Musica

Una canzone per la domenica (203) Gli Echi dell’uomo topo

proposto da Sandro Russo

Nel notevole libro di Michele Mari (1), uno dei nostri fari nel campo della scrittura, dedicato ai Pink Floyd, o meglio al “quinto dei Pink Floyd”, Syd Barrett, viene proposta una originale denominazione dei componenti della Band stabilita in base alle imperscrutabili somiglianze attribuite dall’autore (Mari, appunto) con diversi animali, per cui Roger Water (chitarra basso nonché ‘il lirico’ del gruppo) è chiamato l’uomo cavallo, David Gilmour (chitarra) è l’uomo gatto, Nick Mason (batteria) l’uomo cane e Richard Wright, il tastierista, l’uomo topo.

È dell’uomo topo che parliamo oggi, detto anche nel gruppo “il nautico” per la sua passione per il mare e l’andare in barca. È anche stato il primo a lasciarci, ancora giovane (Richard Wright, Londra, 1943 – 2008); ma anche l’unico del gruppo con una solida preparazione musicale, universalmente riconosciuto come uno dei migliori tastieristi della musica rock (2), da molti considerato come l’anima dei Pink Floyd. Anche co-fondatore del gruppo insieme a Waters, Mason e Syd Barrett (Dave Gilmour venne dopo, in sostituzione di Barrett… è una storia lunga e complicata).

Meddle è nella discografia dei Pink Floyd, un album cerniera.
I Pink Floyd registrano il loro primo grande successo con  Atom Heart Mother del 1970.
Meddle (del 1971) è un album dove i Pink Floyd battono una strada musicale forte, autoriale, ma ancora lontana dalla loro vera identità che verrà fuori due anni dopo, con The Dark side of the moon (1973) (considerando Obscured by Clouds, del 1972, una raccolta di brani scritti appositamente per la colonna sonora del film La Vallée, del regista francese Barbet Schroeder ininfluente ai fini dell’evoluzione musicale del gruppo).
In Meddle i due brani più rappresentativi di un’evoluzione: One Of These Days ed Echoes.

Un’altra stranezza riguarda la copertina del disco, rimasta per molto tempo un mistero per i più (salvo dire subito dopo, avuta la dritta: ma certo, ovvio… lo volevo dire!)
Che cosa rappresenta la copertina?


I Pink Floyd chiesero allo studio Hipgnosis (di Storm Thorgerson e Aubrey Powell) “qualcosa sott’acqua”. Dopo varie ipotesi surreali e fantasiose, venne fuori la foto di un orecchio preso sott’acqua, a distanza ravvicinata:

Con una rotazione dell’intera figura di 90° si chiarisce definitivamente il mistero

L’organo senza il quale non potremmo ascoltare musica raccoglie le onde di suono come minuscole onde d’acqua concentriche. Thorgerson spiegò che il padiglione auricolare rappresenta la musica, in questo caso quella dei Pink Floyd, e le increspature d’acqua sono i disturbi, le intromissioni durante l’atto di sentire.

Queste sono delle emozioni innescate da Echoes, che ho ritenuto importanti da partecipare ai lettori (di Alessandro Pinton).
“Silence, please.
É il minuto 22.46 di Meddle quando pianoforte e chitarra acustica continuano a parlottare tra loro, con un cane che abbaia in sottofondo per partecipare all’assolo (o interferire?), in un country blues piacevole ma così distante dai Pink Floyd, un blues che si trascina ancora mezzo minuto e termina con un lungo guaito e gli strumenti che si zittiscono all’unisono, come se non volessero disturbare ciò che sarebbe accaduto da lì a cinque secondi, poi il silenzio e poi…
Ping.
Il suono di un radar sottomarino? O un segnale dallo spazio?
Ping.
Il battito di un cuore ancora in vita sullo schermo di un costoso apparecchio ospedaliero?
Ping.
Il rumore amplificato di una goccia di pioggia che cade nell’oceano?
Il “ping” è una singola nota di Richard Wright con il suo Hammond, amplificata con un Leslie, autoparlante di solito utilizzato con questo pianoforte a coda.
Lì, in mezzo a suoni che sembrano parlarti, c’è anche la slide guitar di David Gilmour.
Inizia così la seconda metà e lato B di Meddle, una musica senza dimora e senza collocazione spazio-temporale, lontana melodia di qualcosa che si sta avvicinando, un suono che si ripete per arrivare all’orecchio umano, dove finalmente potrà essere sentito, elaborato, capito, comunicato.
Come un eco.
Echoes sono le parole di un suono. Il suono sta arrivando, in lontananza.
I Pink Floyd stanno arrivando!?”
(Alessandro Pinton, da https://legendarycover.it/)

Recording of the final show of his On an Island Tour in 2006 (3), where he played to an audience of 50,000 at the Gdańsk Shipyard (Polonia): The Final “Echoes” performance with Richard Wright.
Ha detto David Gilmour che non avrebbe mai più voluto suonare Echoes, senza Richard Wright.

