Dissalatore

Sul dissalatore, risposta a Sandro Russo

di Piero Vigorelli

Per l’importanza del tema e l’ampiezza del commento, pubblichiamo lo scritto di Vigorelli come articolo a sé stante. Il riferimento è al precedente articolo sul dissalatore di Tonino Impagliazzo  – leggi qui – e relativo commento di Sandro Russo.
la Redazione

Caro Sandro Russo,
La questione del dissalatore è annosa.

In poche parole… Il Ferraiuolo anni ’80 era per una condotta sottomarina (oggi impraticabile per l’altissimo costo, per le nuove leggi ambientali e per la scarsità d’acqua nel sud pontino). Antonio Balzano bocciò l’idea e Mario Balzano iniziò a studiare la possibilità del dissalatore… Morale della favola, Ponza è rimasta attaccata alle vetuste cisterne.

Nel mondo sono in funzione oltre 16.000 dissalatori e altrettanti sono in progettazione. Tutti Stati pazzi, in un pazzo mondo? Sarebbe arduo dimostrarlo.

In Italia, i dissalatori esistono dove l’acqua non c’è, dove non ci sono fiumi, laghi o sorgenti sotterranee… Come nelle 27 isole minori italiane.
Sette di queste 27 isole ricevono l’acqua da condotte sottomarine, perché favorite dal fatto che sono separate dalla terraferma da poche miglia marine (Capri, Ischia, Procida l’Elba, Sant’Antioco, San Pietro, Maddalena).
Sei ricevono l’acqua con le cisterne (Ponza, Stromboli, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina).
Nove isole hanno uno o più dissalatori:  Capraia, Giglio, Gorgona, Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Ventotene, Ustica, Lipari.
Due sono in regime misto condotta/dissalatore (Favignana e Tremiti) e altre due in regime misto condotta/navi (Marettimo e Levanzo).

Consiglio vivamente la lettura delle 146 pagine del Rapporto di Legambiente del 2021 sulle “Isole Sostenibili”, dove si spiega la situazione italiana e si fanno confronti con le strategie di altre isole e arcipelaghi nel mondo.

Si può leggere a pag.  24  del Rapporto: “Per gli approvvigionamenti, dovrebbe essere formulata una strategia programmatica di sostituzione del trasporto via nave con sistemi di dissalazione sempre più efficienti, a basso impatto ambientale ed alimentati da fonti rinnovabili”.

L’impressionante impianto di Jebel Ali (Dubai) il più grande al mondo

La più autorevole organizzazione ambientalista italiana è quindi favorevole ai dissalatori. Meditare su questo. Legambiente non è un covo di pazzi.
Quanto a Ponza, il nostro Sandro Russo chiede che la prossima Amministrazione si impegni sul dissalatore “in un contrasto… ma deciso e aggressivo! Alla Beniamino Verde!”.

Ad esempio? Che cosa dovrebbe fare?
Con la gestione Ferraiuolo/Allocca, il Comune ha perso sia al Tar sia al Consiglio di Stato. Ha quindi esaurito la “scorta” dei ricorsi alla Giustizia Amministrativa.

Di più. Non avendo il Comune adempiuto alla sentenza, per l’apertura del cantiere è stato esautorato da un Commissario ad Acta, con pieni poteri.
Il Comune ha quindi le mani legate, a causa delle cocenti sconfitte subite, non può più bloccare il dissalatore, o fare la voce grossa.

Un impianto di dissalazione in Spagna

Personalmente, sono da sempre per il dissalatore, ma non a tutti i costi. La voce grossa l’ho fatta e Acqualatina si è dovuta piegare ai “no” del Comune.

Ho bocciato il primo progetto di Acqualatina per il dissalatore mobile (Skid) nel piazzale della Caletta, Molo Musco, a un centinaio di metri in linea d’aria dalla Piazzetta di Ponza. Sai che spettacolo!
In più, lo Skid sarebbe stato alimentato da un generatore di corrente a gasolio, sbuffante, rumoroso e inquinante. Sai che casino e che puzza!

