Ischia

Per un Contratto istituzionale di sviluppo dell’isola di Ischia. Riqualificare, rilanciare, ridefinire

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

Ho sempre temuto nella mia lunga attività di giornalista locale di essere  eccessivo. Cioè di porre l’isola d’Ischia come stella di primaria grandezza nel firmamento turistico nazionale ed internazionale.
Come prima grandezza non ho mai mancato di indicare i numeri della sua espansione economica perché danno immediatamente la giustificazione di questo eccesso ed ero noto alla redazione napoletana  dell’Ansa di cui sono stato corrispondente per 26 anni dal 1980 al 2006,  per la mia continua sottolineatura – nel maggior numero di notizie – della quantità dell’armamentario economico: oltre 40mila posti-letto, circa 3mila imprese iscritte alla Camera di Commercio, circa 5 milioni di presenze negli anni ’80 del ’900 che furono quelli del boom o della golden age, 8 mesi pieni di stagione turistica, la più lunga del Mezzogiorno d’Italia grazie alla felice unione di clima-mare-montagna-terme-monumenti-colori, circa 14mila lavoratori iscritti al Centro per l’Impiego ex-Collocamento, una occupazione stagionale di circa 9mila addetti nei vari settori dei “turismi” che andavano a costituire la grandissima parte delle domande di disoccupazione tale che l’Ufficio zonale dell’Inps ogni anno licenziava circa 10mila pratiche che equiparavano Ischia alle province di Avellino o di Caserta.

Non mancavo mai di sottolineare che l’isola d’Ischia era la prima località turistica della Campania e disponeva di oltre il 25% dell’intera ricettività della provincia di Napoli. Il mio non era campanilismo – di cui venivo continuamente accusato – ma rigoroso giornalismo economico che considera la Statistica imprescindibile, memore dell’insegnamento del prof Domenico Piccolo (“Statistica per le decisioni”) che rimarca come “la Statistica è un momento importante ed ineliminabile per la ricerca scientifica, le applicazioni della tecnologia, il monitoraggio e la valutazione dei sistemi complessi, la pianificazione economica o l’azione politica”.

Questi ultimi tre aspetti della Statistica – sistema complesso, pianificazione economica, azione politica –  facevano apparire ai miei occhi  stella di prima grandezza l’isola d’Ischia – non perché ero un inguaribile innamorato della mia isola – ma perché i fatti e le comparazioni con le altre località turistiche mi imponevano questa  enorme dimensione economica e sociale per la quale chiedevo un rilievo nazionale tale da andare sulle prime pagine del giornale e nella giusta considerazione di quelli che oggi si chiamano con un eufemismo di inutile accademia “i decisori politici” che sono talmente tanti – 6 sindaci, 30 assessori, 100 consiglieri comunali, un sindaco metropolitano con 24 consiglieri, un Governatore con 15 assessori e 45 consiglieri regionali – solo di potere locale al quale bisogna aggiungere il potere centrale con  un Governo ed  un Presidente, una trentina di ministri, una sessantina di sottosegretari, circa mille parlamentari.

Questa enorme pletora di “decisori politici” che si articola in decine o centinaia di strutture burocratiche fa in modo che perfino la Statistica – scienza onnipresente in “tutte le situazioni nelle quali occorre assumere decisioni in condizioni di incertezza” non riesce ad imporre decisioni nel tempo breve che – come ammoniva lord Keynes – è il solo tempo della “politica” perché nel tempo lungo siamo tutti morti.
Se sono stato eccessivo nella mia valutazione dell’importanza dell’isola d’Ischia in un contesto nazionale di sviluppo economico soprattutto nel Mezzogiorno, lo sono stato altrettanto nella dimensione temporale: per  una realizzazione strutturale o infrastrutturale si  fissa un tempo umano – un anno, cinque anni, dieci anni – perché quello che si farà fra 20 anni è come se oggi non si facesse mai. Le previsioni in politica – lo diceva Augusto Guerriero – valgono nel giro di una generazione.

Il mio giornalismo economico artigianale – come quello di un ciabattino nel fare un paio di sandali – l’ho sempre ritenuto insufficiente per una analisi economica e da qui la mia ultradecennale proposta per un Osservatorio Economico sullo Sviluppo dell’isola d’Ischia ( una specie di SvimezAssociazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – locale) affinché  andassero insieme economia e politica. Non si è mai realizzato.
È questo di cui ha bisogno l’isola d’Ischia – come del pane l’affamato – con l’aggiunta di un “Ufficio Progettuale Comprensoriale”, come l’aveva la defunta Casmez ed il defunto Evi Cassa per il Mezzogiorno e Ente Valorizzazione Isola d’Ischia dal 1952 al 1972. Bisogna saper fare i Grandi Progetti.

Ma il racconto dell’espansione economica di Ischia, la sua nascita e crescita industriale, mi ha fatto sempre più ammirare la classe politica degli anni ’50 e ’60 del ’900 a livello nazionale e locale che ritengo irripetibile, condividendo la valutazione del prof Giuseppe Coco (“Cosa ci insegna l’ esperienza della Cassa”).

La grande azione della Cassa per il Mezzogiorno
Ho letto moltissimo sulla “Questione Meridionale”. Ho con passione civile il “Riscatto del Sud” ed ho voluto partecipare in prima persona, con una militanza diretta, al sistema degli enti locali, perché mi sono sempre più convinto che è il Comune la cellula indispensabile per la democrazia politica e repubblicana. Se potessi  a 73 anni mi candiderei di nuovo alla carica di sindaco o di consigliere comunale del mio piccolo e martoriato Comune, Casamicciola, colpito ancora una volta dal terremoto del 21 agosto 2017, perché senza il Comune non si rilancia il Mezzogiorno.

