Ambiente e Natura

Punta dell’ebreo

di Francesco De Luca

Sottopongo la cartina [anche in formato .pdf in fondo all’articolo – ndr] estratta dal libro di Salvatore PerrottaIsole da scoprire, dove ho letto, come potete vedere, questa denominazione: Punta dell’ebreo.
Ebrei? A Ponza?

Per portare un po’ di luce su questo nome dato alla punta rocciosa che dà inizio a Cala Gaetano, ho smucinato una quantità di libri, senza successo. Mi sono infine piegato a consultare anche i libri più inverosimili, i libercoli: ricettacoli di dicerie inventate e di fandonie spudorate. Come è il libro di Nonno Scartiello, di proprietà di zi’ ‘Ntunino.
Ai più attenti lettori non dovrebbe apparire sconosciuto perché ne ho già tratto qualche informazione riportata su Ponza-racconta.

Cosa ho trovato nel libro di Nonno Scartiello? Ho trovato alcuni versi in dialetto. Il libretto è per lo più una raccolta bizzarra di detti, fatterelli, giaculatorie e cantilene, in dialetto.
Bene… in un punto c’è questo insieme di versi:

’Ncopp’u Schiavone
chiagneno i perzone.
Ce sta ’na priggione
ca nun ammette giustizzia.

Hè rimmané’ chiuso
finché  ’ncontinente
’u mercato nun dà segno
ca è cunveniente
accatta’ e venne a ggente schiava.

Llà ’ncoppo stanno sotto chiave
e aspettano ’u mumento bbuono pe’ partì.

’U cummanna
Samuele Ben Kamot
’nu giudeje ’i puorto Ashdod.

’N’omme senza cuscienza
ca surveglia priggione e surdate,
nun canosce mugliera né  frate,
e pe’ sorde
te leva d’a faccia d’u criato.

’U menaieno abbasce
’a coppo ’u ciglio
e schiattaie ’a panza
abbasce a chille scoglie
ca se chiammaieno,
cu’ parola seria:

’a ponta dell’ebreo.

Da questi pochi versi sgangherati, per i non avvezzi al dialetto, si potrebbe desumere:

1) – che su monte Schiavone, in quelle grotte, fossero rinchiusi degli schiavi. Lì tenuti in attesa che il  mercato  in continente fosse più redditizio. Una sorta di prigione privata;

2) – che, contrariamente alle nostre convinzioni il mercato degli schiavi operasse anche in Italia, e ancora nel 1700;

3) – che a capo della struttura ci fosse quel tale Samuele, un ebreo;

4) – che fu gettato dalla cima del monte Schiavone e precipitato nelle vicinanze di quella punta rocciosa, chiamata ancora oggi: Punta dell’Ebreo.

Il posto oggi si presenta inospitale. La spiaggetta (disegnata sulla carta) è invasa da detriti venuti giù dalla roccia sovrastante. Le stesse grotticine a mare (anch’esse menzionate) sono occluse da massi caduti dall’alto.
Proprio perché trascurata la piccola insenatura  offre un mare lindo. Buono per notare come l’acqua prende le caratteristiche degli scogli che vi giacciono.
Sulla spiaggia non è raro ascoltare il verso del piro-piro, e nelle acque, con un po’ di fortuna, è possibile scorgere la nuotata fluente della opisthobrachia (lumaca di mare). Coloratissima e refrattaria a luoghi frequentati.

 

Mappa. Punta dell’Ebreo.pdf

6 Comments

6 Comments

  1. Sandro Vitiello

    1 Agosto 2022 at 16:11

    Senza nulla togliere alle ricerche di Salvatore Perrotta ed ai testi di nonno Scartiello mi sovviene il dubbio che forse ci sia stata un pò di confusione nel riportare parole in uso sull’isola sforzandosi di italianizzarle.
    Partendo dal presupposto che la montagna che sovrasta la “punta dell’ebreo” è conosciuta da noi calacaparresi come “montagna A’bbrea” che significa “Montagna degli Aprea” è probabile che la punta di cui si parla “A ponta A’bbrea”- sia nient’altro che “la punta degli Aprea”.
    Nei tempi che furono – seconda metà del settecento – i Borboni dettero in concessione alle famiglie che vennero a colonizzare la parte nord dell’isola intere colline che spesso presero il nome di chi vi abitava. Il resto lo fecero le storpiature dialettali.

