Ambiente e Natura

Titine e ‘Ntunetta

di Enzo Di Fazio

Titina e Antonietta erano due sorelle. Si portavano una differenza di età di qualche anno, la più anziana era Titina e, in quanto tale, come si usava a quei tempi, aveva maggiore potere decisionale all’interno della famiglia.
Titina era stata sposata, Antonietta no. Inseparabili dopo che Titina era rimasta vedova, vivevano nella zona degli Scotti di mezzo, a metà strada tra Via Scarpellini e gli Scotti di sopra.
In prossimità della strada che percorre quella zona, ma distanti dalla stessa quel tanto che bastava per stare lontano dai rumori e dalla confusione.

A metà collina la zona degli Scotti
(foto degli anni ’60)

In una sorta di paradiso terrestre con terreni, in parte coltivati, in parte no, ove c’erano fiori, viti, alberi, tante piante di capperi, qualche animale domestico, una bella casa colonica con una stupenda vista sulla rada del porto ed altre piccole costruzioni. C’era inoltre un pozzo, a periodi con tante rane che le sere d’estate capitava di sentire gracidare in una sorta di particolare sinfonia in contraltare con i grilli, anche loro in vena di farsi notare.
C’erano anche tante piante di fico d’india al punto che per identificare quella casa si soleva dire “da Titina ‘ndi palette
Una residenza che si animava d’estate con l’arrivo di Antonietta, la figlia di Titina, e dei nipoti ma nota e frequentata, anche intorno agli anni ’30, quando lì viveva il prete Luigi Parisi con cui Titina e Antonietta erano imparentate. Personaggio di grande caratura per quel periodo che, oltre a svolgere il ruolo ecclesiastico, curava la preparazione di tanti giovani ponzesi, vuoi per il conseguimento della licenza elementare o media indispensabili per partecipare ai concorsi statali, vuoi per affrontare gli impegni delle scuole superiori.

Ma torniamo a Titina e Antonietta, due vecchiette spesso presenti nella mia vita adolescenziale e negli anni della giovinezza, quando da studente, tornando dal continente a Ponza, le incontravo o le trovavo a casa a far compagnia a mia madre, dal momento che abitavano lì vicino.

Titina e Antonietta (con lo scialle bianco) sotto uno degli alberi del giardino della propria casa.
Al centro  Urania con le figlie Iva e Paola e sulla sinistra un’amica di famiglia
(foto gentilmente fornita da Paola tramite Italia Fisone)
cliccare sull’immagine per ingrandire

Titina e Antonietta erano i due opposti che, però, insieme di completavano.
Antonietta attendeva di norma ai lavori di casa e della campagna e alla cura degli animali, Titina pensava alla spesa e alle commissioni varie giù al porto.
Antonietta si dedicava alla cucina, Titina a comprare ciò che serviva per cucinare.
Per dirla in breve Antonietta faceva un po’ tutto lei in casa e non è che ne fosse entusiasta, mentre Titina, per raccontarla in maniera più esplicita, pensava a curare soprattutto le pubbliche relazioni.
Usciva di mattina presto per sentire la prima messa e questo tutti i santi giorni.
Dopo le immancabili due chiacchiere sul sagrato della chiesa, si avviava piano piano per il corso Pisacane.

Con una sosta alla bottega di Vincenzo De Luca per prendere, se serviva, qualche genere alimentare, poi più avanti da Genoveffa un mezzo chilo di sale e una scatola di fiammiferi, che era sempre bene tenere in casa, infine due chiacchiere con Nanninella alla punta Bianca – prima di imboccare via Scarpellini che l’avrebbe portata alla casa degli Scotti.

