Scrittori

Pino Moroni al Festival delle Letterature 2022, a Roma

Pino Moroni al Festival delle Letterature 2022, a Roma
riceviamo in redazione da Pino Moroni e volentieri pubblichiamo

Incuriositi e interessati dal pezzo su Ulisse, di Arturo Péres-Reverte pubblicato ieri (leggi qui), abbiamo chiesto più informazioni all’amico Pino Moroni sulla serata del 16 luglio scorso, al Festival delle Letterature di Roma. Lui era presente ed ecco il suo resoconto più completo, incluso l’incontro con lo scrittore spagnolo (Cartagena, 1951).
In condivisione con il sito web su cui Pino Moroni abitualmente scrive: https://www.artapartofculture.net/

Letterature Festival 2022. “Confini” con Guadalupe Nettel, Nicolas Dauplé, Valeria Parrella, Arturo Perez-Reverte
di Pino Moroni del 21 luglio 2022

Nella serata dal tema Confini del Festival delle Letterature di Roma 2022 la Concept a curatela Simona Cives, in chiusura, con accanto gli scrittori ospiti ed i performers musicali ha ringraziato ancora tutte le Istituzioni interessate, i Centri culturali di Roma e quelli degli altri paesi esteri. Mentre tornavano ad essere illuminati i resti monumentali o semidiroccati dei tanti palazzi che affacciano sullo Stadio Palatino, con la sua tipica pianta ovale: la Domus Tiberiana, la Domus Transitoria e la Domus Flavia (Domizia), palatii destinati a diventare nell’accezione comune edifici residenziali.

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Guadalupe Nettel (Città del Messico, 1973) – Il corpo in cui sono nata – Nuova frontiera 2022 – scrittrice messicana, collaboratrice di importanti testate in tutto il mondo, con premi importanti per la raccolta di racconti Bestiario Sentimentale (2013), La figlia unica (2020) ha parlato con il suo inedito dell’argomento principe della nostra era Cinque cartoline del nostro tempo.

La scrittrice ha esordito ricordando che il mondo sta bruciando, foreste, coltivazioni, case (Usa, Messico, America Latina, Europa, Australia ecc.) ed i movimenti ecologisti (vedi Greta Thunberg ed altri) sono inascoltati, vilipesi, sconfitti.

In Tenebre (1816) il poeta Byron – ha detto Nettel – ha scritto un poema apocalittico sulla fine del mondo con il sole spento e le stelle vaganti nell’oscurità, l’umanità priva di raggi e la terra gelida. Era l’anno senza estate, con un inverno continuo causato dall’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia, che con le sue nebbie neutralizzava i raggi del sole e distruggeva i raccolti. Nello stesso anno Mary Shelley creava il dott. Frankestein e la sua creatura mostruosa, il nuovo Prometeo creato dalla tecnologia ed andato fuori controllo umano. Non è quello che sta succedendo ora? Si è chiesta la scrittrice.

La Nettel ha poi raccontato la leggenda della sontuosa città maya di Uxmal (in lingua maya significa costruita tre volte) fu costruita distruggendo intere foreste circostanti. Malgrado tutte le offerte al Dio della pioggia Chaac, questi nulla poté dove gli alberi erano stati decimati. Gli abitanti abbandonarono tre volte la città per le prolungate siccità. Si sta ora costruendo una ferrovia che attraversa le foreste dello Yucatan, per ricavare legna, scavare e trasportare carbone e petrolio. Una nuova desertificazione ed aumento del surriscaldamento del pianeta. Quante altre storie come questa? Vedi l’Amazzonia.

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Nicolas Dauplé (1958), ha voluto ricordare la nonna Irene Nemirovsky vittima dell’olocausto, con l’inedito Una scrittrice nel pieno delle tempeste.

Nello stesso racconto ha voluto fare un omaggio alla madre Denise Epstein Dauple che, dopo aver ritrovato nel dopoguerra un romanzo incompiuto, scritto a mano dalla madre Irene, lo ha fatto pubblicare con il titolo Suite francaise. Questo romanzo è diventato un caso letterario che ha fatto riscoprire la Nemirovsky, scrittrice già nota negli anni ’30.
Dal 2015, dopo la morte della madre questo nipote rappresenta i cinque nipoti di Irene ed il suo ruolo è quello di rendere onore alla nonna ed alla madre.

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Valeria Parrella (Torre del Greco,  1974)La fortuna – Feltrinelli 2022, scrittrice finalista del Premio Strega nel 2015 e 2019, sceneggiatrice con Francesca Comencini del suo romanzo Lo spazio Bianco – Einaudi 2008 e 2018, ha parlato con profonda partecipazione e pathos, nel suo inedito Rosaria, di una povera ubriacona che viveva come una barbona davanti alla chiesa di San Paolo nel decumano a Napoli.

Seduta sul suo grasso con in testa un cappello di lana viola, coperta di vestiti rimediati, puzzolente, con sempre una bottiglia di vino davanti. Dalle sei di mattina fino alla notte, ricevendo senza pagare e senza ringraziare caffè con brioche, punch al rhum, vino frizzantino e pasti in vaschette di alluminio, da persone caritatevoli che la facevano sopravvivere, fino alla morte precoce ed improvvisa. E al funerale, cui aveva partecipato tutto il quartiere tra i più giovani c’era anche la scrittrice.
È una puttana – diceva il senso comune – per far capire alle figlie che non avrebbero mai dovuto ridursi in quella maniera. “Composta dentro la cassa di legno riposava l’errore da non ripetere. Li dentro c’era tutto quello che la città non sarebbe dovuta diventare mai” – ha concluso emozionata la Parrella.

