Editoriale

Epicrisi 400. Che fare?

di Giuseppe Mazzella

.

Sarà il tempo inclemente che sta spazzando Ponza e l’Italia intera, sarà l’ingresso ormai imminente dell’inverno che ci spinge a chiuderci in noi stessi come in una sorta di letargo, fenomeno che da noi purtroppo si ripete ormai da troppi anni ad ogni fine della ‘bella stagione’. Sta di fatto che la settimana che si conclude è stata in tono minore e che le bellissime foto di Biagio Vitiello, Mimma Califano, Silveria Aroma e dei volontari della Protezione Civile (leggi qui) non solo illuminano le nostre bellezze, ma evidenziano anche la cappa di solitudine che grava sul nostro piccolo mondo.

Una solitudine resa ancora più drammatica quando si scatenano gli elementi, come il levante che Franco De Luca (leggi qui) ben racconta con una sua icastica poesia. Possono essere, però, giorni di riflessione, necessaria quant’altro mai, perché all’orizzonte i problemi da affrontare e risolvere sono tanti. E a testimonianza di questo molti gli spunti proposti dalla stampa nazionale.

Certo è stato un piacere ricordare le antiche tradizioni presepiali napoletane ancora vivissime nella nostra isola e le tradizioni fuori d’Italia che ci ha regalato Sylvie Morra (leggi qui), e sapere del “pane di Ponza” reinventato a Frosinone – come ci segnala Emanuela Siciliani riproponendo un articolo di Floriana Barone (leggi qui) -, ci fa onore e ci inorgoglisce.

Bello, toccante e accorato il racconto di Irma Zecca (leggi qui) che ricorda e rivive anche a fronte delle nuove generazioni e dei giovani affetti il silenzio di una perdita, quello del caro Angelo.

Fa piacere anche leggere della importante tradizione del Thanksgiving Day che ci offrono Emilio Iodice e Arianna Farinelli (leggi qui), una festività che è vissuta anche da gran parte della comunità dei ponzesi emigrati in USA. Così come non possiamo non dirci d’accordo con Rosanna Conte (leggi qui) che mette ancora una volta il dito nella piaga del gravissimo fenomeno, pericolosamente in crescita, degli abusi contro le donne, ricordato il 25 novembre in occasione della giornata mondiale contro la violenza delle donne.

A tal proposito ho avuto l’opportunità di partecipare lo stesso venerdì ad un incontro svoltosi a Roma presso la sede del LIDU, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, in cui ho tenuto un intervento su una delle pagine più orribili della nostra storia, il flagello delle cosiddette “marocchinate” che infierì orribilmente su donne, bambini e anche uomini, delle popolazioni inermi del basso Lazio nel maggio del 1944. Ovviamente non basterà ad arginare il problema solo l’emanazione di nuove leggi, ma sarà necessario la proposizione di nuove metodiche culturali, di nuovi modelli educativi, a cominciare dalla scuola dell’infanzia.


Una scena dal film La Ciociara di Vittorio De Sica

E torniamo a Ponza. Come arginare questo periodo di stagnazione, che le difficoltà create dal Covid ha ulteriormente accentuate? “Che fare?” è anche il titolo di un libro bellissimo di Lenin. A questo proposito sono preziose le riflessioni di Franco De Luca (leggi qui e qui), che analizza il panorama politico e sociale italiano, ma anche le ricadute sulla nostra isola, che meritano ulteriori approfondimenti e confronti.

Ci domandiamo con ansia: come tenere viva la nostra isola? Certamente intensificando le attività commerciali, immaginando e realizzando nuove proposte turistiche e non solo, come del resto si sta tentando di fare, con visite non solo balneari, ma culturali: geologia, storia, tradizioni culinarie, trekking, vela, sono solo alcune attrattive con cui arricchire la nostra offerta. Ma non basta. Queste ed altre attività vanno condite con una iniezione di eventi culturali che non solo le esaltino, ma ne diano maggiore dignità e appeal. In una parola solo la cultura ci potrà salvare dal decadimento e dall’isolamento, diventando il vero, grande volano di una rinascita sociale e umana. Una cultura che non solo possa arricchire noi isolani, ma quanti ci vengono a trovare. Una cultura che sia in grado di farci cambiare mentalità e favorire il nostro senso sociale.

Una grande sfida, nella quale ognuno di noi per la propria parte dovrà dare il proprio contributo.

 

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top