San Silverio

San Silverio, patrono di Ponza

di Francesco De Luca

Fu davvero un colpo di genio l’aver individuato nel Libro dei santi quello che più potesse perorare presso Dio i voti dei fedeli provenienti da una comunità di diseredati, gettati a guadagnarsi la vita nelle desolate isole ponziane. Contese fra il Vaticano, la famiglia dei Farnese e il Regno di Napoli, ambite da chi voleva insediarsi nei territori non protetti a sufficienza dalle incursioni dei predoni Mori, e perciò lasciate ad un destino precario.

Dal 1500 quelle isole erano alla mercé di chi veniva dal mare: vascelli in cerca di riparo dalle tempeste, pirati rifugiati per rassettare falle nei navi, o per approvvigionarsi d’acqua e cacciagione, o per ritemprarsi per il prossimo assalto ai navigli in rotta per/da Gaeta o Napoli. Oppure frequentate, da marzo a settembre, da pescatori provenienti da Ischia in cerca di corallo e aragoste, o da Gaeta a caccia fra le secche pescose di quelle cinque isolette, la cui denominazione era strampalata perché le narrazioni ufficiali mischiavano il sacro col profano, i martiri coi vili (Ponzio Pilato), la religione con gli episodi di efferatezze dei pirati.

Dal martirologio la Curia papale, insieme ai notabili del regno borbonico di Carlo III, estrassero tre santi: santa Candida, santa Domitilla e san Silverio.

Le notizie su santa Candida, seppur in modo incerto, la collocarono come vergine che offrì la vita a Cristo nelle terre di Ventotene. E venne assegnata a Patrona di quell’isola. Con la circostanza, appropriata quanto mai, di festeggiarla il 20 settembre, allorché inizia la stagione solare dell’autunno.

Per Ponza, dove la comunità dei coloni ischitani (1773) aveva bisogno di essere puntellata nel suo amaro destino da santi che potessero intercedere presso l’Altissimo in modo appropriato in forza della loro forte personalità, si decise di assegnare la santa (Flavia Domitilla) che aveva disdegnato i privilegi della nobiltà romana per trovare a Ponza (anno 302, sotto Diocleziano ), insieme alla sua corte, una morte di patimenti, in onore di Gesù Cristo.

Tanta era stata la fama che questa giovinetta aveva sparso fra i nobili romani che intorno a lei, a Ponza, si radunarono altri cristiani, reietti da Roma. Nella zona intorno al porticciolo romano, che fungeva da supporto alla villa imperiale estiva (località Madonna), nelle grotte intorno all’attuale chiesa del Porto (Ponza), si costituì la Martirìa, ovvero la zona dove alloggiavano quelli che poi, a causa della vita stentata, raggiungevano la gloria del martirio.

E lì trovò la sua prigione anche papa Silverio, proveniente dalla Licia (Pàtara).Vi era stato esiliato da Belisario (505 – 565), il condottiero bizantino inviato da Giustiniano a ri-conquistare le terre perdute in Italia. Belisario, proveniente dal sud, riuscì a scacciare i Goti anche da Roma.

Qui trovò, insediato sul trono di Pietro, papa Silverio, eletto (giugno 537) al soglio pochi mesi prima, con l’avallo dei Goti che possedevano Roma.
I Goti, con l’elezione del diacono Silverio, diedero una lezione ai bizantini che avrebbero preferito il prelato Vigilio, pupillo della basilissa Teodora (moglie di Giustiniano) e della moglie di Belisario, Antonina (sul sito, leggi qui e qui su Teodora e Antonina, di Liliana Madeo).
Agli occhi dei bizantini Silverio era indigesto per una ragione di ‘politica religiosa’. La corte bizantina era favorevole infatti alla dottrina del monofisismo (in Cristo una era la natura: quella divina), mentre tale dottrina era stata ritenuta eretica dal Concilio di Calcedonia (451 – in Bitinia) e Silverio Papa ne era fautore convinto.
Mai avrebbe sconfessato i dettami del Concilio e, pertanto, era inviso alla corte bizantina. Che macchinò per privarlo dei poteri papali. Fu infatti accusato di tradimento, passato attraverso un processo-farsa, condannato all’esilio in Licia.
Lì era sotto la giurisdizione del vescovo di Patàra che perorò la causa di Silverio presso l’imperatore Giustiniano. Il quale decise che il  ‘processo’ a papa Silverio dovesse essere rifatto nella sede propria, a Roma. Dove era stato posto dai Bizantini sul soglio papale il vescovo Vigilio.
Silverio, partito dalla Licia, non approdò mai sulle coste del Lazio. Fu fatto sbarcare sui lidi di una delle cinque isolette. Alcuni dicono fosse Palmarola, altri più realisticamente lo danno sbarcato a Ponza, dove già esisteva, come già detto, una comunità (Martirìa) di cristiani, dediti al culto dei tanti martiri, vittime dei romani.
I patimenti e gli stenti segnarono l’esistenza di papa Silverio (morì nel novembre del 538 ).

