Editoriale

Epicrisi 388. La difficoltà di vivere questo nostro tempo

di Enzo Di Fazio

 


 

Il titolo di questa epicrisi no, non tende all’ottimismo ma non annulla la speranza. Essendo quasi sempre espressione delle sensazioni che rimangono dopo la lettura dei tanti articoli pubblicati nella settimana, il titolo è alla fine la cosa più personale di tutta l’epicrisi
Nel senso che è sull’onda di quello che la lettura degli articoli lascia, a livello emotivo, che si definisce.

Così è la morte di Gorbaciov, avvenuta il 30 agosto, e le tante cose che si sono dette e scritte sul suo conto a farmi pensare a quanto indietro stia andando questo mondo e quanto difficile stia diventando vivere questo nostro tempo
A proposito di Gorbaciov scriveva qualche giorno fa su la Repubblica Ezio Mauro: “Era un uomo che ha provato a privilegiare il diritto sulla  forza. Ma la tentazione democratica era una colpa insopportabile nella Russia di allora ed è un peccato mortale in quella di oggi.” Al punto da non meritarsi, nel momento in cui lascia questo mondo, un saluto degno di un uomo di stato.

Gli vengono addossate colpe enormi, perfino ciò che sta accadendo oggi nel cuore dell’Europa, e un certo livore traspare anche sul sito, attraverso qualche commento.
Gorbaciov è stato a suo modo un visionario, cercando di riformare dall’interno un regime di chiusura in una socialdemocrazia. Un tentativo generoso quanto illusorio.
Per esprimere quello che penso in questo momento non trovo nulla di meglio di quanto scritto da Michele Serra ne L’Amaca del 31 agosto e di quanto efficacemente esprime la vignetta di Biani.
“Socialismo o barbarie” è la sintesi della sua vita politica, nonché della sua sconfitta. Ha vinto la barbarie (la restaurazione, il patriarca Cirillo, le mafie economiche). Ha perso il socialismo”.

Leggendo di Gorbaciov il pensiero va a due altri articoli:Il fascismo eterno” di Umberto Eco. E gli altri… (1)  e “Il fascismo eterno” di Umberto Eco. L’intervento di Augias (2) e ai commenti di Emilio Iodice, dai quali si possono trarre utili insegnamenti su cosa sia il fascismo, se sia possibile o meno un suo ritorno o una delle tante sue possibili rappresentazioni, sulle sue caratteristiche che possono andare dal culto della tradizione al decisionismo, all’invenzione di una neolingua in base alla quale può accadere che se si chiama la guerra con il suo nome si finisce in carcere. Interessante il fascismo visto più come stato d’animo che ideologia, che è poi la sensazione che si prova analizzando il momento che stiamo vivendo e gli slogan elettorali che identificano e colorano i discorsi dei leader politici.
Discorsi spesso vuoti lontani dalla soluzione dei problemi e dalla realtà. Promettono ciò che, il più delle volte, non si può mantenere.
Confesso di aver difficoltà a riconoscermi nel pensiero di qualcuno di loro.

Qualche giorno fa è stato pubblicato un sondaggio sul comportamento dei giovani e sul loro ruolo nelle prossime elezioni politiche. Una gran parte non andrà a votare. Sentono la politica distante e se da una parte è facile intercettare il loro malessere, dall’altra non ci sono abbastanza idee per venire loro incontro. Né può bastare qualche minuto di promozione attraverso i moderni canali di comunicazione, come la piattaforma Tik Tok, per catturarne il voto.

Michele Serra a Che tempo che fa

Serra analizza il malessere dei giovani della sinistra, di quanti hanno ancora tante difficoltà a identificarsi in un movimento che si faccia paladino delle loro esigenze e portatore delle loro richieste. La sinistra appare disorientata e non sa cogliere le occasioni per affermare la propria identità, come, ad esempio, rispondere alla proposta di Salvini della reintroduzione del servizio militare di leva con l’obbligo sì di un servizio militare ma per aiutare il prossimo come quello civile, che pur presente nei loro programmi, è sbiadito e non viene fuori con coraggio.