Lungo la salita un saluto sull’uscio della bottega di Giuseppina ‘a vedova (1) e più sopra non poteva mancare una breve sosta – Giuseppi’ so’ arrivate i gummitoli ‘i lana grigia? – da Giuseppina ‘a Castellona, bottega fornita più delle altre di primizie e novità (1). Proseguendo, se incrociava Vincenza all’angolo d’u stritte due parole di conforto le meritava pure Vincenza.
Fatte le scalette non poteva mancare un saluto dalla strada a Ersilia Parisi, con una sbirciata alla mercanzia che esponeva nella bottega arrangiata nella stanza che dava sulla stradina (1).
Girato l’angolo se c’era Mariannina una chiacchiera pure con Mariannina e più sopra puntuale era l’incontro con Gennarino, seduto sullo scalino di casa, con il sigaro sempre in bocca, mentre la sorella Carmelina era intenta a preparare il piatto da mettere in tavola.
Carmeli’… e ch’andore! – e continuando senza fermarsi – Che stai preparanne ‘i bbuone?
Lenta proseguiva, poi, per l’ultimo tratto che la separava da casa.

salendo per gli Scotti

Titina passando per il porto e facendo tutte queste soste si caricava in effetti di informazioni, di cose discrete ed indiscrete che, alla stregua, di un notiziario, e condite con qualche pettegolezzo, le piaceva partecipare a tutti.
La sua era una sorta di missione.

Insomma, con tutte queste soste, Titina arrivava a casa intorno a mezzogiorno.
L’ultima sosta avveniva a casa di mia madre
Oi Vè’, bongiòrno! – la sentivi dire a voce alta passando sotto la finestra della cucina prima di giungere al portone da cui si accedeva al cortile di casa sua
Mia madre se stava in cucina non solo le rispondeva ma usciva per incontrarla
E per Titina era un piacere quell’apparizione perché significava scambiare anche con Velia due chiacchiere e parteciparle tutto quello che, dalla chiesa fino agli Scotti, aveva appreso fermandosi a parlare.

Ed era quello il momento in cui sentivi da oltre il portone avvicinarsi sempre più la voce di Antonietta:
– He t’arritire mo ch’è miezzeiurne!?
– Ailloche – diceva Tttina – ailloche ca murmurea…
E intanto, mentre Antonietta si avvicinava sempre di più, sempre più chiare arrivavano le parole che diceva:
– He fernute? Ma ‘a via d’a case l’he perz’!? Ie cca appriesse ‘i galline, a leva’ ll’erve, a cucena’, sempe zozze… e tu, fresca fresca… si ‘sciute stammatine i sette e t’arritire mo ch’è miezzeiurne!?

A Titina queste parole entravano da un orecchio e uscivano dall’altro.
– He fernute ‘i spurtia’?! concludeva, sentenziando, Antonietta.
Con un sorriso bonario Titina, senza scomporsi minimamente, rivolta a mia madre:
– Oi Vè’, che vuo’ fa’… ce vo’ pacienze… Fammene i’, sinnò chi ‘a vo’ sèntere a chesta. ‘U rieste ti cconte dimane...

Queste erano Titina ed Antonietta. I due opposti che si attraggono. E i duetti che facevano contribuivano a rendere vivace il loro vivere quotidiano. Con un carattere diverso si sarebbero forse annoiate e non si sarebbero voluto quel bene che si sono volute.
Un miscela esplosiva di simpatia, naturalezza, folklore e sentimenti veri che appartengono solo a gente d’altri tempi.

 

 

(1) Per chi, mosso dalla curiosità si sia chiesto quali e dove fossero queste botteghe, propongo la lettura dell’articolo
Le botteghe diffuse degli Scotti pubblicato su questo sito il 23 agosto 2013

1 Comment

1 Comment

  1. Franco Zecca

    25 Settembre 2022 at 11:01

    Bellissimo ricordo di un’epoca che non tornerà più, pieno di nostalgia e di umanità che non sarà più vissuta da chi verrà dopo di noi.
    Analogie e similitudini anche in altre coppie di sorelle… Tra quelle che ricordo io: le mie zie, zia Olga e zia Rosaria, Argia e Dialmina, Rita (vivente) e Civita Morrone, Genoveffa e Giulia D’Atri (viventi), Nannina Tricoli e Romilda Coppa, cugine ma come sorelle, Maria Galano e Rosa, e chissà quante altre ancora…
    Bravo Enzuccio, ci apri il cuore con i tuoi racconti!

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