Aneddoti

Ponza raccontata da Paolo (9). Zi’ Rocco nun teme tempeste

di Paolo Iannuccelli

Zi’ Rocco – vispo ottantenne delle Forna – un giorno si portò a remi al largo di Cala Caparra per pescare a surice. Il tempo era bello, e non c’era motivo di stare in allarme; è vero, gli strumenti di bordo avevano segnalato l’approssimarsi di una tempesta, ma l’anziano pescatore sonnecchiava un poco e lesse tutto in ritardo. Quando zi’ Rocco cercò di rientrare alle Forna le onde glielo impedirono e lui – vecchio lupo di mare – intuì che la corrente lo avrebbe condotto fino a Palmarola. Si sbottonò la giacca, riaccese la pipa, si tirò sugli occhi la coppia per proteggersi. Dopo poche ore di difficoltà vide finalmente la sagoma dell’isola di Palmarola. La sua abilità fece in modo che la barca non subisse grossi danni, solo una ammaccatura contro gli scogli.  Zi’ Rocco riuscì a tirare il piccolo battello lontano dalla portata dei marosi, posizionandolo in una stretta insenatura; poi risalì il costone sino alla sua casetta. Non aveva con sé la chiave ma forzò abilmente la serratura.

Entrò, accese un gran fuoco per asciugare gli indumenti, poi preparò una caponata tutta ponza-ponzese, un piatto prelibato.
Zi’ Rocco andò a letto, il sonno fu turbato dalla vista di marosi improvvisi, non proprio una notte tranquilla.
La mattina seguente spuntò il sole in una giornata ideale, zi’ Rocco pescò qualche calamaro e il pranzo lo vide gioire con una pasta che conservava per le grandi occasioni, bevendo una bottiglia del suo vino.

Intanto, le ricerche del pescatore erano in pieno svolgimento. una barca a motore con tre amici a bordo raggiunse Palmarola.
Appena sotto costa videro levarsi del fumo proprio dal comignolo della casa di zi’ Rocco.
– Eccolo il mascalzone! …noi ci stiamo adoperando alla sua ricercae lui sta qui a gozzovigliare -, dissero i temerari.
Quando i tre salirono in casa, zi’ Rocco disse – Trasite  trasite, c’è da bere anche per voi.
La notizia li aveva preceduti via radio, le Forna esplose in un urlo di gioia, un boato da stadio. Le campane suonarono a festa.
Zi’ Rocco, appena messo piede a terra, cercava di vedere la moglie seduta in lacrime di gioia su una panchina.
Corse ad abbracciarla e disse: – Marì, Marì… pecché chiagnite? Nn’u sapite che zi’ Rocco nun teme tempeste?!
Ordinò all’orchestrina di suonare  Marechiaro, O Sole Mio, Funiculì Funiculà.
Finì naturalmente “a tarallucci e vino”.

 

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