Ambiente e Natura

Una foto racconta… (47). Il mondo mutilato

proposto dalla Redazione

Stavolta non è un lettore o un contributore del sito a mandare una foto, ma è stata scelta dalla redazione, da un articolo di Paolo Di Paolo su repubblica-on-line,  oggi 15 aprile 2022, per la poesia che l’accompagna, del poeta polacco, nato a Leopoli (ora nazione Ucraina), Adam Zagajewski (Leopoli, 1945 – Cracovia, 2021). Sul sito, su Zagajewski,  leggi: Tutte le Leopoli della nostra inquietudine.

Un villaggio a nord di Kiev (foto EPA/Oleg Petrasyuk da Repubblica-on-line)

Un piccolo spazio di pace
di Paolo Di Paolo

Il guardaboschi Olexii e le sue capre in un villaggio a nord di Kiev. In questa foto tutto fa pensare a qualcosa come una tregua. Non una tregua ufficiale, ma uno spazio di sollievo.

L’immagine del guardaboschi Olexii e delle sue capre in un villaggio a nord di Kiev, e la catasta di legna, e il riflesso del sole nella giornata di metà aprile – tutto mi ha fatto pensare a qualcosa come una tregua. Non una tregua ufficiale, ma uno spazio di sollievo, un’ora protetta, al riparo; un segmento di vita quotidiana sottratta alla minaccia. Quegli animali placidi “che si contentano di poco” hanno una loro grazia e comunicano una speciale calma. Non esistono solo tregue dichiarate; esiste il respiro che torna quieto, il battito che si normalizza. In guerra si sopravvive, ma qualche volta si ha l’impressione di poter vivere. Ho ricordato i versi di un grande poeta polacco, nato a Leopoli, Adam Zagajewski.
Ho ripensato al suo sforzo di cantare il “mondo mutilato”.

Prova a cantare il mondo mutilato.
Ricorda le lunghe giornate di giugno e le
fragole, le gocce di vino rosé.

Le ortiche che metodiche ricoprivano le
case abbandonate da chi ne fu cacciato.

Devi cantare il mondo mutilato. Hai
guardato navi e barche eleganti;
attesi da un lungo viaggio,
o soltanto da un nulla salmastro.

Hai visto i profughi andare verso il nulla,
hai sentito i carnefici cantare
allegramente.

Dovresti celebrare il mondo mutilato.
Ricorda quegli attimi, quando eravate
insieme in una stanza bianca e la tenda si
mosse.

Torna col pensiero al concerto, quando la
musica esplose. D’autunno raccoglievi
ghiande nel parco e le foglie
volteggiavano sulle cicatrici della terra.

Canta il mondo mutilato e la piccola
penna grigia persa dal tordo, e la luce
delicata che erra, svanisce e ritorna.

 

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