Editoriale

Epicrisi 392. Imagine

di Sandro Russo

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Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion, too

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will live as one
[Imagine (con altre storie su John Lennon ) è stata una nostra Canzone per la domenica] (1) – per la traduzione]

Ci siamo posti qualche volta in altri scritti queste domande, apparentemente complicate, ma poi non tanto, dal momento che rappresentano una parte importante delle nostre pulsioni profonde e dalle risposte dipendono poi le nostre realizzazioni.
Queste:
Quando muore un sogno, che ne è del sognatore?
Quando muore il sognatore, che ne è del sogno?

Abbiamo risposto alla prima con alcune ipotesi: quella bocciata fu proprio la più ovvia: – Morto un sogno se ne fa un altro! – Nessuno pensava questo; riconoscevamo ai sogni una vita propria e autonoma, la possibilità di parteciparli e scambiarli. E il sognatore non sarà mai più lo stesso; sarà cambiato per sempre per effetto del sogno già vissuto. Anche nel caso in cui il sogno era collegato a una persona.
Si parlava della fine dei sogni come di una malattia gravissima, che inaridisce e dissecca dentro.
I sognatori si riconoscono tra loro, così come è subito evidente ai loro occhi se la persona che hanno di fronte è vuota o ha dimenticato tutti i suoi sogni o solo non sa più dare ad essi un nome; riconoscono lo sguardo vuoto e deluso di chi ha perso una cosa importante e non ricorda più cos’era, né riesce a sostituirla con nient’altro.

L’altra domanda era:
“Quando muore il sognatore, che ne è del sogno?”
Questa domanda ci porta al cuore del tema che vogliamo svolgere per questa epicrisi e l’innesco mi è venuto dal film che ho visto giusto l’altro giorno e di cui ho scritto subito dopo: Un film speciale su Anna Frank.

Con una storia bella e raccontata bene l’Autore ci dice che le idee pensate sopravvivono all’autore (il sognatore, appunto) e se ne vanno libere per il mondo. Ma non hanno vita facile, le idee…
Il messaggio (l’eredità, legacy) di Anna Frank al mondo è diventato “un santino”, un’attrazione turistica per Amsterdam (2): la Biblioteca Anna Frank, il ponte Anna Frank, il Museo Anna Frank, ma le sue idee di bellezza, di fratellanza, di pace si sono svuotate di significato, anzi… nella sua stessa città, una volta terra di libertà, ci sono diseredati e rifugiati che devono nascondersi.
Il film porta una luce di speranza, pur nella tristezza degli situazione attuale.

I rifugiati del film

A leggere tra gli articoli della settimana, lo spirito di Anna Frank (e di John Lennon) – nel senso in cui lo abbiamo definito -, aleggia in diversi titoli; perfino come tema di Presentazioni e Convegni.


Tali sono:
Sabato 1° ottobre manifestazioni in tutto l’Iran e nel mondo;
Utopia
di Giuseppe Mazzella;
Liberazione di Emilio lodice;
– La storia del film Il signore delle formiche, di Amelio;
– – Il Convegno sul Dialogo euro-mediterraneo; l’altro sul Manifesto di Ventotene nell’Europa di oggi;
– Il bell’articolo di speranza nel futuro malgrado tutto, di Enzo Di Fazio: Dedicato a tutti, ma soprattutto ai giovani;
Di libertà vo’ dicendo, di Francesco De Luca.

I nazisti nel film

Domenica scorsa ci sono state le Elezioni e il tema è stato ineludibile, negli articoli e nei Commenti:
Scritto (e pubblicato) il giorno prima delle elezioni
Come hanno votato a Ponza: in pochi;
La mia vita tra ‘destra’ e ‘sinistra’, (su come si è definita, tra Ponza, Cassino e Roma, la mia scelta di campo).

È stata anche una settimana di particolare maltempo e il sito l’ha registrato, attraverso i vari aggiornamenti Meteo, i comunicati sulle difficolta dei collegamenti, l’approvvigionamento di acqua; e il racconto di Franco De Luca di un tormentone tutto isolano: ’U lavo.
Correlata al tema ambientale anche la bella iniziativa dei genitori di Marco Silverio Coluzzi di partecipare al lettori ponzesi la Laurea in Architettura del figlio sulle soluzioni eco-compatibili della Casa del gabbiano di Giulio il pescatore, a Palmarola.

Stranamente poco rappresentata questa settimana sul sito la sezione “Ricordi”: Abbiamo giusto un ‘classico’ Silverio Guarino con ll’ uocchie sicch’ e  in tutt’altro campo – la presentazione di un libro – Paolo Iannuccelli con Gente di basket.

Approfittando di questa epicrisi – riprendendo un tema già suscitato da Franco De Luca qualche epicrisi fa (leggi qui) – volevo dire qualcosa sulla flebile partecipazione al Sito da parte di molti, ponzesi e non, contributori abituali e non. Anche il record (per la provincia di Latina) di astensioni a Ponza si collega a questo aspetto.
Negarsi, tenersi in disparte, partecipare tiepidamente a quel che si fa e si dice sull’isola – che sul sito potrebbe trovare espressione e testimonianza – è un aspetto secondo me negativo della natura isolana.

