Finis vitae

Dovrebbe andare tutto bene…

segnalato dalla Redazione

È un argomento che non abbiamo mai affrontato, qui sul sito, ma di grande interesse e coinvolgimento. Approfittiamo di un rigoroso eppur vibrante articolo di Marco Patucchi, su la Repubblica di ieri, per proporlo ai nostri lettori, che potranno contribuire in Commenti  con la loro esperienza
La Redazione

Locandina del film Tout s’est bien passé, di F. Ozon 2021

Il dolore infinito per dire addio alla vita
di Marco Patucchi – Da la Repubblica di domenica 3 luglio 2022

La sedazione profonda è un’ipocrisia che aumenta la sofferenza delle famiglie

Per la prima volta derogo ad una regola aurea del giornalismo e, solo per qualche riga, scrivo in prima persona. L’autoreferenzialità è una postura da evitare assolutamente nel nostro lavoro. Lo faccio, però, perché voglio parlare di una questione, il fine vita, che attiene alla dignità delle persone e, dunque, nella storia a cui accenno si riconosceranno milioni di persone, di famiglie. Il fine vita, al pari dello ius scholae o delle discriminazioni di genere, sono temi che la politica (non tutta, ovviamente) derubrica a argomenti divisivi, non prioritari, costruendo alibi che consentono di sottrarsi alla responsabilità civile di occuparsi urgentemente di qualcosa che, in realtà, riguarda la vita concreta, quotidiana di ognuno.

Esattamente un anno fa mio padre, Carlo, moriva per il tumore irreversibile con il quale combatteva da tempo. A 90 anni l’addio a questa nostra vita terrena è ovviamente nell’ordine delle cose, ma per lui gli ultimi dodici mesi sono stati un calvario di sofferenza fisica e psicologica. Ha combattuto come un leone, senza lasciarsi mai andare all’autocommiserazione. Poi, quando ha capito che era giunto il momento di arrendersi, quando i dolori del corpo e, soprattutto, dell’anima sono diventati insopportabili per la sua dignità di persona, ci ha detto di volersene andare. Senza se e senza ma. Legge alla mano, l’unica cosa che abbiamo potuto fare per lui che ci chiedeva di porre fine ad una sofferenza senza alcuna speranza, è stata la sedazione profonda. Così, papà si è lentamente immerso nel mare di un’esistenza sospesa che è andata avanti per qualche giorno, con tutti noi affacciati a un mistero fatto di sguardi e gesti che non sapremo mai cosa volessero significare.

Qualche settimana fa, sulle pagine del nostro giornale, Maria Chiara Risoldi, moglie dell’ex presidente della Regione Emilia-Romagna Antonio La Forgia, morto anche lui dopo la sedazione profonda, ha denunciato l’assurda ipocrisia che aggiunge sofferenza a sofferenza per tantissime famiglie che guardano sbigottite il teatrino della politica italiana e, duole dirlo, della Chiesa. Parole forti e chiare, un appello che avrebbe dovuto scuotere la coscienza di tutti. Invece il Paese ha velocemente voltato pagina tornando a raccontare e a raccontarsi mille altre storie: “L’ipocrisia della legge — ha detto Risoldi — è ormai intollerabile. La sedazione profonda è un suicidio assistito mascherato dalla lunghezza del tempo impiegato per morire, che dipende dalla resistenza della persona. Si potrebbe fare in dieci minuti, invece la legge ha un protocollo per cui la morfina viene data diluita, poca in molte ore, così dicono che è assistenza al dolore e non eutanasia. Gli ammalati non soffrono più (concedetemi però il beneficio del dubbio, ndr) ma per i familiari è uno strazio. Mi fa impazzire il fatto che tutto questo si potrebbe evitare, con una legge sul suicidio assistito, una legge diversa per l’etica e la verità. Si dichiari apertamente quello che si fa e si spieghi meglio ai parenti quello che succede dopo la sedazione profonda”.

Come ha scritto l’agenzia di informazione della Conferenza episcopale italiana, la Chiesa è favorevole alle cure palliative, che definisce “una forma privilegiata di carità cristiana nel momento ultimo della vita, nella fase più delicata, in cui la paura del distacco si aggiunge alla sofferenza, e le ritiene una risposta buona, doverosa ed eticamente corretta per offrire assistenza alla persona malata ed evitare derive, da una parte verso l’eutanasia, dall’altra verso l’accanimento terapeutico”. In realtà, proprio la sedazione profonda è una deriva che andrebbe risparmiata alle persone in fin di vita e ai loro cari e quindi la Chiesa dovrebbe andare oltre una paradossale posizione di compromesso. Nel momento in cui si avvia la sedazione profonda, si è chiaramente deciso di accompagnare il malato verso la morte ritenuta scientificamente ormai inevitabile, dunque perché prolungare questo limbo senza ritorno? E perché i partiti discutono da anni di fine vita senza scardinare l’ipocrisia che permea l’intero dibattito? Luigi Manconi, sempre sulle pagine di Repubblica, ha scritto dell’“indifferenza, così simile alla diserzione, di grandissima parte della classe politica italiana”. Così, mentre i partiti si dilettano in scissioni varie o nella caccia a campi più o meno larghi, ci sono famiglie che, ora e qui, nel dignitoso silenzio delle loro case o di un ospedale, assistono dai bordi del letto all’ultimo viaggio di un caro, pregando che sia il più breve possibile. E continuando a chiedersi il senso di tutto questo dolore.

Immagine di copertina
Locandina di È andato tutto bene (Tout s’est bien passé) è un film del 2021 scritto e diretto da François Ozon. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Emmanuèle Bernheim (2013), è stato presentato in concorso al 74º Festival di Cannes. Con Sophie Marceau, André Dussollier,  Géraldine Pailhas, Charlotte Rampling e Hanna Schygulla. Rappresenta senza infingimenti la realtà francese, non troppo diversa da quella italiana.

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