La Cassa per il Mezzogiorno fu istituita nel 1950.
L’impulso per la fondazione della Cassa ha un’ispirazione che non è puramente politica ma autenticamente morale, come dovrebbe essere per grandi progetti di policy di una società avanzata come la nostra” – scrive il prof Coco  e vedo questa “ ispirazione morale” nei sindaci degli anni ’50 e ’60 del ’900 – il primo fu il sindaco di Ischia Vincenzo Telese – che seppero cogliere quelle opportunità per dare all’isola d’Ischia una nuova dimensione economica e sociale; e poi negli anni ’80 con il sindaco Enzo Mazzella che seppe cogliere tutte le opportunità della legge 865 sulla casa, sulla 219 sul terremoto dell’ Irpinia, sui fondi Fio; e Vincenzo Mennella di Lacco Ameno che seppe acquisire Villa Arbusto con l’impegno della Provincia di Napoli e della Regione Campania.

Qui le grandi opportunità della Casmez furono tutte  colte: le grandi infrastrutture, l’aiuto per la nascita di imprese turistiche e commerciali e il sostegno ai Comuni ed alla Provincia.
Fu promosso e sostenuto uno sviluppo compatibile anche senza Piano Urbanistico  fino ad arrivare a una popolazione di circa 64 mila abitanti su 46 km2 con circa 10mila studenti di cui almeno 3200 per 4 istituti superiori con almeno15 indirizzi di studio. Non furono costruite qui “cattedrali nel deserto”.
Organizzeremo prossimamente, con il Lions Club dell’isola d’Ischia, una riflessione sui 70 anni dalla Cassa per il Mezzogiorno e li legheremo alle nuove opportunità  del “Next  Generation Italia” o Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza, Pnrr, perché a 72 anni dalla fondazione della Casmez ma a 30  anni dalla sua soppressione ci troviamo a vivere e gestire una complessa situazione di crisi causata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina che è guerra mondiale sotto mentite spoglie.
Un rilancio diventa quindi ancora più complicato di un lancio. Richiede la tensione morale di una nuova classe dirigente e richiede – mutatis mutandis – nuovi strumenti di attuazione, perché non è possibile riproporre gli stessi strumenti e le stesse cose.

Da qui nasce la proposta di un Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’ isola d’ Ischia, per la sua valenza economica, la sua consistenza sociale, la sua quantità di abitanti e di giovani ai quali bisogna indicare un futuro. Concreto.

Il contratto di sviluppo
Abbiamo una giovane Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale. Ha 47 anni e si chiama Mara Carfagna. È una donna di Forza Italia ma è di Salerno. Ha costituito una commissione di esperti per esaminare i progetti di cui è membro autorevole il prof Amedeo Lepore. È una donna del Sud.
Ha dato un impulso straordinario al suo Ministero con la volontà di gestire il 40% dei fondi europei destinati all’Italia verso il  Sud.
Ha promosso tre “Contratti di Sviluppo” finora, di cui l’ultimo è quello di Pompei. Coinvolge 19 Comuni. Sta promuovendo quello di Salerno che coinvolge 130 Comuni.
Di recente è scoppiata una polemica tra Carfagna e De Luca, governatore della Campania, per la capacità che ha avuto la giovane Ministro ad organizzare un grande incontro di studio a Sorrento di rilievo nazionale con un “libro bianco” dovuto alla realizzazione dello Studio Ambrosetti. Una Cernobbio per il Sud. Senza alcuna demagogia o strumentalizzazione. Una ricerca per proposte concrete di rilancio economico.

Quello che spaventa il governatore-sceriffo De Luca è che questa impostazione costituisca un ritorno sotto nuove forme della Cassa per il Mezzogiorno e richiami al protagonismo i Comuni, esautorando di fatto la Regione perché non ha saputo né programmare né pianificare al di là delle estemporanee e ripetute esternazioni del vice presidente, Fulvio Bonavitacola, addetto all’intendance. Questo non è detto, ma è nelle cose.

L’impostazione della Ministra Carfagna è un’occasione da cogliere per i sei sindaci dell’isola d’Ischia per proporre un Contratto Istituzionale di Sviluppo che non può non essere incentrato che sulla ricostruzione di Casamicciola e Lacco Ameno dopo il terremoto del 21 agosto 2017 per la quale non si è fatto assolutamente nulla.


Ma è tutto da rivedere con una “Programmazione Possibile” e con nuove opere infrastrutturali:
– la “Riqualificazione nuova destinazione” dell’area del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola (50mila mc., 30 mila mq) con una “Società di Trasformazione Urbana” ( art.120 del TUEELL – Testo Unico degli Enti Locali  -ndr);
– un secondo ospedale nell’ex-Casina Reale oggi Stabilimento Termale Militare;
il Parco Pubblico di Zaro a Forio comprendente la villa di Visconti o “La Colombaia”;
il Parco Naturalistico e Scientifico nell’area Majo-La Rita-Fango (4 km2) come “Centro della Storia del Benessere”;
– un sistema della depurazione delle acque reflue fermo dal 1976;
– una difesa dal rischio idro-geologico dopo le alluvioni del 1910, 2006 e 2009;
– un recupero delle terre abbandonate per il rilancio dell’“ agricoltura eroica”.
Chi più ne ha, più ne metta.

Non sono eccessivo nel porre l’isola d’Ischia al centro di una Riqualificazione Urbanistica e di una nuova Green Economy, definendo per se stessa un nuovo assetto istituzionale con nuovi strumenti di Finanza di territorio. Oggi, per il “tempo breve”.

A me è tutto chiaro come in una giornata di sole.

Casamicciola, 25 maggio 2022
Di Giuseppe Mazzella – Direttore de IL CONTINENTE

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