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“Il mio soldato”, la più recente fatica letteraria di Emilio Iodice

segnalato dalla Redazione

Ci giunge in redazione una copia del più recente libro di Emilio Iodice, che come altri ha per teatro l’isola e la gente di Ponza

Era l’inverno del 1944. La seconda guerra mondiale infuriava in Europa.
Maria, una bambina della bellissima isola di Ponza in Italia si sveglia per il frastuono del bombardamento della città costiera di Anzio.
Lei e il suo cane scappano dal fragore e dai tremiti della terra fino a casa di sua zia. Lì osserva le fiamme che si librano verso il cielo dalla riva a sessanta chilometri di distanza.
Per anni, Maria e gli abitanti dell’isola avevano patito la fame mentre la guerra li aveva isolati. Mesi dopo l’invasione, i soldati Alleati portarono finalmente soccorso a Ponza.
Un ufficiale americano incontra Maria. Ed è amore a prima vista.
Vede in lui un padre, un amico e l’immagine della virilità con i suoi capelli biondi, gli occhi azzurri, il sorriso gentile, la dolcezza e la generosità.
Lui trova una bambina che gli dà amore puro e senza riserve e non chiede nulla in cambio.
Maria e il suo soldato viaggiano attraverso l’isola, mano nella mano, per esplorare, imparare, ascoltare e ritrovare se stessi.
Scoprono l’amore in tutta la sua bellezza e purezza.
Poi, il suo soldato deve andarsene…
Ispirato ad una storia vera, Il mio soldato apre i nostri cuori e le nostre menti all’essenza dell’amore come forza sublime che è preziosa e va oltre i limiti della paura e della sofferenza per darci felicità e speranza.
È una saga senza tempo che è attuale ora come lo era allora e mostra come il vero amore sbocci anche durante le devastazioni della guerra [dalla presentazione del libro su Amazon].

Qui di seguito, l’incipit.

Capitolo 1: Maria

“Ricorda sempre che sei più coraggioso di quanto credi,
più forte di quanto pensi e ami più di quanto tu sappia”
[A. A. Milne]

Le esplosioni scossero le pareti della sua minuscola camera. La bambina si alzò dal suo letto caldo e rimase in piedi tremando di freddo.
Uno strano suono echeggiò nell’edificio. Sembrava come uno sciame di api giganti che ronzavano nell’aria del primo mattino e piombavano  su di lei.
Era terrorizzata.
Maria aveva tre anni.
Era adorabile, vivace, sveglia e intelligente.
I suoi capelli erano color rame scintillante. I suoi occhi erano grandi e brillavano come diamanti neri.
La sua pelle era bianca, aveva le guance rosa e i suoi lineamenti fini delineavano un naso in stile greco e labbra a forma di cuore.
Era bellissima.
Jack, il suo cane, ululava nel buio. Tremava mentre era in piedi accanto a lei.
Il suo pelo bianco e nero vibrava mentre il sole sorgeva lentamente sull’isola. Jack era il cane da caccia di suo zio Silverio, era in America a lavorare come scaricatore di porto a New York, mentre la sua famiglia affrontava la guerra in Italia. Il cane aveva i sensi molto acuti

Era vigile e protettivo nei confronti di Maria e di tutti coloro che lo amavano. Maria si aggrappò a lui con tutte le sue forze mentre ascoltava le fragorose esplosioni che rimbombavano in lontananza.

Migliaia di bombe martellavano la terraferma dell’Italia mentre l’isola di Ponza dormiva.
L’obiettivo era Anzio.
Le esplosioni scuotevano il mare e l’aria per centinaia chilometri.
Era l’alba del 22 gennaio 1944.

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