Poi ho bocciato il secondo progetto di Acqualatina, che prevedeva di collocare lo Skid all’ex miniera di Perlite, in zona rossa PAI, sempre con un generatore a gasolio, mentre si stava costruendo la nuova Centrale elettrica a due passi.

Ma la cosa più obbrobriosa, era che il progetto prevedeva di bucare dall’alto la splendida grotta marina a Capo Bianco, per far calare le tubazioni per la presa dell’acqua marina e per il rilascio della salamoia. Uno sfregio alla bellezza di Ponza. Sai che spettacolo mozzafiato per i visitatori della grotta!

Il terzo progetto in località Cala dell’Acqua, – aerea marginalmente vincolata dal PAI e soprattutto non compresa nel SIC (Siti di Interesse Comunitario) -, ha avuto un primo consenso di massima della mia Amministrazione. Poi l’iter è terminato nel 2019, vigente Ferraiuolo/Allocca.

Stando così le cose, la buona politica vuol dire non prendere in giro la popolazione, non illuderla, non promettere che il dissalatore non si farà mai (dovranno passare sul mio cadavere!) per ramazzare qualche voto in più.

 

In politica è facile salire in groppa a una tigre, ma il problema vero è scendere.
Ora, realisticamente e senza populismi a buon mercato, nonostante le sconfitte giudiziarie, cose importanti possono e devono essere fatte.

In primo luogo, lo Skid giù alla banchina è temporaneo. Il dissalatore definitivo è previsto accanto al “Pallone” e al campo da tennis, e sarà costruito sotto terra, con la superficie che sarà di verde attrezzato.

Per lo Skid e il dissalatore definitivo si devono cambiare alcune soluzioni, imponendole ad Acqualatina, per garantire un futuro ecologicamente sostenibile.
Ad esempio, la condotta per il rilascio della salamoia deve spingersi molto più al largo della punta del Fortino, per una dispersione che sfrutti al meglio il gioco delle correnti. La salamoia può essere in parte riutilizzata, senza sversarla tutta in mare, per recuperare il sale e altri minerali (è la lodata economia circolare). La pulizia e manutenzione delle membrane deve essere fatta in aree sulla terraferma specializzate, e non sulla nostra isola.

Soprattutto, poiché Acqualatina ha i soldi in cassa non solo per il dissalatore, ma anche per la sistemazione delle reti idriche e fognarie e per il nuovo depuratore a Giancos, queste opere Acqualatina le deve fare e anche in gran fretta.
Le tubazioni dell’acqua, infatti, sono antiche, e molte sono otturate al 50% dal calcare contenuto nell’acqua trasportata dalle cisterne.

Su queste soluzioni la nuova Amministrazione può e deve essere decisa e aggressiva, alla Beniamino Verde, senza fare sconti ad Acqualatina.
Ritengo tuttavia che azioni del genere non siano alla portata di chi ha fallito dal 2017 a oggi, o facendo spericolati tuffi nei decenni del passato amministrativo.

 

Immagine di copertina (a cura della Redazione). Un dissalatore (foto Ansa) da: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2019/01/14/onu-in-aumento-la-salamoia-tossica-frutto-dei-dissalatori_663b18a1-000f-4a84-bebc-3f8b4f655901.html

