Personaggi ed Eventi

Il volto e le parole di Ursula

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Il volto e le parole di Ursula Von Der Leyen di fronte ai massacri di Bucha sono quelli di tutti gli europei che fanno parte dell’Unione, il progetto politico scritto a Ventotene nel 1941 da tre visionari, avviato nel 1957 da sei statisti in rappresentanza del cuore, la mente, le follie ed il genio del “vecchio continente” e poi sempre più incrementato, caricato di simboli e contenuti per una “integrazione” economica estesa sempre di più alla cultura ed alla politica.
Se tutto parte dalla economia nulla si crea senza la cultura.
Così la conoscenza di una, due, tre lingue “straniere” ti apre la mente. Se vedi il paese della lingua che sai ne apprezzi la storia, la geografia, i pregi ed i difetti. Così lì ti senti a casa o in una casa che è anche tua.
Credo che il progetto europeo più importante sia stato l’Erasmus: studiare per i giovani in tutta Europa. Roma come Parigi. Berlino come Napoli e così via. Il “cittadino” che nasce ha una “identità consapevole” di un intero antico continente.

Il volto di Ursula a Bucha esprimeva l’orrore per il massacro dell’Ucraina e come una madre di una casa nuova ha aperto la cartella per la scheda di adesione di un figlio nuovo che allarga la famiglia. Non c’è retorica in questi simboli. I simboli servono per vivere.
Il volto spaventato di Ursula vale mille discorsi. É una tedesca.
Con lei c’era Joseph Borell il commissario agli esteri europeo. É uno spagnolo. Era di una commozione felice di incontrare il presidente ucraino. Gli ha stretto la mano forte. Non abbastanza. Ha aggiunto anche la mano sinistra.
Dobbiamo porre fine a questa tragedia.
G. M. di R.

Immagine di copertina: Da www.ilgiornale.it

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Appendice del 10 aprile 2022 (cfr. commento di Sandro Russo)

Il profondo coinvolgimento emotivo che traspare dal volto della Presidente della Commissione Europea in visita a Bucha, così come ha colpito Giuseppe Mazzella, ha trasmesso un messaggio senza parole che molti hanno recepito
Qui Andrea Bonanni su La Repubblica di ieri 9 aprile 2022 ne dà una lettura politica.

Il commento
Il risveglio dell’Europa
di Andrea Bonanni

Il viaggio di Ursula von der Leyen in Ucraina ha il significato di un pellegrinaggio e di un risveglio, sia personale sia politico

Mai avrebbe immaginato la giovane Ursula Albrecht, elegante e graziosa figlia di un alto funzionario europeo, cresciuta, lei tedesca, nel mondo ovattato della gioventù dorata di Bruxelles, che un giorno sarebbe finita con indosso un giubbetto antiproiettile a rappresentare l’incredulità di tutta l’Europa nel tanfo di una fossa comune in Ucraina.
Mai avrebbe pensato, lei che sognava un’Europa verde, prospera e pacifica, di dover ammettere trattenendo le lacrime che «qui a Bucha è accaduto l’impensabile. Qui è andata in frantumi l’umanità».

Ma il destino di Ursula, diventata con il matrimonio von der Leyen, è il destino amaro di tutta una generazione di europei che, per il fatto di non aver conosciuto la guerra, si illudeva di non doverla conoscere mai. E invece.
Il viaggio della presidente della Commissione europea in Ucraina ha il significato di un pellegrinaggio e di un risveglio, sia personale sia politico.
Non a caso ha scelto di andare tra il fetore dei cadaveri massacrati e torturati dai russi a Bucha prima ancora di incontrare Zelensky a Kiev. Non a caso, quando lo ha incontrato, gli ha ricordato che erano passati meno di sei mesi dal loro ultimo appuntamento. E Zelensky si è stupito: per lui, ma forse anche per lei, quei ricordi di una Ucraina libera in una Europa pacifica fanno parte di un’altra era ormai lontana. L’invasione di Putin ha cambiato la Storia, forse cambierà le carte geografiche, di certo ha cambiato la memoria di un intero continente.

Sul piano simbolico, la missione di von der Leyen e del capo della diplomazia europea Josep Borrell è stata l’occasione per confermare l’apertura di Bruxelles ad una richiesta di ingresso dell’Ucraina nella Ue. Un gesto, appunto, simbolico se compiuto in una capitale martoriata dalle bombe e ancora disseminata dalle carcasse dei carri russi. Ma un gesto a cui Zelensky e il popolo ucraino attribuiscono enorme importanza.
Perché la storia di questa guerra è cominciata con le bandiere blu stellate della Ue sventolate dai manifestanti in piazza Maidan nell’inverno del 2014, e con la sanguinosa repressione del governo filorusso poi rovesciato dalla rivolta.
E perché, come ha detto ieri la presidente della Commissione europea, oggi gli ucraini «difendono il confine dell’Europa, l’umanità, la democrazia»: tre obiettivi che in realtà, alla luce di quanto sta accadendo, sono una cosa sola.
Consegnando al presidente ucraino il formulario per la richiesta di adesione all’Unione europea, Ursula von der Leyen ha dato ad un intero popolo il passaporto per una identità lungamente invocata.

Una identità europea che emancipa l’Ucraina dal passato straziante e insanguinato dell’era sovietica e da un futuro di provincia sottomessa dell’impero russo a cui Putin vorrebbe condannarla. L’adesione alla Ue non è, oggi, una questione burocratica condizionata alle inevitabili verifiche, o una opzione diplomatica soggetta a dubbi e traguardi da mantenere. È una scelta identitaria. Per questo Zelensky può mettere sul tavolo dei negoziati con Putin la rinuncia a entrare nella Nato, può accettar e la neutralità, ma non può rinunciare alla prospettiva europea.

Ma la missione di von der Leyen e Borrell a Kiev dimostra come la questione ucraina sia ormai diventata un tema identitario cruciale anche per noi europei.
Questa Europa che per settant’anni è cresciuta nell’autocompiacimento della propria natura light , tutta focalizzata sull’economia e non sulla politica, di un potere soft orgoglioso di non avere monumenti ai caduti per la propria causa, ora si avvede che sui propri confini c’è gente che sta morendo per lei, per i suoi valori, per la sua identità.
Questo la costringe a ripensare se stessa.
L’immagine di von der Leyen in visita alle fosse comuni vuol dire proprio questo: di fronte agli orrori di Bucha, l’Europa non può guardare da un’altra parte. E, soprattutto, non può non guardare finalmente dentro di sé.

 

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    10 Aprile 2022 at 20:10

    Il profondo coinvolgimento emotivo che traspare dal volto della Presidente della Commissione Europea in visita a Bucha, così come ha colpito Giuseppe Mazzella, ha trasmesso un messaggio senza parole che molti hanno recepito
    Andrea Bonanni su La Repubblica di ieri 9 aprile 2022 ne dà una lettura politica.
    Il suo scritto è riportato in chiaro in appendice all’articolo di base.

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