Esteri

Il Nobel. Premiare la pace per fermare la guerra

proposto dalla Redazione

Segnaliamo tra gli eventi rilevanti della settimana l’attribuzione del Premio Nobel per la Pace: i personaggi e le organizzazioni premiate, il significato e i precedenti. Da un articolo di Repubblica (oggi in edicola)

Premio Nobel per la Pace al bielorusso Ales Bialiatski, ai russi di Memorial e agli ucraini del Centro per le libertà civili
di Enrico Franceschini – Da la Repubblica online del 7 ottobre 2022

“Quest’anno i premiati rappresentano la società civile nei loro Paesi, hanno per molti anni promosso il diritto di criticare il potere e hanno lavorato per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini”, scrive il comitato di Oslo

Premiare la pace per fermare la guerra. Sembra questa la logica del Nobel per la Pace all’attivista bielorusso Ales Bialiatski, all’organizzazione per i diritti umani russa Memorial e all’associazione per i diritti umani ucraina Center for Civil Liberties: tre campagne per la democrazia e la libertà, che hanno coraggiosamente lottato contro l’autocrazia del Cremlino e l’autocrate di Minsk.
Il Premio Nobel per la Pace 2022, annunciato questa mattina in una conferenza stampa a Oslo, va dunque a tre vincitori congiunti.

L’attivista bielorusso
Baliatski, 60 anni, è il fondatore del Viasna (Primavera) Human Rights Centre, un centro creato nel 1996 in risposta alla brutale repressione del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko, oggi sostenitore e partner di Vladimir Putin nell’invasione dell’Ucraina. L’attivista bielorusso è attualmente detenuto in attesa di processo nel proprio Paese. Il suo primo arresto risale al 2011, è stato arrestato di nuovo nel 2020 dopo le proteste di massa contro le elezioni truffa che hanno riconfermato al potere Lukashenko. “Ha dedicato la sua vita ai diritti umani e non ha ceduto di un millimetro nella sua battaglia”, afferma il comitato del Nobel, che ha apertamente invitato Minsk a liberarlo.
La leader dell’opposizione bielorussa in esilio Svetlana Tikhanovskaja, su Twitter, ha definito il premio “un importante riconoscimento per tutti i bielorussi che lottano per la libertà e la democrazia, e ha detto che “tutti i prigionieri politici devono essere rilasciati immediatamente”.

La Ong russa
Chiusa all’inizio del 2022 da Putin che l’ha accusata di essere un’organizzazione anti patriottica al servizio di potenze straniere, Memorial è stata per trent’anni una delle principali associazioni umanitarie russe, dedicata – come suggerisce il suo stesso nome – a conservare la memoria e la testimonianza di milioni di cittadini innocenti che hanno sofferto prima nel Gulag dei campi di prigionia dell’Unione Sovietico e poi nelle carceri dell’attuale capo del Cremlino.
Proprio oggi un tribunale di Mosca ha disposto il sequestro del quartier generale dell’Ong nella capitale russa, ordinando che diventi “proprietà statale”.

Il centro per i diritti di Kiev
Fondato nel 2007, il terzo laureato del Nobel, il Centro per le Libertà Civili ucraino, ha monitorato persecuzioni politiche nella Crimea occupata dai russi, documentato crimini di guerra dopo l’invasione russa del 2014 e quella del febbraio scorso tuttora in atto, denunciato massacri di civili e stupri di donne ad opera dell’esercito di Mosca nell’offensiva degli ultimi sette mesi.

Presi insieme, sono “tre campioni dei diritti umani, della democrazia e della coesistenza pacifica”, ha dichiarato Berit Reiss-Anderson, la presidente del comitato del Nobel, annunciando la motivazione del premio. “Hanno onorato una visione di pace e fraternità di cui c’è grande bisogno nel mondo di oggi”, ha aggiunto, in un chiaro riferimento alla tragedia della guerra in Ucraina e alle minacce di una escalation nucleare evocate dal presidente russo nel suo recente discorso.

I precedenti
Come altre volte in passato, il Nobel per la pace lancia così un segnale al mondo, ricordando i coraggiosi che si oppongono alla tirannia e alla violenza, a rischio della propria libertà e della propria vita.
Fra i recenti vincitori del premio figurano Barak Obama, nel 2009, per come la sua elezione alla Casa Bianca ha rappresentato un passo cruciale in difesa dell’eguaglianza razziale negli Stati Uniti, e nel 2014 Malala Yousafzai, la giovane attivista pachistana gravemente ferita dai Talebani per la sua campagna per il diritto all’istruzione delle donne.

Un nuovo premio ai russi
Nel 2021 il premio è andato a Dmitrij Muratov, il direttore del quotidiano russo Novaja Gazeta: oggi anche lui e il suo giornale sono diventati vittime della repressione e della censura di Putin. La lista dei premiati include Nelson Mandela e Frederik De Klerk per la lotta all’apartheid in Sud Africa, gli israeliani Yitzhak Rabin e Shimon Peres, insieme al palestinese Yasser Arafat, per l’avvio del processo di pace in Medio Oriente, e anche l’ultimo presidente sovietico, Mikhail Gorbaciov, di cui il Nobel riconobbe nel 1990 il ruolo chiave nella liberazione dell’Europa orientale e nella democratizzazione dell’Urss.

Oggi con Vladimir Putin sembra che la storia torni indietro, verso il periodo più buio dell’Unione Sovietica, ma il Nobel rammenta che ci sono ancora russi, ucraini e bielorussi che combattono per la pace e che hanno bisogno del sostegno dell’Occidente per proseguire e un giorno vincere la loro battaglia.

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