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Trovatevi un pezzo di terra
da coltivare,
20 mq, non di più,
basta il giardinetto di casa vostra,
oppure un orto urbano,
oppure un vostro amico che fuma il sigaro ed ha il terreno che vi serve:
siete a cavallo!
Con un po’ di cose facili da sapere,
un po’ di aiuto,
tant’acqua e ancora…
un po’ più di fortuna,
potrete coltivare le piante essenziali
per attraversare l’estate
sempre più lunga e sempre più spietata.
Pianterete e avrete la massima cura, quindi,
dei pomodori,
due tipi, fra i sopravvissuti dall’OGM:
i piccolini,
dolci, tondi o a forma di dattero,
dalla polpa consistente, forte
(la salsa irregolare fuori schema sarà sempre diversa e sempre buona);
per le insalate piantate il cuore di bue,
generoso come l’animale di cui porta il nome, forte e paziente:
vi darà insalate generose se avrete sempre da parte
i peperoncini piccanti, che frullerete e terrete nella loro terrina asciutta;
l’origano delle montagne degli Iblei,
i capperi salati grossi come soldi del re,
e il sale, il sale del mare di Trapani, quello e nessun altro;
tutti questi e nessun altro.
L’olio di Sara va benissimo, è educato, ma colpisce fino in fondo,
facendo il suo mestiere antico;
e di Calabria, pure, le cipolle rosse di Tropea,
e le acciughe, con le quali ogni giorno almeno un pasto sarà assicurato.
I fagiolini, piccoli e teneri, pianterete poi
per le cene vostre solitarie
con in tavola solo i ricordi più lontani e meno tristi.
L’acqua di cottura sarà dolce per calarci la pasta,
condita con un filo d’olio e la muddica di stantio pane di casa.
All’ultimo le zucchine, quelle lunghe,
le catanesi che da qua cominciano e non finiscono mai:
fatele fritte nell’olio di Sara e consatevi la pasta con l’olio e le zucchine;
il paradiso amici miei a quel punto è lontano
solo un bicchiere di vino di Pachino o di vinello dell’Etna,
che ormai rifatti e nobili viaggiano dovunque,
ma nel nostro cuore sempre vengono a riposare.
E noi con loro: pomodori, zucchine e fagiolini, poco di più e niente di meno.
Di Tano Pirrone. Poesia in prosa. Del 18 luglio 2022
Note della redazione
Sull’argomento botanico-orticolo sul sito leggere anche:
‘A cucuzzella, di Assunta Scarpati del luglio 2011.
E nella serie “Passioni botaniche ponzesi” curata da Sandro Russo, anche pubblicata nel 2011, seguendo il ritmo delle colture/fioriture stagionali:
(7). I chiappariell’
(8). Carote
(9). Passioni botaniche ponzesi
Lagenaria longissima (‘A cucuzzella ponzese): fiore femminile con allegagione in atto
***
Appendice del 23 luglio (cfr. commento di Sandro Russo)
Un’altra foto del filare di fagiolini nani. In primo piano la terra smossa e le buche fatte dalla tartaruga, tra i fagiolini, il prezzemolo (piantato da poco) e il filare degli asparagi (di un anno)
Sandro Russo
23 Luglio 2022 at 06:46
Quando Tano mi ha proposto il suo componimento sui prodotti dell’orto mi è parso naturale associarlo a qualche foto del mio orto, che pure lui conosce e di cui occasionalmente fruisce (ma io non fumo il sigaro!). Per i pomodori nessun problema: ne ho tanti e non avevo che l’imbarazzo della scelta. I fagiolini. Rendevano meglio in foto quelli alti (troppo alti) sulle canne, o gli ultimi piantati, nani, che cominceranno a produrre tra qualche settimana? Ho fotografato i secondi. Invece niente zucchine: non ne vado pazzo. Come diceva zia Rosaria (buonanima), che neanche le amava: Si èrene bbone nu’ stevene cuccate! (se erano buone non stavano stese per terra).
