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Avevo visto una pianta in fiore, qualche giorno fa, davanti alla Feltrinelli a Roma. Vista e desiderata; identificata (1), cercata e infine comprata, ier mattina al vivaio di amici, vicino casa.
Ho anche trovato il posto dove metterla. Intorno al laghetto fatto con un vecchio e glorioso gommone Zodiac ‘Astral’ 3,40, compagno d’avventure in tempi ormai lontani; “aperto come una cozza” e messo a impermeabilizzare l’invaso scavato per le piante acquatiche.
È anche l’occasione per rimettere le mani in terra, dopo il lungo abbandono invernale.
Ma volevo dire della strana sensazione – mai provata prima d’ora e sicuramente in rapporto con il bombardamento di notizie e di immagini della guerra in corso.
Una sensazione di inutilità, irrilevanza, quasi un cupio dissolvi, nel cercare il posto migliore per mettere a dimora una nuova pianta, nell’affondare le mani nella terra.
La primavera stessa, che associavo ad un abbraccio tiepido e fiducioso, si insinua nella mia sera con dita di ghiaccio.
Sensazioni indistinte, ma potenti… Perché cercare la bellezza, perché propagare la vita quando vale così poco, in spregio a qualsiasi cosa possiamo aver pensato in passato? Come guardare i bambini giocare, i gatti dormire, senza una insostenibile sensazione di angoscia e di impotenza.
La bellezza ci salverà? Ma quando mai? Ci fa ancora più male, invece!
(1) – La pianta era – è – Loropetalum chinense var. rubrum, Fam. Hamamelidaceae (l’amamelide, una delle poche piante a fioritura invernale, insieme al calicanto (Calycanthus vernalis, Fam. Calycanthaceae e all’Edgeworthia chrysantha (Fam. Thymelaceae).
La pianta che ho trovato è piccola e un po’ sparuta, ma si farà.
Nel sito: Con le piante attraverso l’inverno (1), del 4 dic. 2015, e Questi giorni… (2). Le mimose, del 7 gennaio 2017.

Patrizia Maccotta
4 Aprile 2022 at 19:47
Ho letto ‘Un’altra primavera”. Eppure sono sicura, Sandro, che mentre mettevi a dimora la tua pianta, ti sei sentito unito alla terra e al mondo vegetale che non recano dolore. E hai avuto un istante, seppure breve, di felicità, di adesione alla vita. Sono questi momenti, più della bellezza, che ci salvano.
Sandro risponde
– Non saprei… Ho registrato solo la sensazione. Non ero felice come al solito. C’era un dolore sottile, dentro quell’atto.