Archivio

Elvis Presley, il mito alle origini del rock (1)

elaborazione di Sandro Russo di una lecture di Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni, di mercoledì 22 novembre 2022

 –

Nell’inesausto rovello di penetrare i segreti dell’America, percorriamo tutte le vie: l’ultima in ordine di tempo quella musical-sociologica di una delle icone americane che – al tempo non lo immaginavamo – avrebbe contagiato l’Europa e il mondo. Al contempo un approccio originale ai grandi miti della rock music contemporanea.
S. R.

Alessandro Alfieri è protagonista al Teatro Manzoni di Roma di un nuovo ciclo di incontri per Manzoni Idee dal titolo “Rocksofia – La filosofia alle prese con gli idoli della Storia del Rock”. Da Elvis Presley ai Beatles, dai Nirvana ai Queen, Alessandro Alfieri racconta “filosoficamente” in quattro appuntamenti come alcune delle icone immortali del rock siano diventate fenomeni di massa, rappresentanti imprescindibili della cultura contemporanea e dell’immaginario collettivo.
Il primo incontro è con “Elvis Presley, l’origine di tutto”, un viaggio alla scoperta di un interprete indimenticabile. È con Elvis che nasce il rock’n’ roll, nonché molte delle caratterizzazioni che si svilupperanno nel corso di tutta la seconda metà del Novecento, e sarà lui il primo a mettere al centro l’esuberanza del corpo e la dimensione performativa, attraversando una vicenda esistenziale segnata dalla sofferenza e dalla solitudine.
Dirette da Alessandro Vaccari, Scrittori in scena e Manzoni idee, da un’idea di Carlo Alighiero, sono le proposte culturali del Manzoni di Roma, storico teatro del quartiere Prati, nuovo punto di riferimento per i lettori e gli autori (dalla presentazione del Teatro Manzoni).
Alessandro Alfieri è docente presso l’Università Popolare della Terza Età di Roma (UPTER). Il titolo del corso è: “Storia del cinema e Analisi del film”.  (dalla presentazione del Teatro Manzoni).

Elvis Presley, l’origine di tutto
È stato difficile tra i grandissimi nomi della storia del rock fare una selezione; identificare il personaggio o il gruppo più rappresentativo per la cultura di massa; non solo per gli aspetti musicali ma per tutti i fenomeni collegati. I periodi considerati sono stati: gli anni ’50; gli anni ’60; gli anni ’70-’80; gli anni ’90. Le scelte (e gli appuntamenti) sono riportati in locandina.
I personaggi e i gruppi sono stati di ispirazione per il cinema e lo sono tuttora per la nuova serialità. In particolare su Elvis Presley c’è un film recentissimo di Baz Luhrmann (2022), di cui non parlerò. Solo per segnalarlo.

Parlerò invece del significato e dell’importanza di Elvis Presley nella cultura del ’900. Personaggi come lui, così come i Beatles per gli anni ’60, non solo hanno raccontato e interpretato il mondo, ma hanno contribuito a plasmarlo.

Qui di seguito un primo clip di Elvis Presley (l’idea del videoclip al tempo ancora non esisteva; si tratta in realtà di spezzoni ritagliati dai sui film):  Elvis Presley – Blue Suede Shoes (1956).

.

YouTube player

.

Affronterò l’argomento suddividendolo in tre punti:
– L’origine;
– Il corpo
– Lo show

L’origine
Ho citato l’origine anche nel sottotitolo dell’incontro – L’origine di tutto -, perché Elvis Presley è stato l’iniziatore di molti aspetti della moderna popular music che è il rock, incarnandone molte delle contraddizioni e dei paradossi. Il primo è che il rock nasce come linguaggio di ribellione però è sempre, fin dalle origini, all’interno dell’industria dello spettacolo. Ma il rock è anche celebrazione associata a senso di colpa, orgoglio e vergogna, rabbia e accettazione.

La popular music contempla un periodo pre-Elvis e uno post-Elvis.
La musica popolare certo esisteva prima di Elvis: c’era la musica nera americana, fortemente ritmata, c’erano il gospel e la cosiddetta musica folk/country. Con Elvis nasce qualcosa di nuovo, pur avendo le sue radici nella musica del periodo precedente. Questo, associato all’elemento performativo (corporeo), determina un fenomeno originale, fondativo in cui sono già contenuti, anche se solo abbozzati, tutti gli elementi della musica e delle performance a venire:
Elvis è la prima star di risonanza mondiale, anche se non ha mai fatto concerti fuori dagli Usa, se si eccettua qualche esibizione in Canada; quindi il primo fenomeno globale. È anche la prima icona del dopoguerra. È il primo a coniugare la trasgressione, l’attrazione erotica, con la grande mitologia americana. Unisce istintualità e esuberanza e piace alla maggioranza degli americani. È bianco e bello e si è fatto da sé. All’apice del successo decide di andare a fare il servizio militare come carrista in Germania senza chiedere privilegi di sorta; dall’esperienza nasce comunque un album.

