Racconti

Manutenzione degli affetti

di Francesco De Luca

Bella l’espressione utilizzata da Sandro: la manutenzione degli affetti (leggi qui). Perché essi sono una presenza ineliminabile nel nostro animo. Dovrei dire meglio nella psiche ossia in quell’ intreccio di razionalità e sentimento che è il prodotto della nostra mente.

Gli affetti possono essere considerati incrostazioni dei sentimenti. Essi nascono per qualcuno, per qualcosa, per un’idea o per un evento. Sono dipendenze, inclinazioni, aderenze.
Si pensa in genere che gli affetti siano declinazioni del cuore, ma non soltanto. La ragione non è refrattaria ad essi. È per questo che ciascuno di noi si caratterizza per quello che è: ragione e sentimenti.
Essi vanno risistemati, rispolverati, vanno riconsiderati nei difetti e nei pregi. Perché partecipano all’incessante ristrutturarsi che la mente opera nel corso della vita. Gli affetti si modificano, e il loro cambiamento produce nuove sistemazioni con rinnovati sentimenti e stati d’ animo. Mutano la loro importanza e l’incidenza nella vita.

Si considerino gli affetti familiari… sono i più fondati e radicati. Implicano il ricordo dei padri, di cui noi siamo la testimonianza vivente. Coinvolgono l’eros, la coppia, la paternità. Sembrano incasellati in urne intoccabili e immodificabili e invece sono continuamente da rivisitare perché il pensiero e l’esperienza e gli accadimenti attuali trasformano la loro importanza e l’influenza.

E gli affetti amicali… quelli nati sui banchi di scuola, nella rena della Caletta o nella sacrestia della Chiesa… con  appicceche e slanci d’altruismo? Si ravvivano in un attimo, nonostante gli anni passati e le lontananze. Anch’essi sono bisognosi di rivisitazione (“manutenzione”), giacché subentrano le delusioni, i mancamenti, i rammarichi.

Gli affetti ideologici, poi, appaiono immarcescibili. Cadono le certezze, si frantumano le idealità, si liquefano i principi, eppure il mondo sognato e agognato nell’adolescenza continua a mandare i suoi accattivanti messaggi, pur se tutto l’universo fisco-umano è cambiato. Sono inaffidabili e mendaci, e vanno sfrondati. Talvolta gettati alle ortiche.

E come non dare nuovo lustro agli affetti nativi, quelli per cui i luoghi hanno un nome e quel nome riporta ad una esperienza e quell’esperienza pulsa non appena si sbarca a Ponza, non appena ci si tuffa al bagno Vecchio, non appena si sente cantare  Immobile sul polo del mio cuore, non appena si varca il cancello del Cimitero.

Tutto diviene presente e ci dà il senso del nostro esserci. Ove non lo facesse saremmo carne morta.
I nostri affetti sono, insieme alle scelte razionali, il sangue vivo della nostra esistenza. La loro manutenzione dà il segno della nostra vivacità.
Abbiamo cura dei nostri affetti. Teniamoceli vivi per poterne sentire i palpiti. Che sono di vita.

Foto di Gaia De Luca dell’agosto 2020 (a cura della Redazione)

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