Usi e Costumi

L’angolo di Lianella/41. Il divorzio sarà stato un bene o un male? Chissà!

di Amelia Ciarnella

 

 

Quando il divorzio è giunto in Italia molti hanno tirato un sospiro di sollievo specie se avevano una situazione familiare al limite della sopportazione. Però passati i primi momenti di entusiasmo sono cominciati i problemi.

Per le coppie senza figli dopo un breve “A mai più rivederci”, tutto è finito là.

Mentre per quelle con figli sono iniziati dei veri e propri “sballottamenti” di quei poveri bambini per passarli da una casa all’altra. Una settimana in quella del padre e una in quella della madre. E questi continui spostamenti da un posto all’altro, hanno infastidito e continuano ad infastidire i bambini che diventano nervosi e irrequieti e spesso lo dimostrano piangendo e facendo i capricci.

Inoltre ogni bambino vorrebbe accanto a sé soltanto la sua mamma e il suo papà. E non potrebbe essere altrimenti poiché appena nasce e apre gli occhi, la prima persona che vede è la sua mamma che gli dà il latte. E lui ama solo la sua mamma e il suo papà. Nel suo cervello di bambino, lui la mamma e il papà, sono una cosa sola.

Il divorzio, senza alcun dubbio, è stata una liberazione per certe coppie i cui rapporti erano giunti ormai alla completa saturazione. Come pure per quelle famiglie il cui padre era un individuo irragionevole e violento. Anche in quel caso è stata una vera salvezza, poiché quei poveri figli non avrebbero avuto niente da imparare vicino ad un essere del genere.

Però in moltissimi casi si sono verificate delle separazioni di giovani coniugi per futili motivi. Separazioni che si potevano evitare e hanno portato soltanto l’infelicità dei loro figli.

E tutti questi bambini che ne subiscono le conseguenze e ai quali pochi pensano, rimangono con la rabbia in corpo, che poi sfogano a volte anche col genitore, secondo loro più colpevole, per aver favorito questa (per loro) imprevista separazione. I bambini capiscono tante cose, ma poi poverini, non sanno esprimersi bene perché ancora non hanno assimilato e imparato tutte le parole adatte per potersi spiegare per cui si arrabbiano e fanno i “cattivi”.

E quel rancore gli rimane dentro per molto tempo che poi crescendo lo sfogano in mille altri modi. Come ad esempio, durante certe manifestazioni apparentemente pacifiche che, improvvisamente si trasformano in manifestazioni violente, in seguito forse a qualche urlo o parolaccia detta da qualche ragazzo del gruppo, proprio con l’intenzione di farla “esplodere” nella solita battaglia senza “schioppettate”. Così cominciano subito a sfasciare cassonetti, a rompere vetrine e incendiare macchine con astio feroce, ma senza gravi motivi apparenti.

E chi assiste a queste scene, rimane disorientato poiché, a volte, sono ragazzi molto giovani che agiscono in questo modo solo forse per sfogare quella rabbia che ancora hanno dentro.

Se nessuno farà nulla la nuova generazione sarà piena di giovani inveleniti contro tutto e contro tutti. E sarà veramente preoccupante per chi ci dovrà vivere. Secondo me lo Stato dovrebbe intervenire con qualche Legge seria e valida che vieti e stabilisca nel modo più assoluto a tutte le coppie in fase di separazione di spostare i propri figli dalla casa dove sono nati e dove dovrebbero rimanere ad abitare fino alla maggiore età, con la continua assistenza di entrambi i genitori.

Nel caso costoro avessero già dei nuovi compagni potrebbero alternarsi vicino ai figli, una volta l’uno e una volta l’altra. Ma questa alternanza non dovrebbe mai superare una settimana. Inoltre le loro “frequentazioni” dovrebbero avvenire solo fuori dalla casa dove i figli vivono e lontano dalla loro vista, poiché è soltanto il vedere accanto ai propri genitori degli estranei, fatti passare a volte come un “secondo papà” o una “seconda mamma”, a creare nell’animo del bambino confusione, dispiacere, gelosia e rabbia.

E ancora, dovrebbero essere solo loro genitori a spostarsi da una casa all’altra, mai i figli, che dovrebbero rimanere, come già detto, sempre nella stessa casa, attorniati dai genitori, dai soliti parenti della coppia e soprattutto dai nonni paterni e materni, come se la separazione non ci fosse mai stata.

Inoltre, quando i genitori si trovano davanti ai figli, dovrebbero sforzarsi di avere rapporti civili e amichevoli fra loro, per non fare apparire tutto l’astio che hanno dentro di essi, l’uno verso l’altro. In definitiva dovrebbero imparare a “recitare”, che potrebbe anche essere una fase divertente della vita. E per coloro che “recitassero” meglio si avrebbe la soddisfazione di vedere sempre felici e sereni i propri figli.

Lo Stato dovrebbe premiare tutti i genitori che riuscissero in questa difficile “impresa”, che si dovrebbe protrarre fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età di ogni figlio.

Inoltre c’è da aggiungere che, se i genitori procreassero altri figli con i compagni, la mamma li dovrebbe presentare a quelli di primo letto. Poiché sono pur sempre fratelli e dovrebbero conoscersi per potersi frequentare durante la vita. Ma i compagni dovrebbero rimanere sempre fuori dalla scena, sebbene a volte siano anche delle brave persone.

Dopo di che, assolto il loro compito e trascorso il tempo stabilito, i genitori sarebbero liberi di andare a convivere con i propri compagni, senza però trascurare mai i figli, che dovranno essere accompagnati e assistiti, specie finanziariamente, fino alla completa autonomia in tutto.

Io sono certa che basterebbero questi pochi accorgimenti per evitare ai figli la maggior parte dei dispiaceri che ogni separazione comporta e i figli crescerebbero sereni e, una volta divenuti maggiorenni, capirebbero e saprebbero apprezzare i sacrifici fatti dai loro genitori per non farli soffrire e gliene sarebbero grati.

La mia riflessione si chiude qui e penso che per vari motivi, molti non saranno per niente d’accordo su quanto ho scritto, ma ognuno ha le proprie opinioni e anch’io ho espresso la mia. Non solo, ma da tutto quello che vedo e sento, non posso che confermarla. Per cui non la cambio e rimane sempre la stessa.

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