Mi vengono in mente tre argomentazioni, proposte in queste forme semplificate sul sito stesso:
La famosa teatro-canzone di Giorgio Gaber: La libertà è partecipazione.

Lo scritto attribuito a Bertold Brecht, ma in origine il sermone del pastore Martin Niemöller sull’inattività degli intellettuali tedeschi in seguito all’ascesa al potere dei nazisti, che nella sua formulazione originale suona così:
«Quando i nazisti presero i comunisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i socialdemocratici/ io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando presero i sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero gli ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere me./ E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa»

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari: murale di Cristina Donati Meyer in Milano, Naviglio

Chiudo la triade delle citazioni con un pezzo di Enzo Iannacci, la bellissima Quelli che…, canzone usata anche come colona sonora di Pasqualino Settebellezze, film del 1975 di Lina Wertmüller. È proprio necessario risentirla di tanto intento… Oh yeah!

Ma non ci lasceremo così. Per chiudere mi aggancio alla storia iniziale, dell’occupazione dell’Olanda da parte dei nazisti – la storia de Il diario segreto di Anna Frank. Dopo un periodo buio viene la luce e dopo il film dell’altra sera ho ripensato per associazione al finale di JoJo Rabbit, bellissimo e originale film rievocativo dei tempi tremendi del nazismo (stavolta in Germania) vissuti con gli occhi di un bambino:


– Cosa farai quando questa guerra sarà finita..? chiede il piccolo JoJo alla ragazza più grande di lui di cui è innamorato perso.
Dopo un po’ si vede cosa fa, nell’ultima scena… semplicemente esce per strada e balla.

Buona domenica.

Immagine di copertina. Murale con John Lennon su un muro, a Praga


Note

(1) – Da Imagine (1971) di John Lennon. Immagina che non ci siano nazioni – non è poi così difficile da pensare – nessuno da uccidere e niente per cui morire; e nessuna religione, anche…
(…) Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo. Spero che un giorno vi unirete a noi e il mondo sarà come un’unica entità.

(2) – Annelies Marie Frank, detta Anne [Anna Frank in italiano (Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, febbraio o marzo 1945] è stata una ebrea tedesca rifugiata con la famiglia in Olanda. Visse gran parte della sua vita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l’ascesa al potere dei nazisti in Germania. Era stata privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide; nel proprio diario scrisse che ormai si sentiva olandese e che dopo la guerra avrebbe voluto ottenere la cittadinanza dei Paesi Bassi, paese nel quale era cresciuta (fonte Wikipedia).

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo propone Michele Serra

    2 Ottobre 2022 at 21:06

    Per la piena risonanza tra i temi trattati nell’Epicrisi e l’amaca odierna di Michele Serra su la Repubblica (di oggi 2 ottobre 2022) propongo ai lettori il suo (breve) articolo.

    L’amaca
    La storia non siamo noi
    di Michele Serra

    Si vota in Brasile ed è un appuntamento con la Storia, Lula contro Bolsonaro, difficile immaginare uno scontro altrettanto rappresentativo dell’attualità delle parole “sinistra” e “destra”, difficile individuare un terreno di scontro più planetario dell’Amazzonia. E si lotta e si muore in Iran, con le donne in prima linea contro la truce dittatura religiosa che tiene prigioniero un popolo antico e civilissimo.
    Chissà se basteranno, queste due potenti pagine di storia, a distrarci per un attimo dal totoministri, che da giorni monopolizza la nostra vita politica e mediatica. Viviamo sprofondati nel nostro piccolo mondo, c’è voluta una guerra tremenda come quella in Ucraina per levare almeno un poco di spazio, nei tigì, alla quotidiana sfilza di dichiarazioni di politici italiani sulla politica italiana. Per la nostra informazione, con poche eccezioni, un petardo a Roma vale più di una bomba a Kabul, o di una strage nel Tigray, o di una rivoluzione democratica soffocata nel sangue a Teheran.
    Può darsi che agli italiani importi solo delle bollette, ma può anche darsi che gli importi solo delle bollette perché la politica e il giornalismo (ne parlo come categorie generali, ognuno poi faccia i suoi distinguo) non ritengono possibile mobilitare gli animi anche sulle donne iraniane e sull’Amazzonia. Le manifestazioni di ieri a Roma e in altre città italiane (partecipazione appassionata, ma scarsa) erano indette da studenti iraniani e associazioni per i diritti: almeno i partiti di sinistra, esentati dal totoministri, non potevano aderire ufficialmente? Le piazze magari sarebbero state più affollate, e ci farebbe tanto bene aprire le finestre sui drammi del mondo, se non altro per relativizzare i nostri.

  2. Paola Annibali

    18 Ottobre 2022 at 15:57

    Rileggo oggi questo articolo bello e pieno di fascino perché mi riporta indietro nel tempo, quando ancora sognavo. Ora molta rassegnazione nel mio cuore ha preso il posto dei sogni. Qualche scintilla cerca di riaccendere un focherello… Vedremo… un abbraccio.

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