È Elvis il primo a interrompere la tradizione americana del crooner (1). Solo dopo di lui i cantanti hanno cominciato ad usare il corpo. Le sue esibizioni non passano solo attraverso la vista e l’udito, ma coinvolgono globalmente il fruitore.
Elvis non piace solo alle nuove generazioni, ma anche ai loro genitori. Niente a che vedere con la trasgressione esagerata ed esibita di Jerry Lee Lewis (2), ma neanche con il personaggio di Johnny Cash (3).

Le umili origini (non da reietto, ma ‘ordinarie’) lo accumunano all’altro grande mito americano, Marilyn Monroe (1926–1962); tale parallelo riguarda anche l’aspetto dell’ascesa e della rovinosa caduta (rise and fall), comune peraltro a molte altre star dello show business [alcuni nomi ‘a caso’: James Dean (l’attore), Jim Morrison dei Doors, Jimi Hendrix, lo stesso Freddie Mercury – ndr)].

Il cinema scopre che Elvis Presley “sa anche recitare” e da lì una serie di film infarciti di numeri musicali, che non sono passati nella storia del cinema come capolavori, ma che ebbero al tempo un buon successo commerciale,
Jailhouse rock (1957)

.

YouTube player

.

Comunque il periodo d’oro di Elvis Presley sono stati gli anni ’50. Ha rappresentato il periodo dell’America trionfante  che voleva festeggiare e dimenticare la guerra.
Elvis ha tenuto ancora la scena per tutti gli anni ’60, ma era una stella in declino, mentre erano già altri gli idoli che attraevano le nuove generazioni. E la sua parabola si è conclusa tragicamente nei ’70.
Anche l’America non era più la stessa: al suo interno, ma anche nella percezione internazionale, era diventata la caricatura di se stessa (notazione di Gino Castaldo e Ernesto Assante): opulenta e arrogante, cinica e drogata (4 – ndr).

.

[Elvis Presley. Il mito alle origini del rock (1) – Continua]


Nella seconda parte lo svolgimento degli altri due punti della trattazione: “Il corpo” e “Lo show”, unitamente al video completo dell’intervento di Alessandro Alfieri (circa 55 min, con sottrazione di alcune immagini e dei tre brani presentati durante la conferenza, peraltro ripresi qui, negli articoli sul sito).

 

Note (a cura della Redazione, utilizzando come fonte Wikipedia)

(1) – Il crooner, in italiano cantante confidenziale, (in francese chanteur de charme) è un cantante che si caratterizza per lo stile di canto dal tono caldo ed emotivo che comunica con il tono della voce. Tipicamente un crooner ha una voce profonda e canta principalmente brani lenti. Il termine è inglese, dal verbo “to croon” (parlare o cantare a bassa voce). Bing Crosby viene spesso indicato come il primo crooner, cui seguirono – conosciuti anche da noi – Dean Martin, Perry Como, e soprattutto Frank Sinatra che ne adottò lo stile ai suoi inizi, per poi virare verso lo swing.

(2) – Jerry Lee Lewis [1935 – ottobre 2022, poche settimane fa (!)] è stato un pianista e cantante statunitense.  Soprannominato The Killer per il suo modo selvaggio, anticonformista e ribelle di esibirsi dal vivo. “Il peggior incubo dei genitori americani”, quasi l’antitesi, come immagine, del giovanotto perbene Elvis Presley

(3) – Johnny Cash (1932 – 2003), è stato un cantautore, chitarrista e attore statunitense, interprete di numerose canzoni country, folk, e di celebri talking blues. Malgrado una vita segnata dall’abuso di droghe (soprattutto amfetamine) ha avuto rispetto a Presley tutt’altro impegno sociale, a favore dei nativi americani, dei carcerati (stridente il confronto con le scena da operetta di Jailhouse rock, presentato sopra). È della fine degli anni ’60 la collaborazione con Bob Dylan, nata da stima e ammirazione reciproca, con cui incide 20 canzoni che appariranno nel bootleg Big River, The Nashville Session.

(4) – E’ negli anni ’70 che si instaurano i regimi dittatoriali nel sud del continente americano, e di essi gli Stati Uniti sono correi (regista Henry Kissinger; sul sito leggi qui). Il golpe del Cile (Pinochet) è del 73; Quello in Argentina (Videla) del ’76.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top