Ambiente e Natura

Gita a Zannone

di Biagio Vitiello

Qualche giorno fa con un gruppo di amici abbiamo fatto una gita a Zannone: eravamo Isidoro, Mario, Vitaliano, Silverio e io; siamo partiti da Cala Feola con la motobarca di Vitaliano, in una bellissima giornata di mare piatto con una bellezza di colori da incanto.

Pescando a traina, siamo arrivati all’approdo del Varo e da qui ci siamo incamminati verso la Villa Comunale, ubicata davanti al monastero cistercense del 1200: Santa Maria di Zannone.
Lungo il sentiero abbiamo rilevato che non erano più presenti i cartellini che indicavano il nome delle piante: degradati dal tempo?
Arrivati al caseggiato, abbiamo preso atto di quanto esso sia in condizioni sempre più precarie, costituendo un pericolo per la pubblica incolumità, anche rispetto a una mia precedente visita di cinque anni fa.
Da questo edificio si potrebbe giusto recuperare qualche suppellettile (da riciclare) e murare poi tutte le aperture, ripristinando la recinzione tutt’intorno.

Abbiamo anche controllato i ruderi del monastero, che al momento non sembrano mostrare segni di peggioramento; su di esso si potrebbe fare (con fondi PNRR) almeno una progettazione conservativa ad hoc, per il recupero della chiesa (come si è fatto per altri edifici a Pompei). Con meraviglia abbiamo constatato che l’arancio e il carrubo secolari, all’interno, sono in ottima condizioni vegetativa, ricchi di frutti, (alla faccia della siccità).

Dal monastero ci siamo quindi incamminati lungo il crinale e alla biforcazione non ci siamo diretti verso il cammino classico che porta al faro sull’altro versante, ma verso la lecceta di nord-est, salendo quasi in vetta al monte Pellegrino (m. 192).

Durante il tragitto abbiamo trovato, sul sentiero che stavamo percorrendo, la carcassa di un muflone, morto probabilmente  da oltre 40 giorni, di età presumibile tra i 5-7 anni. A detta di Isidoro la morte potrebbe essere riconducibile alla fame e/o alla consanguineità, trattandosi da oltre 40 anni dello stesso ceppo genetico.

Entrati nel bosco, in zona nord-est, abbiamo notato uno stato di grande degrado: sentiero non più visibile per assenza di qualunque segnatura, alberi morti sparsi al suolo e i muri a secco (essenziali per contrastare il dilavamento) quasi tutti in rovina.

Abbiamo fatto visita al famoso e maestoso esemplare di una varietà di leccio – Quercus virginiana – secondo quanto riportato da Ernesto Prudente (1), – che non vedevo da oltre mezzo secolo; esso è ancora in ottime condizioni vegetative.


Come si vede dalle foto, il degrado è grande, ma il panorama resta sempre incantevole e così siamo arrivati a fondo valle. Poi abbiamo incominciato la risalita per proseguire, prendendo il sentiero che guarda Ponza.

Durante l’escursione, abbiamo notato un sottobosco povero di vegetazione, con la sola presenza di Arisarum vulgare (’a ’iàle, in ponzese), ma nessun fungo.


Nel ritorno, percorrendo un tratto di macchia mediterranea, non abbiamo (cosa strana) mai incontrato i seguenti arbusti: rosmarino (Rosmarinus officinalis), ginestre (né Spartium junceumGenista tyrrhena), erba medica arborea (Medicago arborea), né infine la salsapariglia o stracciabrache (Smilax aspera).

Poi siamo passati vicino al basamento dove il busto (in cemento) di san Silverio era posizionato originariamente, ed è lì che si dovrebbe rimetterlo con una adeguata protezione (attualmente esso si trova in una piccola nicchia della villa).

Lungo il percorso abbiamo anche rinvenuto una trappola per topi e due trappole per insetti, ovviamente in abbandono (chi dovrebbe controllarle?).

Arrivati al Monastero abbiamo proseguito per l’approdo del Varo, dove era ancorata la nostra imbarcazione, per far ritorno nella bellissima Cala Feola.