  2. Rosanna Conte

    1 Agosto 2022 at 16:35

    Franco è molto attento ad usare il condizionale: “si potrebbe desumere”. L’invenzione letteraria si può consentire tante libertà ed è giusto che sia così, ma può capitare che, anche senza averne l’intenzione, si sia talmente bravi con le parole da rendere realistica una ricostruzione fantastica. Certamente nel Settecento non c’è stata a Ponza una piazza di raccolta schiavi, anche se molti coloni furono schiavizzati dai barbareschi che li catturavano per mare. Venivano poi liberati mediante il pagamento di un riscatto, ma qualcuno è anche morto da schiavo. A Napoli, invece, ancora nei primi anni del Settecento c’era un fiorente mercato di schiavi utilizzati spesso per lo scambio dei prigionieri.

  3. Francesco De Luca

    1 Agosto 2022 at 20:04

    Il suggerimento di Sandro Vitiello mi trova molto d’accordo. Lo storpiamento dei nomi è un classico difetto in cui cade il dialetto. Anche l’autorevole Pasquale Mattej, parlando dello scoglio grosso, quello vicino a i scuglietelle, nel passaggio fra Gavi e Zannone, lo chiama ‘scoglio rosso’, traducendo malamente dal dialetto (scoglio gruosso).
    Mi appare molto verosimile che il nome ponta ‘a Prea sia potuto contorcersi e diventare Punta dell’Ebreo.
    Approfitto della scesa in campo di Sandro per chiedergli lumi su ‘Punta rucella’ o Punta Gaetano.
    – Tu potresti dare qualche chiarimento in più.
    A Rosanna ricordo che la suggestione del monte detto Schiavone è tentatrice. Inoltre è documentata la fuga di uno (o due, non ricordo, riportata da Corvisieri) schiavo da Gavi.
    Che ci fosse mercato di schiavi in Italia nel 1700 è assodato. Si trattava di pochi soggetti, di solito utilizzati come inservienti, nelle famiglie ricche.
    Attendo lumi su Punta Rucella.
    Grazie per l’attenzione.
    Francesco De Luca

  4. Sandro Vitiello

    1 Agosto 2022 at 22:45

    Ho chiesto a chi ha qualche anno più di me e a nessuno risulta “Punta Rucella”.
    Da sempre quella è la “Punta delle Grottelle”.
    Le Grottelle sono la parte successiva a quella punta, andando verso l’isola di Gavi.

  5. Enzo Di Giovanni

    2 Agosto 2022 at 08:20

    Che vi fossero scorrerie è noto. Potevano essere pirati, cioè predoni che agivano per proprio conto, o corsari, cioè fondamentalmente mercenari al soldo dei francesi, degli inglesi o degli spagnoli. E non solo agivano in mare, ma spesso facevano incursioni anche a terra. Il riferimento a Corvisieri fatto da Franco suppongo riguardi il testo “All’isola di Ponza” in cui Silverio descrive appunto quest’ulteriore peso sulla vita già difficile e tormentata dei coloni. E non parliamo solo del settecento, dal momento che si hanno notizie di uccisioni e rapimenti anche nell’ottocento. L’episodio citato da Franco infatti è del 1812, e riguarda la cattura di un giovane abbandonato poi a Gavi e costretto a tornare a nuoto, a dicembre, fino a Ponza, e l’uccisione del figlio di un Di Giovanni avvenuta durante una razzia di poco seguente: di solito queste scorrerie avvenivano a Le Forna perchè era un’area meno protetta del porto.

  6. Francesco De Luca

    2 Agosto 2022 at 09:45

    A te, caro Sandro, sembra non essere arrivati a niente e… invece… segui il mio ragionamento. “Punta delle grottelle”, bene. In dialetto l’ espressione si traduce in ‘ponta d’ i ruttecelle’. Ripeti più volte: ruttecelle… ruttecelle… e arrivi (o si può arrivare) a ‘rucelle’.
    Ognuno, in mancanza di un testo scritto ci mette di suo: il dialetto (e il suo trasformare le parole dietro al suono), il parlare corrente dei compaesani, il desiderio di Salvatore Perrotta di tramandare una denominazione, Franco che ci gioca su, Sandro che tenta di correggere il tiro e… voilà… una bella sorpresa viene fuori !
    Miracolo della comunicazione partecipata (Ponzaracconta).
    Grazie a tutti… alla prossima !

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