Stampa

Non ci scordiamo della guerra in Ucraina

proposto da Sandro Russo

 –

Ricevo dagli amici del gruppo Dialettica (grazie a “Luciano” e a Luigi Narducci) uno scritto ripreso dalla pagina Fb di Salvatore Prinzi (1), dell’8 giugno 2022, che mi fa piacere condividere con i lettori di Ponzaracconta
S. R.

Non prendetevela con il comunismo
di Salvatore Prinzi

Se sentite un sedicente comunista o uno di sinistra che anche solo lontanamente prova a sostenere Putin e il misero imperialismo russo che ammazza il suo stesso popolo oltre a quello ucraino, non prendetevela con il comunismo, che è cosa serissima e nobile, ma con quegli imbecilli che del comunismo non hanno capito nulla.

Se c’è una cosa che Marx, Lenin, Gramsci, etc. hanno sempre teorizzato e praticato – non a parole, a costo della vita! -, è l’internazionalismo proletario.
Questo non è un concetto accessorio, che può essere messo fra parentesi o tirato fuori per convenienza, è il nucleo stesso del comunismo (non a caso già nel 1848 il Manifesto si chiudeva con il celebre “Proletari di tutto il mondo unitevi!”).
Purtroppo le (quasi sempre reazionarie) teorie geopolitiche e lo sbandamento ideologico degli ultimi decenni hanno fatto dimenticare proprio l’ABC.

“Internazionalismo proletario” vuol dire che per i comunisti il mondo non è diviso, come sembra a un primo sguardo, fra Stati, fra Occidente e Oriente, bianchi e neri, ma essenzialmente in sfruttatori (la borghesia proprietaria dei mezzi di produzione) e sfruttati (lavoratori, disoccupati etc. che devono vendere la loro forza-lavoro per sopravvivere).
Gli sfruttatori, quelli che hanno i capitali e li devono investire, sono in competizione fra loro per le risorse e i profitti, ma in genere si riconoscono, si mettono d’accordo, sia nei singoli paesi, sia a livello mondiale, per far passare leggi che gli convengono e affermare il loro commercio e il loro dominio sui rispettivi sfruttati, che odiano e con i quali sono in perenne conflitto.
Quando però le borghesie non si mettono più d’accordo, scoppiano le guerre. E chi va a combattere quelle guerre?
I giovani e i poveri, quelli che vengono dalle campagne e dalle periferie, quelli che non hanno raccomandazioni, istruzione o interessanti possibilità di lavoro e di carriera.
Vengono imbottiti di ideologia nazionalistica, di falsità storiche, di armi, e mandati a morire (2).
Ma a loro non torna mai nulla, se non la bara.

Perciò Brecht, grande poeta comunista, scrive: “Alla fine della guerra fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Mai si è dato il caso che da una guerra fra Stati i poveri ci abbiano guadagnato.

Tutto l’intervento politico dei comunisti è sin dall’inizio pensato per sviluppare e consolidare l’intuizione che ogni sfruttato già ha, che i lavoratori dei diversi paesi hanno interessi in comune fra di loro e interessi opposti ai loro padroni. Questo sia in tempi di pace, magari in una vertenza lavorativa dove non posso accordarmi con il padrone a discapito di altri lavoratori come me, che in tempi di guerra.

Chiunque non assolva questo compito, e appoggi una delle borghesie nazionali in competizione con un’altra, magari con la retorica che è più “progressiva”, sta rinnegando l’internazionalismo e conseguentemente il comunismo. Vale per chi si mette alla coda di Putin come chi si mette alla coda di Draghi o della NATO, un’associazione a delinquere che grava sulle nostre spalle, che limita la libertà dei popoli, e che va a seminare ovunque guerra e distruzione.

Profondo dolore ed empatia per questi ragazzi russi, per tutti i morti ucraini, per chiunque stia pagando, con la fuga dalla Russia o dall’Ucraina, con la miseria in Russia e in Ucraina, le scelte scellerate dei rispettivi governi.
Impegniamoci a farla finire subito!

 

Note

(1) – Salvatore Prinzi (1982) è dottore in Filosofia (Sorbonne, Paris); ha continuato la sua formazione fra l’Italia e la Francia. Attualmente collabora con l’Università Federico II di Napoli e svolge attività di ricerca presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane. Si è occupato di fenomenologia, di filosofia politica, di teorie critiche della società, ed in particolare dell’opera di Maurice Merleau-Ponty e di Antonio Gramsci.

(2) – Giovani, poveri, morti. L’identikit dei giovani russi uccisi in Ucraina
di Thomas Mackinson del 7 giugno 2022 – Da www.ilfattoquotidiano.it/
Un’indagine giornalistica condotta su 3.258 soldati russi deceduti sul campo di accertata la giovane età (28 anni in media) e la provenienza da regioni e villaggi poveri, dove i residenti non hanno accesso a servizi essenziali e l’esercito è l’unico impiego garantito. La lista dei morti della “ricca” Mosca? Si ferma a tre

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top