d Patrizia Maccotta
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La scrittura, si sa, si nutre di sprazzi, di associazioni, di rimandi… Così è stato per questo pezzo su Marcello Dudovich, di cui Patrizia ha rispolverato il ricordo qualche settimana fa – leggi qui l’articolo che ospita un suo commento – e che ora chiede di essere pubblicato. E non finisce qui, perché sull’onda, la nostra amica ha messo insieme anche un pezzo sulle nuvole, tra elucubrazione esistenziale, poesia e musica, che sarà pubblicato domani, domenica.
La Redazione
Marcello Dudovich nacque a Trieste nel 1878, a marzo, e sempre a marzo morì, nel 1962, ma a Milano. Vissuto nel XIX e nel XX secolo, conobbe tutte le nuove rivoluzioni tecnologiche. D’altronde era interessato alla tecnologia: alunno curioso, ma indisciplinato, frequentò le scuole dette all’epoca “reali” che sono, oggi, i nostri Istituti tecnici.
Le nuvole avevano un posto di rilievo nella sua immaginazione, e una consistenza tutta particolare… È per questo che Marcello Dudovich le scelse per i dipinti murali al tempo della committenza che ricevette da parte dell’Aeronautica (1920 -1940).
La Barcolana di Trieste. In primo piano il Faro della Vittoria. Il faro della Vittoria è stato costruito tra il 1923 e il 1927, ad opera dell’architetto italiano Arduino Berlam. Oltre che ad assolvere le funzioni di faro per la navigazione, illuminando il golfo di Trieste, il Faro della Vittoria svolge anche le funzioni di monumento commemorativo in onore dei caduti del mare durante la prima guerra mondiale, così come testimoniato dall’iscrizione posta alla sua base: «Splendi e ricorda i cadvti svl mare (Mcmxv – Mcmxviii)»
Nacque dunque a Trieste, città che regalò la celebrità a molti dei suoi figli ed in campi diversi: nel campo delle lettere, a Italo Svevo (1861), a Umberto Saba (1883), a Claudio Magris (1939) e a Paolo Rumiz (1947); dell’arte a Gillo Dorfles (1910); dell’archeologia a Doro Levi che fu direttore della Scuola Archeologica di Atene dal 1947 al 1976 ed organizzò gli scavi di Festós e di Malia a Creta. Pur non essendo nato a Trieste, James Joyce che ci visse dal 1904 al 1915, può considerarsi un suo figlio.
A Dudovich Trieste regalò la celebrità nell’ambito del disegno. Molto bravo, lavorò da subito come litografo (a Milano, alle Officine Grafiche Ricordi) e più tardi a Bologna. Fu il disegnatore di numerosi cartelloni pubblicitari, di riviste e copertine di libri. Divenne presto celebre e nel 1900 vinse una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi. Collaborò con varie riviste letterarie e lavorò con Balla e Chini.
Sposò una giornalista di moda, Elisa Bucchi, che fu la musa delle sue eleganti figure femminili e lavorò con il genero, il pittore Walter Resentera.
Divenne l’illustratore della Belle Epoque e presentò nei suoi manifesti per i nuovi grandi magazzini italiani – come i Grandi Magazzini Napoletani dei Fratelli Mela e la Rinascente (fondata nel 1865 ) in seguito – un tipo audace di donna emancipata, con la sigaretta in bocca. Dopo la seconda guerra mondiale creò 40 nuovi manifesti sempre per La Rinascente. Disegnò ugualmente dei manifesti per Shell, Afga Film, Bugatti, Fiat, Martini e Campari.
Ma le nuvole in questo contesto di illustrazione ben concreta di un’epoca? Appaiono nei dipinti che l’artista creò per il Palazzo dell’Aeronautica, progettato dall’architetto Roberto Marino ed inaugurato nell’ottobre del 1931. Il palazzo fu fino al 1947, anno della sua soppressione e del suo accorpamento con il neonato Ministero della Difesa, sede del Ministero dell’Aeronautica.
Ministero della Difesa, Palazzo Aeronautica. Già sede del ministero dell’Aeronautica, oggi dello Stato maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana. Vista da Viale Pretoriano
Nel palazzo, dall’8 maggio all’11 luglio del 2021, fu organizzata un’esposizione particolare su “Marcello Dudovich al tempo della committenza aeronautica 1920 – 1940”.
E’ in quelle sale che ho potuto ammirare oltre 200 opere del disegnatore e del suo genero-collaboratore Walter Resentera. E soprattutto mi sono persa tra le nuvole di alcuni dipinti murali che Dudovich realizzò dal 1931 al 1933 per glorificare l’aviazione italiana.
E fortemente appoggiate su delle magnifiche nuvole, ecco apparire due esili figure che si abbracciano nel bianco.
Si sentono quasi suonare – un ritmo jazz? – dei musicisti di un’orchestrina sospesa in cielo.
Si viaggia su una nave trainata da un aereo seguiti da gabbiani.
Ci viene voglia di stenderci sul soffice piumino trafitto da un raggio.
E di mangiare l’uccello che viene spennato per essere prontamente cucinato!
Grazie a questi dipinti ho conosciuto Dudovich sotto un aspetto diverso. Sono stata trasportata nel suo sogno di un mondo al disopra della realtà del mondo borghese che era solito illustrare.