Esteri

Samarcanda… Oh oh Samarcanda!

proposto da Sandro Russo (quasi una canzone della domenica arrivata fuori tempo massimo)

Da giovedì 15 a venerdì 16 settembre si è tenuto a Samarcanda, in Uzbekistan, il vertice della SCO (l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai). Il summit prevedeva la partecipazione dei leader di tutti e 15 i paesi membri (rimasti 14 per l’assenza del premier armeno a causa il conflitto in corso con l’Azerbaijan).
È stata la prima occasione di incontro tra il presidente Putin e il presidente Xi Jinping da febbraio scorso e dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.


Della cronaca e dei risultati politici dell’incontro si è letto e sentito dai vari media.
Riporto la notizia per aver sfogliato in ritardo, su la Repubblica di venerdì scorso, la pagina dei commenti ed essere stato colpito, a colpo d’occhio, dalla vignetta di Mauro Biani: una sintesi che vale quanto un articolo.
Ha catturato Biani, e non sarà sfuggito ai lettori più attenti, il cortocircuito logico-emotivo che fa associare il nome della mitica città di Samarcanda, crocevia di commerci lungo la Via della Seta in altri tempi, al Summit internazionale e alla canzone di Vecchioni.
Riprendo la vignetta di Biani, l’articolo di politica internazionale di Paolo Brera (in file .pdf a fondo pagina) e – si parva licet (componere magnis) – il testo e la canzone di Vecchioni, che viene spesso ascoltata distrattamente o ricordata per il ritornello – Ooh ooh cavallo… Ooh ooh – ma è una suggestiva meditazione sull’ineluttabilità del destino.

Summit di Samarcanda. Di Paolo Brera. Da la Repubblica-on-line del 16 settembre 2022

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Samarcanda

C’era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All’alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nerOoche lo guardava con occhi cattivi.

Ridere, ridere, ridere ancora
ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà
musica di tamburelli fino all’aurora
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera Signora
vide che cercava lui e si spaventò.

“Salvami, salvami, grande sovrano
fammi fuggire, fuggire di qua
alla parata lei mi stava vicino
e mi guardava con malignità”.
“Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re
presto, più presto, perché possa scappare
dategli la bestia più veloce che c’è.

“Corri, cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò
non ti fermare, vola, ti prego
corri come il vento che mi salverò…
oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh”.

Fiumi poi campi, poi l’alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c’era tra la folla quella nera Signora
stanco di fuggire la sua testa chinò.
“Eri tra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale
son scappato via ma ti ritrovo qua!”

“Sbagli, t’inganni, ti sbagli, soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l’altro ieri là?
T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là…
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà.
“Oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh”.

 

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