Lo scelsero quale co-patrono dei Ponzesi. La data dei festeggiamenti fu fatta cadere il 20 di giugno, giorno dell’inizio dell’estate meteorologica.

A Ponza morì, come un misero; lui che aveva goduto i fasti di essere  figlio di papa Ormisda; lui che era stato scelto dalla cittadinanza romana a tenere le chiavi della Chiesa; lui che si era opposto all’opportunismo imperante nella Curia romana (non possumus – ribadì a Belisario – non possiamo concedere spazi all’imperatrice Teodora ).

I Ponzesi ne hanno fatto il loro eroe spirituale. Non per le ragioni dottrinali che ho succintamente esposto, ma perché hanno apprezzato lo spirito di sacrificio.
Lo stesso che hanno coniugato, loro, i coloni venuti da Ischia, abbacinati dall’essere affrancati dai padroni terrieri, essi, resi padroni di colline, strapiombi, scogli a mare, e grotte da scavare, terreni da dissodare, terrazzamenti da inventare.
Poco pane, tanta fatica, e liberi. Assoggettati ai capricci della natura ma non ai padroni. L’unico padrone era il Sovrano di Napoli, provvidenzialmente buono e ben disposto.

Il 20 giugno si onora in pompa magna san Silverio, e insieme i Ponzesi magnificano la loro tenacia, lo spirito di sacrificio che li ha distinti nella breve storia della colonizzazione.
Che li distinguerà nell’attuale fase storica?

Antica foto di festeggiamenti di S. Silverio [anni ’30 del secolo scorso, è possibile? Elementi da considerare per la datazione (a meno che non si riconosca qualcuno dei presenti), la foggia degli abiti, la corona radiata intorno al Santo, la statua con la barba bianca (così è il S. Silverio delle Forna), le colonne della Chiesa sullo sfondo]

***

Appendice del 19 luglio h 9 circa (cfr. Commento di Maria Conte da Padova)

La foto inviata da Maria:

1 Comment

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  1. Maria Conte da Padova

    19 Giugno 2022 at 09:17

    Agli amici della Redazione, alle amiche degli Scotti che giorni fa hanno sostato, con S. Silverio Pellegrino, davanti casa nostra, chiusa… ai parenti, agli amici, alla nostra Ponza gli auguri di ogni bene: possa il nostro Santo proteggerci ed aiutarci tutti, lontani e vicini.
    Dove c’è un ponzese c’è S. Silverio..!
    Noi, da Padova, saremo con voi in ogni attimo della giornata.
    Alle 9,00, saremo a Messa con Lui e per Lui nella nostra parrocchia; seguiremo la processione; a mezzogiorno, faremo un bel pranzetto… Tanta nostalgia… Ma noi siamo lì, con voi.
    La nostra casa terrà i balconi aperti, a sera, le luci accese, in Suo onore. Non ci siamo, ma ci siamo..!
    Un abbraccio da Maria e Rosanna, da Padova.
    Un grazie speciale alla nostra Assunta Scarpati.

    Nota della Redazione
    La foto di S. Silverio inviata da Maria Conte è stata aggiunta all’articolo di base

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