Considerazioni e ipotesi di progetti futuri.
All’attenzione del Sindaco e dell’Amministrazione

Premetto che siamo stati molto soddisfatti di questa bellissima gita a Zannone, ma molto dispiaciuti dello stato di abbandono dell’isola, a cui bisogna porre al più presto rimedio; non vorrei che passassero altri quattro anni, senza aver fatto qualcosa di sostanziale, oltre alle infinite chiacchiere e a progetti faraonici ma irrealizzabili.

A mio modesto parere – che coincide con quello di Isidoro -, bisogna che il Comune  si faccia carico di Zannone, attivandosi e provvedendo al più presto a:
– ripristinare la segnaletica dei percorsi;
– recuperare dalla villa qualche suppellettile, prima che crolli;
– richiudere la recinzione intorno ad essa;
– vedere se qualche piccolo manufatto (uso rifugio) è agibile, per usarlo come base per un gruppo di volontari che dovrebbero adoperarsi ad accogliere i visitatori durante l’estate e fare da guida, anche per la loro sicurezza, e un poco di manutenzione ai sentieri.

Se non si trovasse un manufatto agibile, si potrebbe chiedere alla Marina Militare, per qualche tempo, l’appartamento del faro di Capo Negro, che i “fanalisti” non hanno mai usato da quando il faro funziona in automatico.

Caro Sindaco, Isidoro e io siamo disponibili a dare un valido aiuto per quanto sopra elencato.
Vorremmo anche proporre:
–  una nostra ricerca sulla catalogazione degli alberi e arbusti presenti a Zannone;
– dei dispositivi tipo ‘fototrappola’ per effettuare una conta dei mufloni, monitoraggio preliminare a qualunque decisione su di essi.

Pensiamo che per questo iniziale progetto “di minima” l’impegno economico per l’amministrazione sarebbe minimo, quindi caro Sindaco, dacci una risposta, permettici di iniziare a fare qualcosa di utile per questo nostro “Bene Comune”.

Un cordiale saluto.
Biagio Vitiello (in condivisione con Isidoro Feola)

Nota

(1) – Sull’esemplare maestoso di leccio, dubito fortemente che sia la specie della Virginia, perché il periodo del monachesimo a Zannone (intorno al 1200) è precedente alla scoperta dell’America (1492) e negli secoli successivi Zannone è stata sempre terra di bottino e di predazione (fosse anche solo per tagliare o raccogliere legna), mai di riforestazione. C’è anche (riportato dal Tricoli) l’episodio dell’enorme rogo (doloso) del 1800, durante cui Zannone fu vista da Ponza bruciare per tre giorni.
Ma fu coinvolta dall’incendio la parte sud (che guarda Ponza), mentre la zona della lecceta di Nord-Est fu relativamente preservata. In mancanza di dati certi e di una datazione dell’esemplare si potrebbe ipotizzare una disseminazione naturale da parte di uccelli.

***

Integrazione del 13 ottobre (altre foto inviate da Biagio di vedute di Zannone)

I ruderi e le isole dietro 

Il faro nell’angolino in basso a sin

La vallata e lo scoglio del Monaco

Macchia mediterranea. Ponza Palmarola (sotto, la stessa veduta, con un orizzonte più ampio)

Uno degli stagni del lato sud, ricolmo d’acqua per le recenti piogge

2 Comments

2 Comments

  1. Biagio Vitiello

    13 Ottobre 2022 at 07:21

    Ho inviato altre foto (*) di Zannone, oltre a quelle già pubblicate.

    (*) – Inserite nell’articolo di base a cura della Redazione

  2. Luisa Guarino

    14 Ottobre 2022 at 18:14

    Grazie a Biagio Vitiello e Isidoro Feola per essere stati i nostri occhi e la nostra voce, mostrando e commentando bellezze e brutture di Zannone. Grazie anche per essersi voluti impegnare in prima persona, sollecitando l’Amministrazione in questo senso, come dovremmo fare tutti per il bene comune della nostra isola. Speriamo che la loro azione possa sortire dei risultati: ne daremo conto con gioia e orgoglio.

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