Dove stiamo andando non è dato di sapere. Cosa ci attende in futuro è molto incerto.
Med Blue Economy Festival, l’evento di Formia, è tutto orientato all’economia circolare, alle sofferenze del pianeta, alla necessità di recuperare il rispetto per il mare che è vita e da cui traiamo vita. I giovani sono i primi destinatari di queste attenzioni. Anche Tonino Impagliazzo affronta il tema dell’economia circolare, del riciclo dei rifiuti e del rispetto del mare, applicato a Ponza con l’articolo pubblicato il 29 agosto.
Si riuscirà a far lievitare le sensibilità verso certe problematiche in modo che possano diventare impegno quotidiano e non solo spot pubblicitario? Al di là di legittime perplessità ognuno di noi deve crederci e adoperarsi per avere un ruolo attivo orientato al cambiamento.

Come sarà l’inverno con il gas che brucia e si spreca inutilmente e con il blocco delle forniture dalla Russia non si sa. Io penso che sopravvivremo. Chi ha qualche anno ricorderà la crisi energetica del 1973 quando si arrivò perfino al divieto della circolazione delle auto di domenica.

Chi ci governerà tra qualche mese ne avrà di problemi da affrontare e risolvere. Sento tante promesse con la solita tendenza a trovare soluzioni facili per problemi difficili. Molti politici li abbiamo già sperimentati, purtroppo con delusione. Altri li sperimenteremo e confesso di nutrire un po’ di preoccupazione.
Una fotografia del momento confusionario che viviamo la si può trarre dai sondaggi secondo i quali gran parte degli italiani è disorientata e delusa dalla politica e la sola cosa che sembra interessarli è uscire al più presto, come che sia, da una situazione d’incertezza che dura ormai da anni

Certe affermazioni del tipo di ritornare alla ferrea applicazione dei decreti sicurezza o di fermare il flusso dei migranti con le navi da guerra e certi estremismi di una parte del panorama politico di abolire i jet privati invece di pensare ad un’incisiva azione per far emergere l’economia sommersa e contrastare l’evasione fiscale non mi predispongono all’ottimismo.


C’è poi questa tendenza diffusa a veder del marcio, quasi per principio, anche nelle cose positive o che tendono al positivo. E questo avviene anche a casa nostra.
Così il giudizio negativo nei confronti delle Comunità Montane diventa un giudizio negativo anche nei confronti della Comunità Arcipelago Isole Ponziane chelo apprendiamo dalla stampa – si sta impegnando in un progetto, come quello delle nuove vasche per catturare energia dalle maree, che andrebbe invece accolto con entusiasmo e supportato, anche attraverso il consenso, nella realizzazione. O quanto meno analizzato e approfondito.

In questo disorientamento generale, alimentato spesso da promesse e illusioni – edificante la metafora di Pasquale Scarpati – ben venga il recupero della storia dei pionieri di Ponza: può aiutarci a superare questo difficile momento. Bellissima e interessante la serata organizzata dall’Associazione La Schiocca come la chiacchierata con Salvatore Aprea, pescatore, marinaio e maestro d’ascia (Cala Fonte – Sardegna e ritorno (1) e (2))
Quello che hanno sofferto, il modo in cui si sono realizzati e hanno costruito le famiglie, servono per darci forza e capire che non c’è difficoltà che non si possa superare se c’è un progetto che parte da un ideale, se c’è collaborazione, se c’è un aiuto reciproco

 


E l’esperienza passata, vedi quanto raccontato da Silverio Lamonica nel suo articolo Approvvigionamento carburanti e gas per Ponza e Ventotene, può aiutare oggi ad affrontare senza inutili allarmismi la nuova direttiva europea che, in applicazione dal 15 settembre, detta nuove regole per il trasporto di carburanti.
E in quella direzione va anche la conoscenza che possiamo alimentare e rafforzare attraverso la lettura dei libri… di storia, di giornalismo, di analisi della società e di vicende dell’umanità. Encomiabile, in quest’ambito, l’attività di presentazione libri del Centro Studi in questo torrido agosto.