4 Comments

4 Comments

  1. Sandro Russo

    1 Maggio 2022 at 09:41

    Ringrazio Vigorelli per aver proposto con chiarezza il problema. Ero a conoscenza del suo punto di vista favorevole ai dissalatori; meno del suo impegno specifico, da sindaco, ad evitare guai maggiori.
    Non voglio convincere nessuno e neanche sono un esperto del problema. Ho solo rilanciato l’articolo di Tonino Impagliazzo, che da ventotenese vive la realtà del dissalatore sull’isola. Ne ha parlato (scritto) anche Francesco Carta. Gioie e dolori.
    Se non ci fidiamo dei cugini ventotenese che ne hanno fatta esperienza, di chi possiamo fidarci?
    Quel che mi sembra evidente, dai lavori che ho consultato, è che si tratta caso per caso di bilanciare i vantaggi e gli svantaggi che indubitabilmente ci sono e fa bene Vigorelli a non sottovalutarli e a trovare, nei limiti del possibile, dei correttivi.
    Certo i benefici sopravanzano i rischi in regioni aride o sul fronte di un deserto che lambisce il mare. Non è questo il caso di Ponza, dove si è persa “la cultura dell’acqua”. Ricordo discorsi accorati con Leo Lombardi… e non parlo solo dell’acquedotto romano, ma anche dell’autonomia delle singole case fondata sull’utilizzo oculato delle acque piovane, raccolte dai tetti ‘a cupola’ e convogliate ’nda pescina (non quelle romane!)
    Ma il senso del mio commento all’articolo di Impagliazzo era “di smuovere le acque” – mò ‘nce vò! -, perché il dissalatore di Le Forna non è stata una scelta consapevole; ci si è arrivati per ignavia e colpevole inerzia e non so se sarà possibile tornare indietro (avevo scritto “ammesso che ci sia ancora tempo”)

    Qualche nota bibliografica

    Onu, in aumento la ‘salamoia tossica’ frutto dei dissalatori
    Ogni litro d’acqua dolce prodotto crea 1,5 litri di iper-salata
    Redazione Ansa Roma – 14 gennaio 2019

    A lanciare l’allarme è l’Istituto per l’acqua, l’ambiente e la salute dell’università delle Nazioni Unite.
    Gli impianti di dissalazione nel mondo hanno la capacità di produrre 95 milioni di metri cubici di acqua dolce al giorno, pari al 40% del flusso delle cascate del Niagara.
    Ogni litro prodotto, tuttavia, genera un litro e mezzo di acqua ipersalata, che contiene sostanze chimiche tossiche. Questa “salamoia tossica” viene reimmessa negli oceani, mettendo a rischio gli ecosistemi marini.

    Nel mondo esistono ad oggi 16mila dissalatori, concentrati in Medio Oriente e Nord Africa, che rispondono alla crescente domanda d’acqua potabile a producono uno scarto considerevole: 142 milioni di metri cubici di salamoia al giorno, il 50% in più rispetto a quanto stimato in precedenza. Si tratta di 51,8 miliardi di metri cubici d’acqua iper-salata all’anno, abbastanza per mettere l’Italia intera sotto 17 centimetri di salamoia.

    Queste acque di scarto, spiegano gli esperti nello studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, vengono spesso rigettate negli oceani dove minacciano gli ecosistemi, sia perché aumentano la salinità, sia perché contengono sostanze chimiche tossiche provenienti dagli anti-vegetativi e dagli anti-incrostanti usati negli impianti di dissalazione.
    Tuttavia “questo problema ambientale può essere trasformato in una risorsa economica”, evidenziano i ricercatori. L’acqua di scarto può infatti essere usata in acquacoltura, per irrigare le specie tolleranti al sale, per generare elettricità e per recuperare il sale e i metalli contenuti nella salamoia, tra cui magnesio, cloruro di sodio, calcio, potassio, cloro, bromo e litio.
    https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2019/01/14/onu-in-aumento-la-salamoia-tossica-frutto-dei-dissalatori_663b18a1-000f-4a84-bebc-3f8b4f655901.html

    I dissalatori: soluzione per la crisi idrica e sfida ambientale per il Cile
    Il nuovo governo di sinistra: «Andare avanti con la desalinizzazione, facendosi carico anche delle esternalità che genera».
    https://greenreport.it/news/acqua/i-dissalatori-soluzione-per-la-crisi-idrica-e-sfida-ambientale-per-il-cile/
    [25 marzo 2022]

    Come funziona il dissalatore dei record di San Diego
    di David Talbot – 19 gennaio 2015
    https://www.linkiesta.it/2015/01/come-funziona-il-dissalatore-dei-record-di-san-diego/

  2. vincenzo

    1 Maggio 2022 at 10:15

    Piero Vigorelli da uomo pragmatico ci ha sempre detto che “Ponza è stata costretta ad accettare Acqualatina”. Se è stata costretta, è stata costretta anche ad accettare il progetto per l’approvvigionamento idrico imposto dalla Regione Lazio alle isole Ponziane. Questa imposizione è venuta dalla Regione Lazio e dal Pd. Quindi è stata una imposizione – pena il commissariamento del sistema idrico e depurativo isolano –: non è stata una scelta politica isolana.

