Personaggi ed Eventi

E’ morto Mikhail Gorbaciov, il padre della “perestroika”

la Redazione

 

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina spesso abbiamo pensato a Gorbaciov e al suo vano tentativo di riformare la Urss attraverso quel processo di apertura alla democrazia che va sotto il nome di perestroika e che lo portò ad essere insignito, nel 1990, del premio Nobel per la pace. Quanto sia più difficile realizzare la pace e quanto più facile sia fare la guerra lo stiamo vedendo da quando, in quel tragico 24 febbraio di quest’anno, la Russia ha invaso l’Ucraina.
Apprendiamo intanto della freddezza con cui in Russia è stata comunicata la notizia
Un titolo da La Repubblica di oggi: Morto Gorbaciov: a Mosca le tv ignorano la notizia , poi partono i commenti impietosi. Da Putin gelido cordoglio. Per il deputato Medvedev “sue le radici di quel che accade in Ucraina”. Il parlamentare Milonov: “eredità peggiore alla catastrofe inflitta da Hitler”. Ma qualcuno: “Ci diede la liberta”

Qui di seguito la notizia della scomparsa di Gorbaciov così come riportata da Rai new 24 ieri sera

Morto Mikhail Gorbaciov: ultimo leader sovietico e “inventore della perestroika”. 
Le sue politiche portano alla  caduta del Muro di Berlino. Nel 1990 fu insignito del premo Nobel per la pace. Aveva 91 anni ed era malato da tempo

È morto all’età di 91 anni, Mikhail Gorbaciov. Lo ha reso noto l’agenzia russa Tass, citando l’ospedale dove era ricoverato: era malato da tempo. Ultimo leader sovietico, fu insignito nel 1990 del Nobel per la pace “per il ruolo di primo piano nei cambiamenti radicali delle relazioni fra Est e Ovest.”

Ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991, appena entrato in carico lancia un processo di riforme noto come  ‘Perestrojka’ (in russo ricostruzione) che trasformerà radicalmente le dinamiche politiche interne ed i rapporti di Mosca con gli altri paesi, aprendo in pratica al dialogo con l’Occidente. Di straordinaria importanza gli accordi per la riduzione dell’arsenale nucleare firmati con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. La sua azione politica portò alla fine del lungo periodo di guerra fredda cominciato subito dopo il secondo conflitto mondiale e, in ultima istanza, alla caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Il 15 marzo del 1990 il Congresso dei rappresentanti del popolo dell’Urss lo elesse alla nuova carica di presidente dell’Unione Sovietica: fu il primo e l’unico perché l’Urss si dissolse di lì a poco. Gorbaciov infatti trovò una forte opposizione ad alcune sue riforme economiche e nel dicembre del 1991, quattro mesi dopo un fallito colpo di stato nei suoi confronti, si dimise.

Gorbaciov, secondo le sue volontà, sarà sepolto nel cimitero Novodevichy a Mosca, accanto alla moglie Raisa Titarenko

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Integrazione del 31 agosto h 11 – a cura della Redazione: L’Editoriale da Il Manifesto

EDITORIALE
Addio a Michail Gorbaciov, l’occasione persa dall’Urss e dall’Occidente
di Tommaso Di Francesco – Da Il Manifesto, edizione del 31 agosto 2022

L’addio. Aveva 91 anni. Il leader che con la perestroika ha cercato di cambiare il volto dell’Unione Sovietica e di costruire una casa comune europea mettendo fine alla Guerra Fredda

È morto ieri sera all’età di 91 anni Michail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione sovietica. E sicuramente l’unico e l’ultimo ad avere tentato in extremis di riformare quel sistema ma con una apertura che per la portata delle proposte e dell’iniziativa, avrebbe spiazzato l’Occidente, così tanto che i leader occidentali sarebbero diventati incredibilmente suoi presunti fan.
In realtà Gorbaciov, che pure era stato sponsorizzato come segretario nel 1985 da Andropov e dall’apparato del partito, voleva ancora salvare l’idea di trasformazione socialista ma coniugandola alla democrazia, voleva la glasnost e la perestrojka, una ventata di verità, apertura, libertà e trasparenza per modificare dall’interno un regime di chiusura, omertà e potentati. Intanto mettendo subito in discussione il ruolo del partito e della stessa figura del segretario che non sarebbe dovuta essere più centrale rispetto alla società. Quasi ad imitazione della Primavera di Praga voluta da Dubcek nel 1968 e repressa dai carri armati del Patto di Varsavia. Gorbaciov propose per questo il Congresso dei deputati del popolo, un organismo di nuova rappresentatività della società civile sovietica, riattivando una memoria critica – furono gli anni della nascita di Memorial – sostanzialmente antistalinista (fu riabilitato Bucharin).

Su terreno internazionale avviò il ritiro dell’Armata rossa dall’Afghanistan, dall’avventura disastrosa voluta da Brezhnev nel 1979 che fini dieci anni dopo nel 1989, e pose fine alla dottrina Brezhnev che prevedeva l’ingerenza armata dell’Urss nei Paesi satelliti; di fronte al persistere dei blocchi militari in Europa, c’era ancora il patto di Varsavia – chiuderà i battenti nel 1995 – e l’Alleanza atlantica che c’è ancora, avanzò la proposta di una “Casa comune europea dall’Atlantico agli Urali” in una prospettiva di pace e di integrazione di popoli e sistemi; aprì lo spiraglio dell’unificazione della Germania, terribile e difficile per un Paese massacrato dalla furia nazista nella Seconda guerra mondiale, consapevole che il Muro di Berlino non poteva durare e infatti crollò nel 1989, ma avendo l’assicurazione americana e atlantica che la Nato mai si sarebbe allargata a est; trattò veramente con il presidente Usa Ronald Reagan l’eliminazione totale delle armi strategiche nucleari.

