Defunti

La Commemorazione dei Defunti ai tempi del digitale

segnalato da Sandro Russo

Non interessa ancora il nostro bel cimitero aggrappato alla collina della Madonna, ma è una tendenza che si va diffondendo. Io non ne sapevo granché e questo articolo di Marino Niola (1) su la Repubblica on-line di oggi mi ha aperto un mondo sconosciuto.
S. R.

 

Commemorazione dei defunti, dalle lapidi col Qr Code alle esequie online: così il ricordo viaggia in Rete
di Marino Niola – Da la Repubblica del 1° novembre 2022

Parenti in visita dei defunti al cimitero del Verano di Roma (ansa)

La pandemia ha vietato negli anni passati le visite nei cimiteri. Ma la tecnologia applicata all’affetto per chi non c’è più ha una sua diffusione indipendente dal Covid. E anche nel giorno dei morti si moltiplicano le iniziative funebri da remoto. In una commovente Spoon River digitale

Cimiteri virtuali, siti web dove ricordare i cari estinti, esequie in rete, tombe col Qr Code, blog commemorativi, social dedicati alla morte. La digitalizzazione della vita digitalizza anche la morte. E il mondo dei più si trasferisce in internet. Infatti, si calcola che entro qualche decennio in rete ci saranno più morti che vivi. Anche perché se noi siamo mortali, il nostro profilo social invece è immortale.

Gli effetti del Covid
Già prima della pandemia le visite ai cimiteri nei giorni di Ognissanti e del 2 novembre, tradizionalmente dedicati al culto dei trapassati, erano in netto calo per mancanza di tempo. Poi è arrivato il Covid che ha impedito di celebrare i funerali, smaterializzando progressivamente usi e costumi funebri. Aprendo la via al cordoglio in remoto, una specie di lutto in Dad. Di fatto, la mutazione antropologica prodotta dal web, che ha cambiato le coordinate della nostra vita si riflette anche nel nostro rapporto con la morte. Così la realtà virtuale viene in soccorso di un’umanità che ha i minuti contati, ma non vuole rinunciare a mantenere un legame con le persone care che non ci sono più. E la tecnologia traduce in nuovi riti il bisogno umano di ricordare e onorare i cari estinti, per rendere sostenibile un dolore insostenibile.

La “lapide parlante” – con il QR code – reclamizzata sul sito della Monuments.com di Bellevue negli Stati Uniti

Lutto immateriale ma non meno intenso
In questi anni si sono moltiplicati i siti che consentono di mantenere vivo il rapporto di vicinanza e di ricordanza con i nostri cari che non ci sono più. Così quel legame che Ugo Foscolo nei Sepolcri chiama “corrispondenza d’amorosi sensi” adesso diventa connessione permanente. Immateriale, ma non per questo meno intenso. Ci sono piattaforme dove è possibile postare fiori dedicandoli alla persona che vogliamo ricordare, oppure piantare alberi jpg appendendo ai rami dei pensieri affettuosi. Si possono perfino noleggiare barche digitali per spargere le ceneri in un mare a cristalli liquidi. O creare Gif pieni di commozione. O caricare su TikTok il ricordo della vita insieme.

Le mappe online dei camposanti
Ma ci sono websociety che hanno messo online la pianta di molti cimiteri di paesi ad alto tasso di emigrazione, per consentire a cittadini e comunità separate dall’oceano di visitare le tombe dei parenti che dormono a migliaia di chilometri di distanza. Inviando fiori grazie ad una rete di fiorai consorziati. O attivando lampade votive da remoto. Pochi euro per accendere un lumino ad Atlantic City e farlo brillare in tempo reale ad Avellino. Mentre i vecchi registri di condoglianza vengono sostituiti da hashtag dove è possibile caricare contenuti, immagini, foto e video sulla vita di chi non è più fra noi.