    E dopo tanti anni i cittadini delle isole non sono stati rassicurati e rimangono preoccupati per tanti motivi.
    Il dissalatore funzionerà, sarà economico, non inquinerà, sarà sufficiente ad alimentare tutto l’anno l’isola?
    Anche il depuratore a Giancos ha risolto dei problemi ma ne ha creati altri, per cui è indispensabile non delegare ad Acqualatina la politica dell’approvvigionamento idrico e della depurazione a Ponza. Il Comune deve controllare e verificare che le nuove infrastrutture che si realizzano siano efficaci ed efficienti, e vadano a migliorare i servizi dei cittadini.

    E poi perché non è stato costruito in questi anni il dissalatore definitivo e ci si è inventati lo Skid sia a Ponza che a Ventotene? Skid (dissalatore provvisorio) che a Ventotene ha avuto molti problemi e a Ponza ne sta creando altri.

    I cittadini di Ponza non sono ideologizzati, non sono talebani ambientalisti, ma vogliono capire. Vogliono capire tante cose, e queste risposte le chiedono al loro sindaco, non certo agli amministratori delegati di Acqualatina.

    Una nuova Amministrazione dovrà verificare tutto quello che è stato fatto in questi anni dall’avvento di Acqualatina e in questa verifica dovrà essere coinvolta anche la politica regionale. Non è possibile spendere soldi pubblici che servono a migliorare le condizioni di cittadini e poi verificare che queste operazioni finiscono per peggiorare la qualità della vita dei cittadini stessi.

    Caro Piero nessuna demagogia, l’amministratore deve essere pragmatico ma sempre negli interessi dei suoi cittadini.

