Usi e Costumi

Da quale parte stare

di Francesco De Luca

 

C’è maretta in campo scientifico. La scienza nel definire i suoi confini concettuali ha dovuto percorrere (in ambito occidentale dove è nata) strade contorte.
Per millenni è stata l’osservazione il metodo fondante delle affermazioni scientifiche, contro quelle di origine magiche e religiose. Poi si vide che l’osservazione, pur avendo requisiti di oggettività, poteva inclinarsi verso criteri interpretativi, manifestandosi quindi in balìa del soggetto che osserva, e perciò inaffidabile.

Galilei affiancò all’osservazione l’esperimento quale elemento di ulteriore oggettività, giacché la ripetitività allontana le conclusioni dalla soggettività.
Popper ha portato il discorso sul metodo scientifico ancora più in là inserendo il principio di falsificazione. Per cui è la stessa legge scientifica esplicitata ad evidenziare quale parte di essa può essere fallibile. Qualora si riesca a rendere evidenti, anche deduttivamente, le sequenze false, le affermazioni scientifiche decadono e si rinnovano.

Questa visione del progresso scientifico ha trovato ostacoli in un’altra visione del processo scientifico, in un’altra posizione più naturalistica diciamo, più vicina alla materialità dell’uomo, piuttosto che alla sua rigida razionalità.

Oggi questa corrente più naturalistica trova in Emanuele Coccia un esponente di spicco.
Il concetto fondante della sua speculazione risiede nella metamorfosi ovvero nel processo attraverso il quale ciò che è fisico, in concorso con processi chimici, si muta in biologico, e questo, con inverso e controverso percorso, ritorna alla primigenia fisicità: –  “Siamo un’unica, sola vita”.

Non ne parlo per suscitare convincimenti ma soltanto per mostrare come la realtà è problematica e volerne carpire l’intima sostanza è fallace. La realtà, anche quella dottrinale, sia filosofica sia epistemologica, è soggetta a mutamenti. Dovuti talora alle dottrine circostanziali: quelle che l’attualità rende nel momento più evidenti.
Non appaia banale considerare come il momento storico-epocale, confuso e fluido, tolga puntelli alla razionalità rigorosa.
Il pensiero non è esente da influssi emotivi e, se questi sono deboli, anche il pensiero diventa meno solido e più rivolto al risvolto psicologico.
E allora si può giungere all’affermazione che la natura è una sola e che tutte le sue forme non sono che trasformazioni di stati precedenti (metamorfosi).

Di affermazioni ‘forti’ ce ne sono nel libro di Coccia ma a me è sembrato più opportuno soffermarmi sul ‘clima’ che circola fra le correnti filosofiche, e ribadire l’accentuazione a considerare il cosmo come un unico essere palpitante, che partecipa con gli uomini per sua stessa natura, e ne condivide gli aspetti esistenziali.
E lo sottolineo perché il pianeta ci sta avvertendo che il nostro impatto ‘dominante’ è rovinoso per tutti. Vale per il regno animale e per quello vegetale, e vale anche per il consesso umano, senza divisione di sorta.

Le ‘politiche’ sono devastanti perché perseguono fini mercantili ed essi tendono a sovrastare i principi morali di umanità, di solidarietà, comprensione, uguaglianza, rispetto dell’ecosistema. Potrebbe sembrare una confusione di piani (secondo gli schemi scientifici di un volta) ma non è così. La conclusione cui dobbiamo (dovremmo) arrivare è questa: la sostenibilità (eco-sistemica) del progresso umano (storico) passa attraverso i principi di rispetto umano, di estensione dei diritti civili, di equa distribuzione dei beni, e di livellamento degli stati sociali. I piani vanno distinti in una visione unitaria. La naturalità degli eventi è combinata con l’umanità di essi.

Lo ammetto: è una posizione razionale su cui bisogna riflettere. Mi fermo qui per non incorrere nella colpa di chi parla di democrazia senza praticarla in casa propria, di chi sventola principi di eguaglianza e poi tiene nel terrore i suoi concittadini, di chi parla di priorità ecologica facendo scempio delle risorse minerarie, di quelle vegetali, e della partecipazione democratica.
Non siamo esenti da questa pecca noi Italiani che ci arrocchiamo dietro i principi di una Costituzione che non rispettiamo, e che osanniamo ma non attuiamo.

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