Teatro

L’angolo di Lianella/30. Non succede mai niente!

di Amelia Ciarnella 

La scena: Una stanza con un tavolo al centro e alcune sedie. Sopra il tavolo una bottiglia e due bicchieri. Seduto intorno al tavolo un uomo dall’aria annoiata legge il giornale, di tanto in tanto sbadiglia, sbuffa per il gran caldo e si sventola.

Bussano alla porta e senza spostarsi dice: “Trasite! la porta è aperta”. – (Don Gennaro, amico di Don Domenico si fa avanti e resta sulla porta).

Don Domenico: “Ah! Don Gennaro bello, che sorpresa! Venite avanti, venite!, sedetevi pure, qual buon vento vi mena dalle parti di casa mia?  E io proprio l’altro giorno vi pensavo e dicevo fra me: Gesù, e don Gennaro non lo vedo da un pezzo, che si fosse presa qualche dissenteria! Che volete, con questo caldo tutto può succedere! Ma voi state na bellezza! E vi sieto pure ingrassato, è segno che la salute è buona. Ora vi offro un bicchiere di acqua e anice che con questo caldo ci sta proprio bene! Tenete, bevete e rinfrescatevi lo stomaco alla salute mia!”.

Neh don Genna’, che si dice, che si dice nel vostro quartiero?”.
(don Gennaro fa per parlare, ma don Domenico gli toglie le parole di bocca e prosegue)

Don Domenico – “Eh, don Gennaro bello, pure qua da noi non si dice proprio niento! Un quartiero così tranquillo, così pacioso, pare proprio di stare nel paradiso terrestro! Qua da noi la gente vive tranquilla perché si vuole bene assaie! Ah, don Genna’, a proposito di bene, ora vi dico: ve lo ricordate a don Pasquale, chillo bell’ommo che aveva chella moglie grassa grassa e brutta comma la famme! Ma ricca però eh, ricca assaie! Eh, chillu c’abitava proprio sopra la farmacia, ve lo ricordate?”.

(Don Gennaro ha un’espressione come di chi non ricorda proprio nessuno, ma don Domenico non se ne accorge neppure e va avanti nel discorso)

Don Domenico: ”Eh, quello, proprio quello! L’altra mattina all’alba, quatto quatto, è scappato con la cameriera! Don Genna’, una camerierina proprio al bacio! Un vero bigiù! Lei era secca secca come un chiodo, ma aveva nu visillo, don Genna’, nu visillo, comm’a n’angiulillo! Eh, che volete, quello don Pasquale si era stancato di nuotare in mezzo a tutta quella ciccia di sua moglie egli era venuta voglia di toccare un poco di ossa! Ossa giovani però eh! E ben fatte! Certo lui era di un’età un poco avanzata, ma i soldi, don Gennaro mio, smuovono il mondo! E figuratevi se non smuovevano a Mariannina! Quella, Mariannina, avrà penzato: “Questo è più vecchio di me di quarant’anni e va male. Però tiene i soldi e questo mi sta assai bene. Poi è nobbile! E questo mi sta ancora meglio! Eh si, perché chillo don Pasquale, portava sempre un anello al dito con cinque palle! “Allora”, ha proseguito Mariannina, chisto è nobbile, i soldi li tiene e tiene pure gli anni assai e perciò quanto può campare… vent’ anni!? E io fra venti anni ne tengo quaranta, e a quarant’anni comincia la vita! E con i soldi che mi lascia e con le cinque palle della corona nobbiliare, la vita la comincio cu chillo ca piace a me! Perché io so il tipo che mi tengo molto bene comm’a mammà! Perciò, fatto o paro e disparo, ‘sta scappata mi convieno, la posso faro!” – Ha preso ed è scappata con don Pasquale! Avete capito voi, i ragionamenti che ti fanno oggi le guaglione di venti anni? Don Gennaro mio, qua non c’è più religione!”.

(Una pausa, poi prosegue)

Don Domenico: “E da voi? Nel vostro quartiero, non succede mai niento? Nemmeno nu fattariello comm’a chisto?”.

(Il povero don Gennaro riesce solo a fare qualche gesto perché don Domenico non gli lascia nemmeno il tempo di aprire bocca e continua)

Don Domenico: “Eh, non ve la prendete! Nemmeno qua da noi succede mai niente! Anzi tante volte io dico: Gesù, che noia, ca morimmo p’a noia! Ammazzassero per lo meno a qualcuno così vedimme quacche cosa! Che bulite un cadavere è sempre un cadavere! Anche se ai giorni d’oggi ci siamo un poco abituati a vedere ammazzare la gente! Si ammazzano come capretti da tutte le parti! Ma invece qua non succede mai niento! Mai un bel fatto di cronaca nera da poter commentare al barro con gli amici, niente! E da voi non ammazzano mai a nessuno don Gennà?