  3. Luigi Maria Dies

    1 Maggio 2022 at 19:38

    Dissalatore: “La trappola mortale”
    Un contadino “furbo”, si fece convincere che, per raccogliere più facilmente la frutta sugli alberi, bastava fare tutt’intorno alla pianta una bella piattaforma di cemento fino ad altezza tale da poter raccogliere senza dover salire e scendere da una scala, senza dover battere i rami con bastoni, senza dover pagare un bracciante giovane in quanto lui già molto vecchio, senza insomma doversi confrontare più con i problema con i quali aveva combattuto una vita.
    Al contadino furbo si illuminò un mondo. Si diede da fare immediatamente, comincio ad acquistare pietre, cemento. Impasta, imposta. Un ramo impiccia. Alla fine babele fu. Intanto la pianta portava i suoi rami più su e le sue radici più in là. I nuovi frutti sembrava fossero più piccoli. Le radici cercavano acqua tra le melanzane. Lo stato mise una nuova tassa sull’immobile. Il contadino metteva la scala per salire sulla torre e battere da lassù i rami impazziti sempre più sterili. Non aveva più i soldi per pagare il bracciante….
    Vabbè, avete capito che morte ha fatto.
    Intanto quello che vendeva pietre e cemento, svuotata la cassa, già stava sotto un altro albero a vendere miraggi a un altro contadino che era lì a dire al suo lavorante come ottimizzare il lavoro alla luce della sua esperienza.
    Questa volta il contadino “stupido” non capì, stoltamente riusciva a vedere sei problemi dove lui, da una vita, ne aveva sempre avuti tre. Forse pensava che gli poteva bastare una scala più comoda e un operaio meno sfruttato da chi glielo “noleggiava”. Infatti qualche idea per migliorare era venuta anche a lui e, anche se più lentamente delle “mirabilia” appena proposte, molte cose marciavano meglio di un tempo. Lui ci teneva a quella azienda perché era la sua azienda, era la sua vita. Ma non per questo il venditore di pietre e cemento si amareggiò. Spostò e rigirò sulla scacchiera due pedine che aveva di scorta nel suo libro paga e così, il giorno dopo, le ruspe erano lì a spianare gli alberi di quel cretino che non aveva capito il progresso. Sulla carta un ingegnere appena sceso dal suo yacht di 60 metri con ancora al collo una corona hawaiana di fiori finti, spiegava allo zotico come, proprio lì, passava il tracciato dell’autostrada di 15 km che univa tra loro il Niente e il Nulla, due comuni disabitati da un secolo distanti tra loro circa 600 metri.
    Quel contadino era proprio zotico. Neanche questa volta capì. Si rammaricava solo sapendo che sarebbe morto sbeffeggiato da tutti perché ignorante. Sarebbe morto vergognandosi di aver soltanto lavorato senza rubare e prodotto più per gli altri che per sé tutta la vita.
    Verranno a casa tua, ti daranno da mangiare il tuo cibo, e poi ti porteranno il conto come al ristorante.
    Anche io mi faccio una domanda in quanto terrorizzato da tutto il veleno che si “crea” dissalando la acque. Poi mi rispondo, da ignorante, è vero, come il contadino. Se, come Mosè, divido il mare prima, perché non posso più riunirlo nel suo primitivo abbraccio? Cosa ho creato di così tossico da essere insostenibile per il mare più di quanto non lo fosse fino ad un attimo prima di essere diviso? Non credo che la parte di mare senza sale, estratta, impiegherà molto a riunirsi con la sua fonte di origine. Ma le avete mai viste le foto satellitari delle foci ed estuari di fiumi? La verità è che il dissalatore deve produrre due volte oro.
    La tua acqua che prima ti è stata tolta inquinando i corsi d’acqua e privatizzando le sorgenti, e che ora, inesorabilmente, paghi.
    E poi l’oro indotto dei veleni salati da smaltire.
    Ma, scusate, sono sempre il contadino che non capisce. Con i tanti problemi che si prospettano, evidenti e velati, taciuti e nascosti, e aggiungo, voluti e insolubili, ma proprio a parlare del sale dobbiamo impiegare il nostro tempo. Che cretino che sono. L’ho messo per una vita dentro ai miei piatti e scopro ora che è un veleno. Non si può neppure buttare a mare.
    Se ne parla come fosse un toro furioso. Furioso come i tori delle corride che scendono nelle arene e… sono già mezzi morti.
    Il torero lo sa, fa ondeggiare davanti agli occhi del “toro venuto dal mare” la muleta dello smaltimento che libera dal peccato, ma più per confondere noi, non il toro. Andiamo dietro alle sue veroniche. Perdiamo di vista tanti altri problemi. Forse tutti gli altri problemi
    Il matador, uccide il mostro da lui creato, uccide l’inquinamento, con i suoi costosissimi impianti di smaltimento. A lui a questo punto applausi, onori e tanti soldi. Siamo salvi. Ora possiamo bere l’acqua del mare.
    Si fa presto ad attivare il concetto di sintesi. Come è stato possibile risolvere questo problema, vedrai, si risolveranno anche tutti gli altri.
    Grande sospiro!

    Non mi voglio neppure addentrare oltre nel ginepraio dei sofismi disquisitori dei pro o contro attivazione impianti di cui sopra. Io vi chiedo di leggere le menti delle entità che propongono. Quel mondo di impresa è ormai un mondo di libri aperti, queste opere sono loro figlie.
    E così me ne torno a Ponza, calo il secchio nella piscina imbiancata a fine estate e bevo direttamente da questo grande bicchiere che ho tirato su, acqua freschissima raccolta sul terrazzo quest’inverno. Quest’anno ho fatto progressi, ho aggiunto la carrucola. E ripenso ai proverbi dei miei vecchi. Mia nonna diceva:
    – Guarda ’a mamma e sposate ’a figlia.
    O, ancora, uno più colorito.
    – I puorc’ se sceglieno pe’ razza.
    Non ti puoi fingere buono, buono ci devi nascere.

