Racconti

Cara Ponzaracconta ti scrivo… (3). Un nativo “furastiero” a… Ponza

di Pasquale Scarpati

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L’anno scorso quando con tutta la mia famiglia, agli inizi di luglio, mi recai nell’Isola, i miei parenti si rammaricavano, per ovvie ragioni, di non potermi dedicare gran parte del loro tempo. Accadeva che, anche quando ritenevamo di avere un piccolo lasso di tempo per poter fare due chiacchiere, non passava molto tempo che le nostre chiacchiere erano interrotte da vari “accidenti”, da una telefonata o da un andirivieni di persone. Insomma non era il periodo adatto per me come “nativo” ponzese bensì era il periodo adatto, per me, come “turista” ponzese.
Pertanto ero io a scusarmi con loro. Ma non potevo fare diversamente essendo andato con tutta la famiglia. Ma, quando posso, cerco di andare, da “nativo”: in periodi “scemati” (primavera, autunno); non dico morti (inverno) perché in quest’ultimo caso non troverei ugualmente nessuno o perché  si è rintanati in casa oppure perché molti in quel periodo “sono migrati” là da dove io sono venuto (sic!).
Ma, detto per inciso, questi, come ’u papìr’ (il granchio) che, diffidente, tiene una chela nella tana ed un’altra verso l’esca ( prima di lanciarsi su di essa), così essi hanno un “ piede di qua ed uno di là”.
A dire la verità ho “l’egoismo nativo”. A causa dell’età, infatti, piano piano, la maggior parte delle persone mi sono sconosciute. Un po’ perché dopo tanto tempo, temo di non riconoscerle, un po’ perché appartengono a generazioni successive alla mia.
Pertanto posso affermare che non vado per “divertimento” ma per mio “diletto”. Senza la confusione ed il caos, infatti, osservo meglio le “novità”, ma nel contempo “rivedo” (con gli occhi della mente) anche il vecchio e li raffronto; laddove non è più possibile accedere, adoperando lo stesso sistema vi accedo comunque; così davanti ai miei occhi, come fotogrammi , trascorrono il passato, il presente e mi figuro anche un futuro anche se molto vago. Un futuro in cui l’ospite si muove in un ambiente tranquillo e pulito, con pochi rumori (perché oggi questo inquinamento esiste comunque), indotto ad osservare le ginestre in fiore o i grappoli d’uva maturi e ad assaggiarli con una bella scorta di fichidindia. Spinto a salire su, su sulla Guardia o a discendere nella “grotta del Serpente”. A guardare dal “Campo Inglese” un’isola poco distante e di aver voglia di andarvi (così come quando si pregusta un buon piatto) ed inoltre lo “ scenario” che si apre da Cala Gaetano e di lì inoltrarsi per Punta Incenso. Ma perché vaneggio!?

Torno in me: cerco ancora di inoltrarmi per sentieri a me tutt’ora sconosciuti.
Infine se incrocio qualcuno o sosto in qualche bar (come mi è successo), vedendo la disponibilità del gestore a scambiare quattro chiacchiere (perché ha pochi avventori) volentieri, tra un sorso ed un altro, mi soffermo a parlare del più e del meno.
Posso soffermarmi anche a vedere l’ultimo arrivo del pescato e, se sono in partenza, compro qualcosa perché il pesce dell’Isola, per me, ha un sapore diverso. In tutto questo devo dire che il tempo mi è sempre tiranno. Se resto quattro giorni ne vorrei restare altri due; se sono sei vorrei che ne fossero otto e così via.
Purtroppo il tempo della permanenza e con esso anche il mio, scorre inesorabile. In tutto questo devo dire che mi accontenterei, comunque, anche di fare una “picchiata” veloce per salutare oltre ai viventi anche i miei parenti che non ci sono più (la quasi totalità sta tutta lì) e, perché no, nel contempo per comprare qualcosa (come dire darei “ un colpo alla botte ed uno al cerchione”) se Laziomar o altri me lo consentissero!

Sarà pur lecito… fantasticale
…nella mente di Pasquale!
Buon Ferragosto

[Cara Ponzaracconta ti scrivo… (3) – Fine]
Per le altre puntate della serie, leggi qui e qui

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