(Don Gennaro ha solo il tempo di boccheggiare come un pesce, perché don Domenico senza nemmeno guardarlo in faccia, va avanti nel discorso)

Don Domenico: “Ah, don Genna’ u’ sapite ca don Cirillo “O Casanova” è stato ucciso la notte scorsa dal marito dell’amante soia? E chillo, un giorno o l’altro chell’era la fine che doveva fare! E che volete, don Cirillo non si poteva proprio tenere! Io voglio ammettere che uno possa avere un’amante! Ma chillo e buleva tutte quant’isso! E il pericolo, poi, era quello che ci riusciva sempre perché era pure nu bellu guaglione. Ma sapite comm’è ghiuto ‘o fatto? La mattina il marito si alza e dice alla moglie: ‘Nunzia’, io vado a caccia e tu non mi aspettaro perché questa battuta durerà una settimana’. Nessuno poi, ha mai capito come facesse ad ammazzare tanti uccelli co’ chelli mmane che le tremavano tutte! Comunque così disse alla moglie la mattina e la moglie subito rispose: ‘Va bene, caro, vuol dire che nel frattempo io me ne starò a casa tranquilla tranquilla a fare la calza!’

E quella bene diceva! – Infatti, appena uscito il marito, si attacca al telefono, chiama a Cirillo e gli dice: ‘Ciri’, vieni qua che ci facciamo una villeggiatura di una settimana, alla faccia di mio marito che se n’è andato a cacciare i mmosche!”E già, perché chella, a moglie, u’ sapeva che il marito cacciava i mmosche e comprava gli uccelli, per dimostrare alla gente che lui non sbagliava un colpo, anche se gli tremavano le mani. Ma sfortuna volle che lungo la strada si sentisse male assaie e così la stessa sera, alle undici di notte, se ne tornò a casa soia. Caro don Gennaro, chillo marito non aveva mai azzeccato un bersaglio in vita soia e non aveva mai ammazzato nemmeno un uccello, però quella sera, come fu e come non fu, fatto sta che fece due volte centro e proprio sul petto di don Cirillo e della bella Annunziata. E così questa mattina abbiamo assistito ai loro funerali.

Eh, don Gennariello mio! Qua per distrarci un poco, ci vorrebbe un fatto di questo al giorno. Ma qua non si muove foglia! Una noia che non vi dico! E da voi, don Gennà, la gente muore tutta di morte naturale?”.

(Il povero don Gennaro vorrebbe dire qualcosa, ma come al solito, riesce solo a fare qualche gesto perché don Domenico non gli dà il tempo di parlare).

Don Domenico:”Ma che volete, questa è la vita! Chi si diverte e chi si annoia a morte! Meno male che quando tutto manca, a farci svagare un poco, ci pensa il figlio della signora del piano di sotto, quello è sempre in vena di scherzi. La mamma rimase vedova, pensate, a venti anni! Ha fatto appena in tempo a fare quell’unico figlio che le morì il marito. Perciò figuratevi come può essere attaccata a quel figlio. Gli vuole un bene dell’anima e pure il ragazzo la vuole bene assaie, però tiene questo vizio che è per l’appunto quello di fare scherzi. Una volta, poteva avere una decina d’anni e mentre giocava in piazza con i compagni, improvvisamente lasciò il pallone e corse a citofonare a sua madre per dirle: ‘Signo’, scendete subito che vostro figlio è andato a finire con la testa sotto la ruota di un camion ed è diventata comm’a na sogliola!’. Don Gennaro mio, successe il finimondo! – Grida e urli della mamma, svenimenti e pianti disperati della nonna. Il palazzo completamente in subbuglio. Finalmente qualcuno disse che si era trattato solo di uno scherzo. Ma intanto quella povera mamma, per il forte spavento preso, fu colta da un malore e la dovettero trasportare d’urgenza in Ospedale. Il ragazzo rimase male assaie. Ma purtroppo la sua natura è quella di fare scherzi. E che ci volete fare, chi tiene un difetto e chi ne tiene un altro, caro don Gennaro, qua nessuno è perfetto”.

(Pausa, poi don Domenico guarda don Gennaro e dice)

Don Domenico:”Certo don Gennaro mio, che voi non sieto di molta compagnia! Non è che ve ne faccio una colpa, per l’amor di Dio, Però mi dovete raccontare pure voi quacche cosa, sennò che sieto venuto a fare e scusate, e voi non parlate proprio, che ciavessivo la lingua attaccata”.

(Don Gennaro cerca di parlare, ma don Domenico è più svelto e continua)

Don Domenico: “E io speravo di sentire quacche novità da voi, ma voi parete che avete perduto la favella.

(A questo punto, don Gennaro, assai scocciato, si alza e gesticolando molto, si mette a urlare).

Don Gennaro:”Ma che perduto e perduto, don Dummi’! Io non ho perso proprio niento! Sto perdenno solo a pacienza! Ma voi a chi volete sfottere neh!? E questa non è mica educazione sapete! E scusate, ma voi non sputate mai! Mi fate boccheggiare solo come un pesce e non mi date il tempo nemmeno di cominciare! E’ mezz’ora che mi tappate la bocca cu sti ffatti e cronaca nera, gialla, rossa e rosa e dite ca o quartiero vostro non succede mai niente! All’anima da palla! E se fusse successo quacche cosa che facevate, parlavate per na quarantina di giorni? Don Dummi’! E’ meglio ca me ne vaco a casa mia- E grazie dell’acqua e anice. Buonasera, don Dummi’, buonasera”.

(Esce) –

(Don Domenico rimane con le braccia penzoloni e la bocca semiaperta per la meraviglia e appena l’amico è uscito, rivolto al pubblico esclama)

Don Domenico:”Gesù, come si offende presto la gente!”.

 

Nota. Questa scenetta va recitata lentamente, scandendo sempre molto bene le parole e parlando con un marcatissimo accento napoletano, aiutando le espressioni della voce con abbondanti gesti.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top