Politica

Cambiamento? Quale?

di Francesco De Luca

La campagna elettorale ultima si è abbuffata, in modo surrettizio, del proposito di cambiamento. Si è detto: è ora di cambiare… basta col passato… cambiamo…

E’ chiaro che del cambiamento spiattellato si vedranno i segni nel futuro. Nel senso che il fatto che una parte abbia vinto non automaticamente porta il cambiamento. Che, dovendosi confrontare coi fatti, si vedrà… appunto … nei fatti.

Ma questa premessa, abbastanza ovvia, e per nulla provocatoria, mi serve per argomentare un altro principio. Che viene suggerito da scuole filosofiche di stampo idealistico e non pragmatico.
Esplicito: chi ha esplorato la mente e lo spirito dell’uomo nella sua intenzione/attuazione innovativa ha evidenziato che il cambiamento, prima di essere e di mostrarsi nella realtà oggettiva dei fatti deve dare evidenza di sé nelle intenzioni, nei propositi, nei disegni rappresentativi. Con una frase fortunata si potrebbe dire: dovete essere il cambiamento che volete vedere nel mondo. E’ parto del Mahatma Ghandi (1869 – 1948).

Esplicitando la sinossi si potrebbe dire che il cambiamento deve trovare manifestazioni nei sentimenti e nei comportamenti di coloro che l’auspicano. Affinché non avvenga quello che si lamenta sempre quando non si realizzano le promesse ovvero che le circostanze sono state avverse.

Le circostanze, le occasioni, gli imprevisti, le eventualità sono dati esterni, di natura oggettiva. Possono sì intervenire nei processi di cambiamento e modificarne i risultati, ma non possono in alcuna maniera annullare la motivazione di fondo, che è soggettiva, che palpita nel soggetto il quale dà inizio volontariamente al corso di cambiamento. La volontà innovativa trova nelle persone la sua sorgente.

Ora, la citazione di Ghandi non si legga come strumentale all’argomentazione presentata, giacché nessuno come lui può ergersi a campione di coerenza fra ciò in cui credeva e ciò che cercava di ottenere con le azioni. Sono esempi che non possono replicarsi eppure, nonostante la distanza, la valenza della massima è precisa: chi non diviene lui stesso soggetto di cambiamento non riuscirà a cambiare nulla.

Cosa voglio dire in concreto? La domanda presuppone che si abbia chiaro in cosa debba consistere il cambiamento. Detto così il concetto è vago e può comprendere ogni cosa. Ma non voglio bivaccare nell’astratto. Ho iniziato prendendo spunto dalla campagna elettorale e dunque è nella politica che si andrà a precipitare. Ebbene, anche qui, l’asserto ha conseguenze chiare: se si vuole cambiare l’andamento politico degli avvenimenti occorre adeguare lo spirito a ciò che muterebbe in modo sostanziale e radicale il procedere dei fatti politici. E dunque portare trasparenza, correttezza, coerenza nelle procedure amministrative.  Più che nel passato? Certo… più che nel passato.

Ben venga il mutamento… quello che parte dall’intimo!

 

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