E’ un pezzo di circa 25 minuti, tra i pezzi più lunghi proposti in questa rubrica; forse solo quel monumento per pianoforte di Keith Jarrett in Kohln Concert lo supera (4). Ma si può sempre tenere in sottofondo mentre si traducono i testi…

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YouTube player

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Qui in immagine, il testo originale e la traduzione di Echoes – Echi (Composta da: David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason):

L’ultimo saluto di Richard Wright

Wright muore il 15 settembre del 2008 di cancro e, nel 2014, i restanti Floyd pubblicano The Endless River(leggi e ascolta qui), autentico, commosso tributo (5) all’amico scomparso, realizzato con molte tracce registrate dallo stesso Wright in occasione della realizzazione di “The Division Bell”.

Trovo bellissime le immagini del videoLouder Than Words, a lui dedicato dai superstiti Gilmour e Mason (6) , il sogno di uno che andava per mare, che continua a navigare sopra le nuvole e altre immagini… di bambini, di barche di legno, di relitti arenati. Il sogno di un marinaio!
Ha detto di lui David Gilmour il giorno della sua morte:
«No one can replace Richard Wright. He was my musical partner and my friend. In the welter of arguments about who or what was Pink Floyd, Rick’s enormous input was frequently forgotten. He was gentle, unassuming and private but his soulful voice and playing were vital, magical components of our most recognised Pink Floyd sound. I have never played with anyone quite like him. The blend of his and my voices and our musical telepathy reached their first major flowering in 1971 on ‘Echoes’. In my view all the greatest Pink Floyd moments are the ones where he is in full flow. (…)
(…) Like Rick, I don’t find it easy to express my feelings in words, but I loved him and will miss him enormously.»

«Nessuno può sostituire Richard Wright. È stato il mio partner musicale e amico. Nelle discussioni su chi o cosa fossero i Pink Floyd, il contributo enorme di Rick è stato spesso trascurato. Era gentile, modesto e riservato ma la sua voce profonda e il suo modo di suonare erano vitali, magiche componenti del nostro riconoscibile sound. Non ho mai suonato con nessuno come lui. L’armonia delle nostre voci e la nostra telepatia musicale sono sbocciate nel 1971 in Echoes. A mio giudizio tutti i più grandi momenti dei Pink Floyd sono quelli in cui lui è a pieno regime. (…)
(…) Come Rick, non trovo facile esprimere i miei sentimenti con le parole, ma lo amavo e mi mancherà enormemente.»

Come il resto del disco anche Louder Than Words nasce dalle sessioni di registrazione del 1993 per l’album The Division Bell. E’ dunque suonata da David Gilmour, Nick Mason e da Rick Wright, con l’aggiunta di un nuovo testo scritto da Polly Samson, la moglie di David.

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YouTube player

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Louder Than Words, lyric e traduzione (cliccare per ingrandire)

 

 

Note

(1) – Michele Mari. Leggi qui per:
Una canzone per la domenica (181). Rosso Floyd
Come fu che Giovannino scoprì il sesso

(2) – Tastieristi: 10 importanti nomi da conoscere, su Onda Musicale, 6 marzo 2017.

(3) – On an Island (con questo titolo!), non possiamo non averla, nel sito!

(4) – Per una religiosa immersione in Concerto di Colonia – Kohln Concert di Keith Jarrett, leggi e ascolta qui.

(5) – C’è da dire che i Pink Floyd sono stati insuperabili nel ricordare gli amici meno fortunati. Wish you were here è proprio dedicata a Syd Barrett (e secondo Mari, decine di altre canzoni sono state fatte per- / ispirate da- l’amico cui si era ‘fuso il cervello’); ma anche questo tributo a Richard Wright non è da poco.

(6) – Roger Waters nel 1985 si era separato dal resto del gruppo, che aveva mantenuto il nome originale Pink Floyd.