Col senno di poi tanti detrattori, interni ed esterni della sua politica, dichiarano ora che questa mastodontica trasformazione gorbacioviana era una pia illusione perché fallì. Perché Gorbaciov fallì, abbandonato da tutti. L’Urss con l’avvio della decentralizzare del potere, precipitò nella faglia dei nuovi nazionalismi, l’un contrapposto all’altro; Gorbaciov venne destituito nell’agosto del  1991 da un avventato golpe fallimentare dei duri del regime e, peggio, venne “salvato” dal suo peggior nemico, Boris Eltsin.
Fu l’inizio della fine dell’Urss e di Gorbaciov, a fine 1991 venne ammainata la bandiera rossa dal Cremlino. Eltsin rilanciò la mai tramontata centralità nazionalista della Russia dentro l’Unione sovietica morente insieme alla sua personale. Un processo farsa di sostituzione, fortemente sponsorizzato dall’Occidente, che nel 1993 lo avrebbe portato a bombardare il parlamento russo voluto da Gorbaciov e ad avviare a fine anni Novanta alla presidenza e alla leadership del Paese l’ex agente del Kgb, Vladimir Putin.

Certo un fallimento. Ma soprattutto un’occasione persa non solo dall’Unione sovietica, ma dal mondo intero a partire dall’Europa. Perché a guardar bene il presente misero che ci circonda, buio, senza spiragli di prospettiva e aperture, il ritorno delle troppe guerre nel mondo, della stessa Guerra fredda e dei conflitti armati nel cuore d’Europa, la tragedia dell’Ucraina, l’aggressività imperiale “da grande Russia” di Putin, l’annichilimento dell’Europa senza ruolo, leadership e politica estera, l’allargamento provocatorio ed esplosivo della Nato a est dopo avere inglobato tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, guardando questa devastazione, questa sì da fine della storia, quanto sarebbe stato meglio che la stagione “illusoria”, visionaria di Gorbaciov vincesse e si trasformasse in realtà?

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Appendice del 2 settembre 2022 (cfr. Commento della Redazione)

L’amaca
L’ultimo degli utopisti
di Michele Serra

Gorbaciov è stato uno dei grandi sconfitti del secolo scorso: il suo proposito di trasformare in una socialdemocrazia il sistema sovietico, ottusamente immobile, è stato generoso quanto illusorio. Le dittature non sono riformabili, e piuttosto che cambiare preferiscono morire. C’è un “boia chi molla”, nel cuore di tutte le dittature, che le trascina al collasso e alla rovina pur di non confrontarsi con la realtà del mondo. Le dittature non si arrendono. Piuttosto muoiono tra le rovine, convinte anche oltre la loro fine di avere avuto ragione.

La sua mitezza e la sua intelligenza, spese in un ambiente duro e conformista, gli sono costate, in patria, ieri l’incomprensione, oggi l’oblio. L’attuale potere russo non può permettersi di celebrare Michail Gorbaciov, e nemmeno di ricordarlo con affetto e riconoscenza, perché Gorbaciov puzza di democrazia e puzza di trasparenza: quanto di più odioso per il tenebroso regime di Putin.

Gorbaciov fu un russo europeo e per il putinismo questo è un ossimoro. Non per caso fascisti e fasciocomunisti di mezzo mondo ghignano felici perché è morto Gorbaciov.

Tutte le persone miti e intelligenti salutano con gratitudine e con affetto il compagno Michail, che provò a salvare il socialismo da se stesso, e la Russia dalla rapacità disgustosa degli oligarchi, che non vedevano l’ora del “liberi tutti” per mangiarsi tutto il mangiabile.

“Socialismo o barbarie” è la sintesi della sua vita politica, nonché della sua sconfitta.
Ha vinto la barbarie (la restaurazione, il patriarca Cirillo, le mafie economiche).
Ha perso il socialismo.

 

3 Comments

3 Comments

  1. La Redazione

    31 Agosto 2022 at 11:11

    Presentiamo a commento della notizia l’Editoriale de Il Manifesto a firma Tommaso Di Francesco.

    Annesso all’articolo di base a cura della Redazione

  2. Biagio Vitiello

    31 Agosto 2022 at 12:01

    Gorbaciov e la Perestroika
    Dice mia moglie (moldava di nascita, di genitori ucraini – ndr): “Voi occidentali piangete la morte di Mikail Gorbaciov perché vi ha fatto comodo: ha distrutto l’Unione Sovietica (che quel popolo multietnico ora sta rimpiangendo per vari motivi). Mikail, anni fa, non criticava più Putin, chissà perché? Forse vedeva la minaccia dell’Ovest, che tentava in vari modi di distruggere quello che c’era rimasto dell’Urss?”

    L’Occidente con le sue strategie ha fallito in Libia, in Siria, in Iraq, in Afganistan
    (e ora anche in Ucraina), distruggendo l’economia Europea e, soprattutto, dei paesi fragili.
    Stiamo spingendo la Russia ad una alleanza (di convenienza) con la Cina, l’India ecc. Cosa succederà se scoppia una guerra che ci vedrà coinvolti per mezzo della Nato?
    L’America sta provocando la Cina inviando armi a Formosa… Cosa crede di fare? Un’altra Ucraina?

  3. La Redazione

    2 Settembre 2022 at 05:14

    Sulla morte di Michail Gorbaciov due folgoranti ‘istantanee’ con la pregnanza di un fondo di mille parole.
    La prima una semplice vignette, di Mauro Biani, da la Repubblica di ieri.
    Dallo stesso giornale, “un’Amaca” di Michele Serra, esemplare per la sua brevità, da leggere e rileggere.

    La vignetta e il ritaglio-immagine annessi all’articolo di base

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