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Ischia senza “opposizione”

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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“Se Atene piange, Sparta non ride”. In questi giorni di ‘spalpiti’, con i politici ponzesi impegnati a fare e disfare liste elettorali, può essere interessante quanto riporta della situazione ischitana Giuseppe Mazzella e il commento di Giuseppe Luongo allo scritto. Dalla sua pagina Facebook
La Redazione

Non mi meraviglio affatto che nel comune d’ischia non si riesca a fare una lista di “opposizione” a quelle del sindaco uscente Enzo Ferrandino che coprono tutto l’arco politico dei partitini della seconda repubblica, che passerà alla storia come quella “senza partiti ma delle clientele”. Poiché da trent’anni anni vivono un solo modello di sviluppo e le sue degenerazioni – il liberismo – ed un decadentismo morale unanime vince chi gestisce questo potere in quanto un cittadino – antico o moderno – non intravede una “alternativa” al modello di sviluppo ed allo stile di vita che deriva dal modello stesso.
I social hanno fatto nascere la “protesta virtuale”, l’offesa e la volgarità virtuali ma non reali.
L’opposizione non c’è perché non c’è partecipazione “reale” ai problemi collettivi.
I voti si ricercano nelle clientele “reali” che hanno saputo costruire i nuovi politici che hanno ” amici” di ogni ex-colore politico.
“Fare politica” è diventata una “professione” anche nei piccoli comuni (i sindaci gli assessori ed i consiglieri sono pagati con buoni stipendi chiamati indennità di carica).
Come può rinascere una passione civile come l’avevamo noi negli anni 60 e 70 del 900? É una domanda alla quale non so rispondere.
G. M. di R.


Commento di Giuseppe Luongo
E’ cambiato profondamente l’approccio all’impegno politico. Chi intraprende questo percorso l’affronta non per dare un contributo allo sviluppo e progresso della comunità che rappresenta, bensì con l’obiettivo di trarne un vantaggio economico con la filosofia di un manager della propria azienda, senza alcun rischio perché il patrimonio a rischio è della comunità e non suo. Così il politico non opera per costruire e rendere più “ricca” la comunità amministrata ma per arricchirsi a spese della comunità. A tutto ciò in alcuni casi si aggiungono azioni fuori legge e il risultato per la comunità amministrata è ancora più drammatico.
Occorre una rivoluzione culturale per invertire questa tendenza al disastro.

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