 

Aggiornamento del 5 luglio 2022 (cfr. Commento di Patrizia Maccotta)

Alcune immagini di lavori di Marcello Dudovich

 

Appendice del 6 luglio 2022 (cfr. Commento di Sandro Russo)

Rock News
Pink Floyd, pubblicato in rete il leggendario concerto a Pompei restaurato in 4K. Guardalo QUI

 

Il grandioso Live At Pompeii del 1972 è stato completamente restaurato in altissima risoluzione da un utente YouTube

È stato pubblicato in rete, in altissima risoluzione, uno dei documentari live più affascinanti e incredibili nell’intera storia del rock: il Live at Pompeii del 1972 dei Pink Floyd in versione 4K.

Il canale YouTube di un gruppo di fan dei Pink Floyd, dedicato alla restaurazione e conservazione delle opere visive della band di David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, ha pubblicato in versione integrale a 4K lo storico concerto registrato nell’anfiteatro romano di Pompei in quattro giorni nell’ottobre del 1971.

Secondo quanto dichiarato dal canale YouTube PinkFloyd4K il concerto è stato montato utilizzando per l’audio una versione completamente rimasterizzata in quadrifonia 24bit/96kHz e un output video 3840×2160 a 48 fotogrammi per secondo.

 

 

 

6 Comments

6 Comments

  1. Tano Pirrone

    4 Luglio 2022 at 17:15

    Questo è l’unico vero Echoes.
    Live at Pompei.

    https://youtu.be/PGwPSPIhohk

    Tre anni fa siamo andati a Pompei e abbiamo visto dove hanno fatto il concerto: c’era tutta la mostra. Sandro ed io eravamo incantati!

  2. Emanuela Siciliani

    5 Luglio 2022 at 05:41

    I Pink Floyd sono stati la colonna sonora della mia adolescenza. Musica sublime. Articolo molto interessante bravo Sandro

  3. Renzo Russo

    5 Luglio 2022 at 05:48

    Innanzi tutto ringrazio Sandro e di riflesso Tano per avermi fatto tornare indietro nel tempo, a quando ascoltavo tutto il giorno album come Atom Heart Mother o Meddle.
    Fatta questa necessaria premessa, stasera ho avuto modo di riascoltare Echoes ben tre volte: la prima scorrendo l’articolo di Sandro, la seconda di rimando dal link proposto da Tano (che, come suo solito, non lascia alternative…) e la terza volta mentre sto scrivendo questa mia nota di ascolto. Infatti ho messo la versione originale dal vinile o CD (dipende dall’età di chi ascolta).
    Probabilmente dirò una banalità, ma solo al terzo ascolto ho ritrovato le sonorità dei miei 20 anni, senza assoli superflui, immagini fumose o colorate che vanno bene dal vivo, come spettatore ad un concerto dei Pink Floyd.
    Il brano del disco è più omogeneo e tondo, senza momenti di vuoto o di rilassamento, sebbene sia più breve degli altri due solo di circa 60 secondi.

  4. Patrizia Maccotta

    5 Luglio 2022 at 06:20

    Sandro, bellissimo il video Louder than words. Mi ha fatto pensare alle affiches di Dudovich.
    Che lavoro il tuo articolo!

    Risponde Sandro
    Ho cercato notizie di Marcello Dudovich e qualche sua illustrazione per cercar di capire perché a Patrizia il video glielo ha richiamato: forse l’uomo e la donna che camminano sulle nuvole, dopo aver parcheggiato l’aereo dietro la prima nuvola a sinistra?

    Marcello Dudovich (Trieste, 1878 – Milano, 1962) è stato un pubblicitario, pittore e illustratore italiano. È stato uno dei padri del moderno cartellonismo pubblicitario italiano.
    L’opera del triestino viene ricordato soprattutto per aver messo in scena gli agi della borghesia italiana nel periodo della Belle Époque: l’eleganza, la mondanità, le corse dei cavalli, gli abiti eleganti e soprattutto la femminilità delle donne altolocate (da Wikipedia).

    Nell’articolo di base, in Appendice, alcune illustrazioni di Dudovich

  5. Sandro Russo

    6 Luglio 2022 at 11:46

    Vero! …con Tano e altri amici, andammo a Pompei per le antichità e rimanemmo affascinati dall’attualità: il video del concerto Pink Floyd a Pompei, di come erano ben curati gli scavi e il Museo del Gladiatori di Capua, per non dire della cordialità dei campani e delle pastarelle dolci napoletane… secondo noi, abituati ai prezzi di Roma, quasi regalate!

