deviare il flusso di un antico spartiacque, la costruzione si fermava nei pressi della Dragonara ed il tracciato proseguiva ipogeo in un cunicolo denominato il “trabucco” . Dopo un centinaio di metri la struttura muraria del Canalone proseguiva fino al tunnel di Chiaia di Luna e da qui le acque si riversavano in mare. Attualmente il condotto risulta coperto e sopra di esso decorre il piano stradale. Il canale a causa dello sversamento di numerose condotte abusive si è trasformato in una fogna; la sezione è molto ridotta e nelle parti ipogee che presentano maggiore diminuzione della portata si rilevano i maggiori accumuli di detriti; Il canale interno percorribile della struttura si arresta a livello della curva nei pressi dell’Hotel Santa Domitilla ove un condotto fognario defluisce in basso verso Sant’Antonio. Attualmente il Canalone serve ancora come via di deflusso delle acque, ma non soddisfacendo più ai requisiti e agli scopi iniziali di costruzione non è da escludere un potenziale pericolo derivante da un sovraccarico idrico. Infatti in caso di forti piogge ’u lavo corre appunto in superficie, invadendo la sede stradale.

Fatto sta che Leo Lombardi aveva una profonda venerazione per Adalgiso Coppa che finché in servizio attivo, del Canalone e delle vie d’acqua di quella zona di Ponza era sommo conoscitore e custode.
Finito Adalgiso, di questa importante via di sfogo per le acque si va perdendo progressivamente memoria.

E qui sta la nostra proposta, anche alla luce dei recenti fatti di Casamicciola, dell’articolo di Renzo Piano e del video di Serenella Iovino.

Nell’idea di un “rammendo del territorio”, perché il Comune non si fa parte proponente e coordinatore di un piano – prima conoscitivo e poi attuativo – per il ripristino delle antiche vie d’acqua? Non solo delle parracine, che sarebbe un  progetto molto vasto e capillare, ma delle opere di ingegneria idraulica cadute in disuso? Non meno essenziali adesso, però, rispetto a quando furono ideate.

Renzo Piano devolve ad una Fondazione di giovani i proventi della sua attività di Senatore a vita; ma anche il gruppo di lavoro di Arturo Gallia potrebbe, in ambito universitario, essere interessato alla ricerca e progettazione.

Perché non mettere la proposta all’ordine del giorno e contattarli, con l’autorevolezza del Comune, prima che passi l’onda emotiva (e di partecipazione) per quanto è accaduto a Casamicciola?  

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