Cinema - Filmati

Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant, omaggio senza lacrime

di Tano Pirrone

Dovevo scrivere da settimane un ricordo meritorio di Vittorio Gassman, ma impicci personali me lo hanno impedito e, mentre mi accingevo a riordinare le idee per scriverne, è arrivata pure la notizia della morte di Jean-Louis Trintignant. Che non è pizza e fichi, soprattutto se parliamo del binomio, della doppia canna italo francese o franco italiana, perché entrambi sono finiti l’un già da defunto l’altro da aspirante, alla consacrazione eterna soprattutto per i fan italiani, gli appassionati di cinema e di personaggi e situazioni cinematografiche, che hanno sistemato sulla mejo nuvoletta i due mitici imponendovi la targhetta: Il sorpasso.
Potremmo giocare sulle parole sostituendo la targhetta con un titolo ormai mitico, con un altro più adatto al particolare momento: Il trapasso. Che trapassati sono e noi vogliamo raccontarne in breve, ma in modo originale e memorabile, le gesta, non un interminabile panegirico, ma due o tre cose che sappiamo di loro. E non solo di loro!

Il coccodrillo dovrebbe non essere un mero elenco di date ed avvenimenti importanti nella vita del personaggio, ma dovrebbe essere arricchito di citazioni e dichiarazioni, facendo trasparire le qualità, positive o negative, e l’importanza del defunto. Ma arrivando ben ultimi alla funzione dobbiamo stornare l’attenzione ed essere originali a tutti i costi, che poi nel mio caso significa in poche parole, essere coerente con la mia visione della vita e della morte, con i grandi punti fermi dell’esistenza, l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.
E per far questo dobbiamo dire che dietro l’etichetta de Il sorpasso, c’è un’altra memoria da rinverdire ed è il terzo ramo di quell’albero, l’altro protagonista senza voce in capitolo, ma fondamentale perché senza lui – o senza lei, “essa” – quel film sarebbe stato forse monco: parlo dello spider della Lancia guidato follemente da un Gassman esagitato, sopra le righe, preda di un’esaltazione, che il dott. Dino Risi spiega perfettamente, e senza mai annoiare.
Quello spider dalla linea e dalle prestazioni straordinarie è il terzo personaggio che sul montarozzo con tanto di targhetta va sistemato, perché il fortunatissimo trio non sia mai dimenticato; quello spider, opera della sapienza progettuale e realizzativa dell’industria italiana, rimasto con qualche altro modello nell’olimpo della genialità italiana.
Quello spider della Lancia, l’Aurelia B24, lanciata sul mercato nel 1955: 2451 cc di cilindrata, 118 cv, 180 km/h di velocità massima. Linea, fascino, promesse, identificazione di quel grande periodo di crescita che fece uscire l’Italia dall’orrore della guerra vintapersa e seppe avviarla verso una ripresa sociale ed economica – il Boom! –, che meritò, almeno fin quando la politica strinse la neonata Italia e la divorò, come l’immondo rettile fa con le sue creature.
I tre personaggi, i due massimi attori, che non hanno certo bisogno di essere osannati in questa sede, e l’opera del genio italiano, rimangono nelle teche e ad ogni piè sospinto vengono messi in moto ed esposti: non c’è corso di cinema, che per un motivo od un altro non includa il film di Risi, non ne parli trasformandolo, sempre, in oggetto di culto.
Ma i due amici umani non vestirono solo i panni di Bruno Cortona (Gassman) e Roberto Mariani (Trintignant); dominarono i teatri di posa e i palcoscenici che li videro protagonisti, rendendoli simulacri apodittici, ed oggi si combatte sulle chat su quali fossero i loro più grandi successi, e, in particolare, a proposito, di colui che veniamo qui, oggi, nonostante l’apparente poco consono linguaggio, ad onorare. Due nostri grandi interpreti di una lunga generazione di italiani ed europei: Vittorio e Jean-Louis furono attori immensi, inestimabili, l’uno diversissimo dall’altro, capaci di coprire l’intero arco dei personaggi che al cinema e nel teatro hanno trovato vita indimenticata e morte sofferta e pianta.

Interi libri sono stati scritti e fantasie allegoriche arricchiscono gli articoli di colore, ma io due o tre pietre, piccole pietre raccolte stamani, posso posare sulla tomba di Vittorio al vicino Verano: una piccola pietra che ricordi Artemio Altidori, il pugile suonato ne I Mostri sempre di Risi, in coppia con Ugo Tognazzi (vedi), Brancaleone dell’immaginifico Monicelli (vedi), e la terza piccola pietra la poso pian piano in ricordo non di una partecipazione vincente ad un film o ad un’opera teatrale, ma al bisticcio fra lui e Carmelo Bene, alla disputa Monotonia e Monodia, su Maniacale e Mania Sacra). L’offerta è talmente ampia, che bisogna concentrarsi necessariamente su due prestazioni esemplari (letteralmente, esempio, modello), poi ognuno si affacci sulle loro produzioni e segua percorsi i più strani e tortuosi, avrà comunque fatto un viaggio “esemplare” nell’arte della recitazione e dell’immaginifico.

Così consiglio, giusto per un personale discreto omaggio per questo nostro fratello maggiore ora scomparso, la visione di due film, a me cari e vicini: Il conformista di Bernardo Bertolucci (1970), fuoco vivo del Sessantotto ancora vivo, e Amour del Maestro Haneke, celebrazione sofferta e sincera dei territori senza limiti dell’Amore (scusate la maiuscola, ma sono obbligato a metterla, per scelta e devozione).
Ma poi, andate e incontrate Jean-Louis sulla terrazza di Scola o sulle sabbie di Lelouch, entrate nelle spire dei colonnelli greci, e inoltratevi nelle lande deserte di Zurlini: ci troverete sempre un amore d’attore, indimenticabile e discreto, colpito al cuore per la morte della figlia. Lì cominciò a morire, concludendo il penoso iter l’altro giorno, il 17 giugno.

Siamo ricchi delle bellezze che persone come loro due hanno saputo offrirci. Persone: maschere asessuate, senza età, senza contesto sociale. Puri simboli.

I Mostri – La nobile arte.1

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I Mostri – La nobile arte.2

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Brancaleone – Il discorso all’armata

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Lo scontro epico tra Carmelo Bene e Vittorio Gassman

https://vdnews.tv/video/carmelo-bene-gassman

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