Canzoni

Una canzone per la domenica (190). Shackleton, Battiato ed altri esploratori

di Tano Pirrone

C’era un tempo, neanche tanto lontano, in cui molto da scoprire di questa nostra Terra c’era, e molti erano i temerari che partivano per cercare e per capire, ma soprattutto per mettersi in gioco e scoprire fin dove erano capaci di arrivare. Fra questi mitico è rimasto il capitano Shackleton, opportunamente ricordato sul sito alla notizia del ritrovamento del relitto della nave Endurance a 3000 m di profondità (due video) [sul sito le imprese di quegli uomini vissuti (e morti) nelle esplorazioni polari sono state rievocate ampiamente (cinque articoli) [1] – ndr].

Nella migliore tradizione di Una canzone per la domenica ecco da YouTube la magnifica canzone di Battiato che le gesta canta del capitano irlandese.

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YouTube player

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La canzone, inclusa nel suo ventesimo album Gommalacca del 1998, quasi precipite nell’abisso del terzo millennio – in cui altro che affondamenti! – è seminata nel decimo solco, lungo minuti primi 8 e secondi 35; il testo del filosofo amico suo, Sgalambro [2] – linea fuddrigna [3] della Sicilia lavica e ciclopica – e di Fleur Calasso Jaeggy, scrittrice italo svizzera e traduttrice, autrice di una dozzina di testi di canzoni di Battiato.
Considerato uno dei dischi più sperimentali di Battiato, l’album presenta vari tipi di sonorità, quali quelle techno e hard rock, e l’uso di loop, di scontri chitarra-sintetizzatore, di cori, batterie e chitarre campionate. Il disco fu definito “un esperimento di elettronica e suoni striscianti” ed un “alto esempio di techno hard rock intellettuale”.

A parte la breve nota tecnica, che non è chiaramente di mia mano, voglio ricordare che quell’album arrivò alle soglie del nuovo millennio dopo un decennio che veniva dal ventre più oscuro del ‘900, solcato da una crisi politica senza eguali, da una crisi di costume, economica e finanziaria gravissima, dall’emersione di forze politiche nuove e di leader carismatici di cui non sentivamo più il bisogno; della guerra che feroce si riaffacciava in Europa a poche decine di chilometri dalle nostre coste adriatiche.
In quel decennio Franco conobbe Manlio Sgalambro, avviando una proficua collaborazione artistica che si concretizzò in opere liriche, nei testi di svariati album musicali di Battiato e in canzoni di altri artisti italiani.
Dopo essere intervenuto anche ai concerti di Battiato, nel 2000 si cimentò lui stesso con la musica, pubblicando il singolo La mer, cover del celebre brano di Charles Trenet [La mer, di Trenet è presente qui, nel sito].
Fra gli album, appunto la collaborazione all’impegnativo album Gommalacca.

Retrocedo un attimo e torno al titolo per far notare che quel «[…] e altri esploratori», trovato per parlare di altri esploratori artici, antartici et similia, una volta riconsiderato l’obiettivo, si adatta perfettamente al filosofo di Lentini, paesone vicino al mio e dal mio diviso da feroce campanilismo. Manlio fu certamente un esploratore, strambo, contraddittorio, blasfemo, dedito alla destructio, alla demolizione degli idòla di qualsiasi categoria, a penetrazioni nelle file nemiche per liberazioni leggendarie. Franco, forgiato con la stessa pasta eretica, nello scambio con il partner molto ne fu permeato ed il lungo processo di maturazione e di saggezza, in un modo o in un altro fu da Manlio Sgalambro influenzato.

La canzone Shackleton nasce dal fortunato contributo collettivo di Battiato, Sgalambro, Fleur Calasso Jaeggy e dell’uso, per la musica introduttiva, della canzone Plaisir d’amour di Johann Paul Aegidius Schwarzendorf, detto Martini il Tedesco (1785), canzone antichissima e famosissima fra le preferite della regina di Francia Maria Antonietta, che la leggenda vuole essa cantasse in prigione prima di essere avviata al suo triste destino.