Il robot del caro estinto
Nei casi più estremi i social ci offrono la possibilità di interagire, perfino di chattare con il defunto, grazie ai griefbot, letteralmente “i robot del lutto”. Raccolgono dal web ogni traccia lasciata in vita dalla persona e poi ne creano un clone che ha la stessa voce e la stessa risata. L’effetto destabilizzante consiste nell’illusione di un dialogo postumo, di una vita che sopravvive alla morte. Con uno spaesante cortocircuito fra presenza e assenza, tra la scomparsa dell’individuo in carne e ossa, e la sua sopravvivenza tecnologica. Tra l’altra vita e la second life.

E le pietre della memoria
Non meno spiazzanti sono le lapidi interattive, conosciute anche come living headstones, le pietre parlanti. Basta inquadrare con lo smartphone il QR Code che è sulla tomba per ascoltare, spesso dalla voce della persona scomparsa, ricostruita grazie a un algoritmo, aneddoti, discorsi e particolari della sua vita. Cioè il tessuto vivente del ricordo, struggente e straziante, che ci lega a chi è scomparso. E spesso quel legame affettivo diventa un link interattivo. Che ci spezza il cuore. Come accade, sempre più frequentemente, quando Facebook o Instagram ci ricordano che è il compleanno di chi non può più festeggiarlo. Insomma, l’Aldilà irrompe nel mondo del web, che a sua volta lo contagia con la sua viralità incorporea e tendenzialmente immortale. Il risultato è una community di milioni di anime che dialoga con noi. Come da una commovente Spoon River digitale (2).

Immagini (di copertina e nel testo) riprese dall’articolo di Repubblica


Note

(1) – Marino Niola (Napoli, 1943) è un antropologo, giornalista e divulgatore scientifico italiano. È stato professore all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e in quelle di Padova e di Trieste.
Niola è professore di Antropologia dei simboli, Antropologia delle arti e della performance, Miti e riti della gastronomia contemporanea presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli dove coordina il Laboratorio di Antropologia Sociale [fonte Wikipedia, informazioni sparse, ibidem]

(2) – L’Antologia di Spoon River (Spoon River Anthology) è una raccolta di poesie in versi liberi scritta dal poeta statunitense Edgar Lee Masters e pubblicata tra il 1914 e il 1915 sul Mirror di Saint Louis. Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita dei residenti dell’immaginario paesino di Spoon River (il cui nome deriva da quello di un omonimo fiume realmente esistente, che scorre vicino a Lewistown, città di residenza di Masters), sepolti nel cimitero locale. Lo scopo di Masters è quello di demistificare la realtà di una piccola cittadina rurale americana (fonte Wikipedia)
Sul sito, leggi: Dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. George Gray, di Laura Viti, dell’agosto 2015.

***

Appendice del 2 novembre 2022 (cfr. Commento di Sandro Russo)

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    1 Novembre 2022 at 19:52

    Mi sono recato ieri al cimitero per la tradizionale visita ai defunti ( ” ognuno adda tené chistu penziero”) e, leggendo questo articolo di Sandro, a me non sembra che la “modernità” sopra descritta riguardi Ponza e i Ponzesi. Ho visto una fiumana di concittadini ornare e rassettare le varie tombe e le cappelle gentilizie. Ho visto, rispetto agli altri anni, una maggiore pulizia e ordine. L’unico neo riguarda una parte della “Batteria”, la zona che interessa il monumento ai relegati libici deceduti a Ponza, ancora piena di erbacce e transennata. Ma credo che presto vi si porrà rimedio.

  2. Sandro Russo

    2 Novembre 2022 at 07:33

    QR Code sulle tombe
    Silverio, non ho scritto che questa modalità di ricordare i morti sia già presente nel Cimitero di Ponza, ma credo sia solo questione di tempo. Siamo preparati.
    Già ci sono in internet Agenzie funerarie che offrono questo servizio come opzione.
    Un’immagine nell’articolo di base

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top