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Ed infine abbiamo potuto apprezzare uno dei migliori romanzieri attuali, ‘moderno’ nel senso vero della parola. Arturo Perez-Reverte (L’italiano – Rizzoli 2022) è tra i più importanti scrittori non solo iberici ma mondiali (tradotto in più di 40 lingue).

Basta dire che la serie de Le Avventure del capitano Alatriste, oltre che trasformato in film Il destino di un guerriero, è una delle più appassionanti saghe di avventura del secolo d’oro (XVII), al pari dei racconti di Alexander Dumas ed Emilio Salgari come diceva Umberto Eco, creatore de Il nome della rosa.
Anche il suo Club Dumas è stato trasposto nel film La nona porta di Roman Polanski.

Perez-Reverte è persona schiva ma sicura di quello che pensa. Bibliografo, studioso di storia, navigatore, reporter di guerra (Cipro, Falkland, Crisi del golfo 1 e 2, Croazia, Sarajevo) ha fatto confluire queste esperienze negli scritti Territorio Comanche, La tavola fiamminga, La carta sferica, Il maestro di scherma.

Alla domanda quanto ha potuto contribuire con la sua vita a far comprendere chi siamo e cosa viviamo e trasformare le sue idee in sceneggiature per una maggiore visibilità, ha risposto solo che è uno scrittore e non frequenta i Festival come quelli cinematografici. Dimostrando una maturità di giudizio su una società sempre più alla deriva, come del resto aveva già profetizzato molti anni fa.

Ma parliamo, cercando di riassumerlo al meglio possibile (non me ne voglia l’autore), del piccolo capolavoro che ci ha donato con il suo inedito Il ritorno ad Itaca.

Nell’incontrarlo alla firma dei libri gli ho potuto dire che nessuno aveva mai attualizzato l’Odissea, come ha fatto lui, mantenendo i fatti storici più salienti di Omero con una modernità così evidenziata. Creando un personaggio, senza nome, che rappresenta tutti gli eroi stanchi, anche attuali, come un marinaio qualsiasi, che ritornando nella sua terra non se la sente di ritrovare le persone che conosceva ed ora sono cambiate, come è cambiato anche lui.

Nell’incipit il suo protagonista si allontana dal mare lasciandosi alle spalle un porto moderno con capannoni, gru, grandi navi. Fischietta un motivo jazz sulle balze scoscese della montagna, non a suo agio sulla terra come sulle tavole della nave, alla ricerca di un guardiano di porci che Atena gli ha predetto avere in mano le chiavi del suo ritorno a casa. E perché devo tornarci? Si era domandato. La donna dagli occhi verdi, mentre si rivestiva nella stanza sul molo, gli aveva risposto. Non lo so. Quello che importa è che prima o poi tutti lo fanno.

Ricordò tanti anni prima quello stesso sentiero in direzione opposta verso il mare con altri uomini giovani. Le donne immobili sulla collina condannate alla solitudine. Ma loro gli uomini avrebbero avuto destini epici, cantati da poeti, romanzieri e registi cinematografici. Ricordò le notti fredde nel ventre del cavallo di legno, le battaglie, i corridoi insanguinati dei palazzi, i momenti del saccheggio. I temporali furiosi e le bonacce sotto il sole cocente. La grotta del ciclope ed il regno di Circe. Sarajevo, i missili che colpiscono carri da combattimento, le torri gemelle che crollavano. Isole lontane con Nausiche, vergini in fiore.

Stava facendo in solitaria in silenzio il cammino di ritorno, con i capelli grigi e la barba imbiancata. Quanti altri non erano riusciti ad invecchiare inghiottiti dall’avventura, dalla fama, dalla gloria? Si chiedeva. Navigare, combattere, uccidere, morire. Quanti, pianti dai compagni e dalle donne ma ricordati da generazioni ancora da venire. Cosa succede quando non si muore e, mentre ricordi gli anni lontani ed il tempo perduto, arrivi in terre governate da doganieri, funzionari di porto, poliziotti e cittadini esemplari?

Aveva addosso un misto di pigrizia ed incertezza una sopita indifferenza. Il Nostos – si disse sarcastico – il ritorno. Ma quale ritorno. All’improvviso gli si parò di fronte il futuro: giorni di pioggia interminabili accanto al camino. Avrebbe guardato il paesaggio grigio ricordando altri luoghi, mari azzurri, cieli luminosi. Si fermò a mezza costa, stava camminando verso una casa il cui calore aveva dimenticato, una donna ormai estranea, un figlio che non aveva mai visto crescere.

Nessuno dei ricordi che portava dentro aveva a che fare con quello. Allora smise di guardare la strada in salita e si voltò lentamente verso il mare e tornò sui suoi passi. Rimase tutto il pomeriggio al porto e tornò traballante alla nave a mezzanotte. Sei sceso a terra finalmente? Qualcuno disse. Sono sceso a terra ma sono arrivato solo fino al primo bar.

Prima, durante e dopo la lettura degli inediti Alessandro Sciarroni, artista nell’ambito della Performing Art ha diretto quattro performing dance e un musicista live Rodrigo D’Erasmo (Afterhours).

Pino Moroni (da www.artapartofculture.net)

(*) – Informazioni sull’Autore
Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”.
Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni” e “Mediapress2001”.
E collaboratore dei siti web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e “Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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