La storia

Una catastrofe psicocosmica
Mi sbatte contro le mura del tempo
Vigilo nel sonno, vigilo
Sentinella, sentinella che vedi?
Una catastrofe psicocosmica
Contro le mura del tempo

Durante la Grande Guerra
Nel gennaio del 1915
Alle estremità settentrionali un forte vento spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti
Imprigionando per sempre la nave dell’audace capitano Shakleton, Shakleton

Su un piccolo battello
Con due soli compagni
Navigò fino a raggiungere la Georgia Australe
Mentre i ventidue superstiti dell’isola Elefante
Sopportavano un tremendo inverno

Una catastrofe psicocosmica
Mi sbatte contro le mura del tempo
Vigilo nel sonno, vigilo
Sentinella, che vedi?

Alla deriva, alla deriva, verso nord, nord-ovest
Profondità trecentosettanta metri, settantaduesimo grado di latitudine est

Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani
Per sopravvivere
Ma il trenta agosto del 1916, il leggendario capitano
Compariva a salvarli con un’altra nave, ehi eh, ehi yeah

Il ricordo

Stille Dämmerung
Der garten ist gefrohren
Die Rosen erlitten
Sage mir warum
Sage mir varum
in einem verlorenen Garten
Sage mir warum
deine Stimme hören
Sage mir warum
schweige bitte nicht

Crepuscolo quieto,
Il giardino è gelato
Le rose ne hanno sofferto,
Dimmi perché,
Dimmi perché.
In un giardino perduto
Dimmi perché
Odono la tua voce
Dimmi perché,
Ti prego, non tacere
Ti prego, non tacere

[La traduzione dei versi in tedesco di Fleur Jaeggy è di Riccardo Venturi]


Shackleton
, 1998
– Testo italiano di Manlio Sgalambro e Franco Battiato; Testo tedesco di Fleur Calasso Jaeggy
Musica di Franco Battiato
Voce recitante in italiano di Manlio Sgalambro
Canto in tedesco di Fleur Calasso Jaeggy e Franco Battiato
Musica introduttiva: Plaisir d’amour di Johann Paul Aegidius Schwarzendorf, detto Martini il Tedesco (1785)

Gli altri nove brani he precedono Shackleton sono:

  • Shock in my Town (4:24): L’Umanità va veloce verso il terzo Millennio, ma tecnologia e progresso sono nubi che rendono invisibile e insicuro il suo cammino.
  • Auto da fe’(3:59): Incomunicabilità e lontananza, senza ritorno, senza speranza.
  • Casta diva (3:38): Il pensiero vola alla Divina Callas ed alla sua storia.
  • Il ballo del potere (4:26): Un confronto tra falsi e veri riti, tra false e vere sacralità, e, insieme, un attacco all’ipocrisia e alla falsità del sistema del potere politico occidentale.
  • La preda (3:44): «Lasciati andare piano fino ad arrivare all’estasi con me»
  • Il mantello e la spiga (3:59): Il mito della reincarnazione: lascia tutto e seguiti…
  • è stato molto bello (3:49): Cambiano testi e musica, ma rimane il sogno dell’eterno ritorno: Si prolungano le ombre oltre la sera / Non domandarmi dove porta la strada / Seguila e cammina soltanto…
  • Quello che fu (4:30): rievocazione e superamento di momenti di vita passati e di clichés, dei quali anche «la polvere più pura» viene ridotta all’osso.
  • Vite parallele (3:24): Lotta interiore tra una parte di noi che aspira alla quiete infinita e una parte dispersa nella pluralità delle vite e dei desideri.

Note

[1] Gli uomini e le imprese in situazioni estreme: le spedizioni polari. Digitare – Shackleton – in Frontespizio, nel riquadro Cerca nel Sito]

[2] – Manlio Sgalambro (Lentini, 9 dicembre 1924 – Catania, 6 marzo 2014) è stato un filosofo, scrittore, poeta, aforista, paroliere e cantautore italiano. La sua opera filosofica è stata definita di orientamento nichilista, definizione spesso respinta da Sgalambro stesso, ma talvolta anche accettata […] (Fonte Wikipedia, ibidem).

[3] – In siciliano, folle, fuori dal controllo.

Immagine di copertina. La Endurance del capitano Ernest Henry Shackleton, imprigionata dai ghiacci alle estremità settentrionali dell’Antartide. Scattata dal fotografo e operatore cinematografico di bordo, l’australiano Frank Hurley, la foto ritrae la nave, magnifica e morente, nella notte polare, stretta nella morsa che poco tempo dopo la avrebbe stritolata e consegnata all’eternità degli abissi.
Non senza ragione qualcuno la ha definita una delle più belle fotografie della storia.

Il relitto dell’Endurance fotografato a 3000 m di profondità

 

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