  4. Tonino Impagliazzo

    2 Maggio 2022 at 16:22

    Sig. Vigorelli,
    non sempre le soluzioni tecniche adottate per la fornitura di acqua potabile di un territorio insulare sono rispettose e pertinenti con le singole realtà territoriali.
    La sua nota in alcuni passaggi, soprattutto nei punti in cui si fa riferimento ad esperienze ubicate in altre zone geografiche del Mediterraneo, a contesti insulari diversi e a realtà del mondo non assimilabili a quelle da noi indicate, dà lo spunto per alcune riflessioni.

    – In tantissime realtà del mondo gli impianti per la dissalazione vengono realizzati dove si dispone di energia in surplus di gas/petrolio a basso costo e lo scarico in mare (inquinamento) è valutato con scarsa attenzione, e questo deve far riflettere.

    – Il riferimento al Ferraiuolo anni ’80 favorevole alla condotta sottomarina ma definita da lei strada “impraticabile per l’altissimo costo” è superficiale e non rispettoso della verità, visto che ampi studi hanno dimostrato che nel medio-termine (a 25 anni) una condotta sottomarina determina costi inferiori per la fornitura del prodotto (acqua potabile) rispetto ai dissalatori, ne garantisce quantitativi decisamente superiori e provoca “zero inquinamento” ambientale nel sotto-costa. Non vanno sottovalutati l’elevato quantitativo di salamoia che il dissalatore espelle nel sotto-costa (30/35 quintali di sale al giorno circa) e l’inquinamento sia per le sostanze tossico-nocive provenienti dagli additivi utilizzati per la pulizia dei “fori delle membrane del dissalatore” che per il pre-trattamento dell’acqua di mare prima di essere inviato all’impianto di dissalazione.
    Il dissalatore di Cala dell’Acqua richiede un Gruppo Elettrogeno autonomo di circa 500 KVA e determina un consumo di gasolio di circa 1.700 litri al giorno.

    – E’ poco trasparente citare nuove leggi ambientali se è noto che a pochi metri dalla costa, nella zona Cala dell’Acqua in cui è previsto lo scarico a mare della salamoia e delle sostanze nocive, oggi esistono zone protette, segnalate e inserite nei SIC (Siti d’Interesse Comunitario) e nelle ZPS (Zone di Protezione Speciale) dalla UE, come dal grafico richiamato nel mio articolo. Dubbi e perplessità sull’esistenza di quei siti appaiono inauditi.
    E poi, sulla scarsità di acqua nel Sud Pontino (ex zona di paludi e di acquitrini) dove scorrono fiumi in mare, il termine “scarsità di acqua“ é poco plausibile perché ogni spazio rurale di circa quattro Km quadrati assorbe acqua per irrorare i campi pari al quantitativo giornaliero di acqua che il Comune di Ponza consuma in piena stagione (circa 240 tonnellate).

    – Il caso Antonio Balzano va letto non come “una bocciatura della Condotta Sottomarina” ma come sopravvalutazione di difesa dell’occupazione locale (intendo riferirmi a Le Forna) rispetto ad una visione strategica di ampio spettro e lungimirante per l’economia turistica dell’isola.

    La narrazione potrebbe proseguire ma un interrogativo me lo pongo ancora oggi, come se lo pose all’epoca Beniamino Verde, visto che a distanza di oltre 30 anni non ha ancora una risposta. Mi riferisco a quando il funzionario capo Besson della Regione Lazio con un nutrito gruppo di tecnici si recò a Ventotene per presentare a Beniamino Verde la “nuova tecnologia e la posizione Regionale” e al termine dell’incontro Beniamino espresse riserve e perplessità.

    Da quella data, la Regione Lazio continua a rifiutare un confronto articolato sull’aspetto costi/benefici (economici, ambientali e turistici) e non vengono esperite approfondite analisi sugli impianti tecnologici e sui risultati realizzati con detti impianti, e, da ultimo, non si sa perché non vengono poste a confronto altre soluzioni quasi analoghe ma meno inquinanti (vedi Nave Fattoria, Condotta sottomarina e/o altro) diverse da quelle indicate dalla Regione Lazio

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