    Una precisazione: il concerto si tenne 4 al 7 ottobre del 1971 e nacque da un’idea del regista scozzese naturalizzato francese Adrian Maben (1942).
    Nell’estate 1971, Maben si recò in vacanza in Italia con la fidanzata e, nel tentativo di recuperare il suo passaporto che credeva aver smarrito durante una visita alle rovine di Pompei, tornò al crepuscolo nell’antico Anfiteatro romano di Pompei e lo ritenne una location perfetta per filmare la band in azione (le vicende organizzative e varie curiosità sono ripresa da Wikipedia).
    Il film uscì nella versione per le sale cinematografiche nel 1974, incentrato sulla musica del gruppo rock inglese con delle suggestive riprese della band nell’anfiteatro totalmente vuoto (a parte i musicisti e i tecnici) tra le rovine, con inserimenti dei famosi affreschi pompeiani; (in altre riprese) alla solfatara di Pozzuoli [ricorda qualcosa? Sì, la stessa location della scena con Ingrid Bergman in Viaggio in Italia di Rossellini (1954)].
    Una “chicca” nel film (dai tempi 49’ a 51’) è il brano Mademoiselle Nobs, sorta di rifacimento strumentale di Seamus dall’album Meddle in cui una femmina di levriero russo chiamata appunto Nobs, di proprietà di una famiglia circense parigina amica del regista, “canta” un blues, accompagnata da Roger Waters alla chitarra e David Gilmour all’armonica, mentre il tastierista Rick Wright le porge il microfono e la tiene ferma.
    La versione di Echoes (Part I) che apre il film (e lo conclude, anche con la Part II) è un’esecuzione dal vivo (mentre Meddle era uno Studio album) ed è suonata da tutti e quattro i musicisti, ancora teneramente uniti.
    La versione di Echoes che ho presentato nell’articolo di base (anch’essa live) è di 43 anni successiva, ed è intesa soprattutto come un tributo a Richard Wright

    …Ma non è finita.
    La sorpresa finale (anche per me, mentre rovistando nel web) è questa (…richiederà solo 1h e 4 min del vostro tempo!):

    Rock News
    È stato pubblicato in rete, in altissima risoluzione, uno dei documentari live più affascinanti e incredibili nell’intera storia del rock: il Live at Pompeii del 1972 dei Pink Floyd in versione 4K.. Guardalo QUI.

    Il grandioso Live At Pompeii del 1972 è stato completamente restaurato in altissima risoluzione da un utente YouTube.
    Il canale YouTube di un gruppo di fan dei Pink Floyd, dedicato alla restaurazione e conservazione delle opere visive della band di David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, ha pubblicato in versione integrale a 4K lo storico concerto registrato nell’anfiteatro romano di Pompei in quattro giorni nell’ottobre del 1971.
    Secondo quanto dichiarato dal canale YouTube PinkFloyd4K il concerto è stato montato utilizzando per l’audio una versione completamente rimasterizzata in quadrifonia 24bit/96kHz e un output video 3840×2160 a 48 fotogrammi per secondo.

  6. Luciana Figini

    9 Luglio 2022 at 19:59

    Ciao Sandro, non sono riuscita a rispondere finora perchè in questi giorni abbiamo avuto problemi con la connessione.
    Mi è piaciuto molto l’articolo sui Pink Floyd e volevo scrivertelo.
    “Meddle” è uno degli album che reputo migliori del gruppo.
    Una curiosità di tanti (tanti!) anni fa.
    Quando ero una teenager ascoltavo sempre “Per voi Giovani” il pomeriggio alla radio.
    Un giorno il conduttore (credo fosse Massarini) passò tutto il lato B del disco, chiedendoci di ascoltarlo a occhi chiusi, possibilmente al buio e poi di scrivere le nostre impressioni e mandarle alla trasmissione radiofonica.
    Io ero tutta intenta a sentirmi quella meravigliosa suite, immaginandomi di tutto, quando inaspettatamente entrò in casa mio padre!
    Io ero sdraiata al buio sul divano con quella musica a tutto volume e di colpo lo sentii gridare in dialetto milanese che me ne dovevo andare a fare in… io e la mia musica di m…
    Ancora oggi rido, se ci penso!
    Ciao
    Luciana

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