Racconti

Immacolata

di Paolo Iannuccelli

Tra i personaggi che si incontravano a Ponza negli anni Cinquanta alcuni ricordano la figura di Immacolata.

 

Era una donna giovane e forte che eseguiva lavoretti domestici chiedendo un modesto compenso. Il suo principale mestiere, però, era quello più vecchio del mondo a cui si applicava con estro e fantasia, seguendo “tecniche” avanzate per quel periodo.

Un giorno, venuta a sapere che una nave inglese era ferma in rada, si tuffò nelle acque del porto e la raggiunse a nuoto. I marinai la accolsero con comprensibile entusiasmo e, soddisfatti delle prestazioni, la compensarono lautamente.

Immacolata raccolse in una sacca di plastica le monete ricevute e a nuoto ritornò al porto di Ponza, giusto in tempo per recarsi nella chiesa della Santissima Trinità e seguire la funzione vespertina con il solito raccoglimento.

Uscita dal tempio, la donna si recò in una catapecchia dove viveva un signore molto anziano e malato che viveva grazie alla carità dei vicini. Immacolata lo accudì, lo rifocillò, gli fece recitare le preghiere della sera e, rimboccando le coperte, gli augurò la buonanotte.

Il giorno seguente era domenica. Immacolata si recò come sempre a messa,  si confessò per accostarsi poi al sacramento della comunione. Il sacerdote, molto giovane, conosceva la vita della donna, ma non si opponeva con durezza al suo mestiere, non scagliando mai la prima pietra e apprezzando la sua devozione. Dopo la funzione religiosa Immacolata sostò per alcuni minuti raccolta in preghiera, poi uscì. Per tornare al vecchio mestiere?  .

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