Per la foto dei fagiolini (particolare annesso all’articolo di base) ho fotografato il filare dall’alto. Da un’altra angolazione si sarebbero visti “i buchi”.
Che buchi? (direbbe Franco De Luca)
I buchi tra una pianta e l’altra, ovvero “le buche”.
E chi le ha fatte?
Sarebbe restato un mistero. Non sono i cinghiali a farle – pure loro vengono di notte a razzolare nel campo di kiwi -, ma lasciano tracce di tutt’altro tipo.
Allora?
Non l’avrei mai saputo se non fosse stato per la curiosità di Leonardo, l’ospite-amico rumeno che mi dà una mano, al casale. Per lui i misteri non esistono! Ogni cosa deve avere una spiegazione… Così ha messo la sveglia in varie ore, per diverse notti e si è appostato con una torcia. La responsabile del misfatto è una tartaruga (una o due) abbastanza grossa (circa lunga 25 e larga 15 cmm), forse sfuggita alla cattività.
Un momentaccio per lei (o per loro) è quando viene il trattore per trinciare i sarmenti (il ‘secco’ residuato alla potatura dei kiwi) smuovendo anche lo strato superficiale del terreno. Avrà trovato un suo modo per nascondersi, perché è già qualche anno che ci fa compagnia.
Tano Pirrone
23 Luglio 2022 at 09:53
Il mio cugino ideale, lo sapete, ne ho scritto, è Andrea Camilleri (leggi qui), paesano di una contrada dell’Isola feconda di geni. E Camilleri fumava, il mio Camilleri fumava, idealmente, anche il sigaro. Il cugino Russo, secondo cugino di Paola, mia moglie, m’è cugino pure a me. Me lo so’ trovato, diciamo, ma va bene così: generoso, curioso come una scimmia (si vede ad occhio), non fuma, tantomeno il sigaro, un difetto come altri superabile con la generosità d’animo che m’è riconosciuta (ahi!). Il cugino Russo (da qualche tempo nomato, fra gli intimi, “il cugino Ucraino”) è persona di estrema fiducia, perniciosamente puntiglioso, attaccato ineluttabilmente ai suoi principi. Ogni tanto ci mendiamo affanculo, ma poi riprendiamo sulla scia della reciproca stima. La poesia dell’orto è a lui dedicata, ma ho riparato al difetto che non fuma il sigaro, mentendo… ma la letteratura è vita altra ed autonoma. Buona estate a tutti. L’autunno sarà gelido.
Cristina Vanarelli
26 Luglio 2022 at 16:10
Salve Tano, Sandro e Ponzaracconta, tra zucchine e grandi giornalisti, invece di uscire all’aria aperta mi trattenete al p.c. come spesso accade leggendo i vostri articoli!
La passione per il mare me l’ha trasmessa mio padre ma quella per la Terra mia madre. Lei non amava molto la cucina ma alcune cose erano speciali. Tra queste la sua “Frittata paesana”: zucchine pomodori cipolla basilico e le uova. ‘Uova d’oro‘ le chiamava mio padre con amaro sarcasmo! Tutto ciò di produzione propria dalla casa di Rocca Priora. Ma noi abitavamo a Roma e la frittata se la “coltivava” Luigi, il contadino che veniva due volta al giorno, tutti i giorni, per sfamare le galline ( amate galline che morivano di vecchiaia) e curare l’orto che in effetti dava deliziose verdurine fresche e profumate, ma quelle bontà care costavano finché mio padre disse basta frittate! Questa una delle nostre esperienze orticole. Seguiteranno le patate, piccole e dolci! Durate solo una stagione. Poi basta. Troppa fatica. Però divertente!
Patrizia Maccotta
26 Luglio 2022 at 16:14
Tano è d’accordo con Marco Tullio Cicerone e sa che “Se accanto alla biblioteca avrà (avrai) l’orto, non gli (ti) mancherà nulla”.
Mentre Sandro, come Pia Pera, ha un giardino che è “Cuore pulsante d’eternità” e “che ha come sistole e diastole il ciclo delle stagioni”.