Utile anche il ritorno ai buoni sentimenti (Manutenzione degli affetti e Pioggia di settembre di Franco De Luca come la cultura della memoria (La panchina dedicata a Davide Sassoli a Ventotene).

Perché poi alla fine la vita è un dono immenso in grado di prevalere e assumere valore anche tra le più grandi asperità ed è capace di esaltarsi attraverso le emozioni che si provano, per esempio, facendo un viaggio a  Santiago de Compostela a distanza di miglia – camminando per davvero, con imprevisti e fatica o anche in pantofole, guardando un film in poltrona – o assistendo, a due passi da noi, alla nascita delle piccole Caretta caretta che schiudono a Ventotene.


Senza dimenticare la commare secca (1) che ogni tanto ci manda un telegramma per farci sapere che c’è sempre (leggi qui).

Buona domenica a tutti e cerchiamo, nei limiti del possibile, di cogliere il bello quando ci capita di intercettarlo nella quotidianità.

Note
Si pensa comunemente che sia una definizione di Pirandello (io stesso lo credevo), mentre viene da un sonetto di Gioacchino Belli (Roma, 1791-1863): «… e già la Commaraccia secca de strada Giulia arza er rampino».

2 Comments

2 Comments

  1. Biagio Vitiello

    4 Settembre 2022 at 09:02

    Buongiorno, ho letto l’Epicrisi e non mi è piaciuto il commento – sintetico, superficiale e velatamente dispregiativo per l’autore e il contenuto – al mio articolo sulle “comunità montane” che per legge RL da anni dovrebbero essere estinte.
    Mi domando: se questi “carrozzoni politici” sono tanto utili, per cui si assegnano loro ancora soldi da spendere, perché è stata fatta una legge per abolirli?

  2. Enzo Di Fazio

    4 Settembre 2022 at 12:08

    Prego Biagio di leggere meglio quello che ho scritto. Non sono entrato nel merito di quanto denunciato dall’articolo del Tempo sulla legge che nel 2011 ha deciso, nell’ambito del riordino delle autonomie locali, l’abolizione delle Comunità Montane della Regione Lazio per veicolarle verso le Unioni di Comuni. E’ materia che abbisogna di approfondimenti per capire i ritardi e i motivi per cui dopo circa sei anni le Comunità, tra cui quella dell’Arcipelago Isole Ponziane, sono ancora in piedi.
    Quello che volevo mettere in evidenza è piuttosto il tipo di ragionamento (quasi un sillogismo) che a volte si applica alle notizie, nel senso di arrivare a delle conclusioni scontate partendo da premesse certe ma non sempre ben poste.
    Tutte le Comunità montane sono inutili e sprecano soldi, la Comunità dell’Arcipelago Ponziano rientra nel gruppo delle Comunità montane, la Comunità dell’Arcipelago Ponziano è quindi inutile e spreca soldi.
    Andando poi alla delibera comunale che ha incaricato la Comunità dell’Arcipelago delle Isole Ponziane di presentare un progetto di fattibilità nel settore del risparmio energetico (tema di pressante attualità) finanziabile con i fondi del PNRR, la mia osservazione non è qualunquista e di difesa a spada tratta delle Comunità, né intende sminuire il lavoro del giornalista, ma vuole solo andare in direzione della conoscenza e dell’approfondimento della notizia prima che se ne decida la condanna.
    Sarebbe opportuno, a questo punto, che il dr. Gennaro Di Fazio, quale commissario liquidatore, ci illustrasse, appena possibile, le caratteristiche del progetto, la sua importanza per Ponza e la sua fattibilità

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