Editoriale

Epicrisi 365. Guerre e scaramucce

di Rosanna Conte

«L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento.
Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza» (L’appello del Papa).

Le parole di papa Francesco riportano uno stato d’animo molto diffuso da quando la Russia ha invaso l’Ucraina e gli articoli di questa settimana ci suggeriscono come sia articolata, complessa e sofferta la percezione di quanto, giorno per giorno, i media e i social ci raccontano. Un ringraziamento particolare è dovuto agli inviati di guerra che ci fanno vedere, al di là di ogni discussione televisiva, cos’è realmente la guerra (Francesca Mannocchi e il giornalismo di guerra).

Francesca Mannocchi

Accomunati dalla pietà per le vittime e dall’indignazione per l’atto aggressivo, ci sentiamo spinti, dall’esigenza di voler dire la nostra, ad esprimerci con modalità diverse su una pluralità di piani che nella presente guerra ci sono tutti.

Adam Zagajewski

Bellissima la poesia di Adam Zagajewski in cui Leopoli, luogo di confine e di grande cultura, diventa luogo simbolo delle grandi scelte umane (Tutte le Leopoli della nostra inquietudine)
Tra le creazioni artistiche e intellettuali che l’umanità è in grado di produrre in condizioni di pace e la terribile capacità distruttiva che manifesta nelle guerre, tornare a Leopoli diventa riappropriazione dell’essenza di ciò che è umano.

E fra le due condizioni antitetiche non c’è, a mio parere, la linea di demarcazione ragionevolezza/follia, no, caro Franco (Sottile è la linea…). Se leggi lo scritto di Berman – La guerra e il terrore, saggio di Paul Berman – ti accorgi che sulla linea della “ragionevolezza” diversi punti richiederebbero delle riflessioni perché lasciano spazio all’arrivo della “follia”.

Paul Berman

Un’alleanza militare, la NATO, che non consente la rotazione dei vertici fra i paesi aderenti e che persiste ad armarsi anche in condizioni di pace (era nata in contrapposizione al Patto di Varsavia che non esiste più da quarant’anni), accogliendo nuovi alleati e allargando, così, il raggio territoriale su cui gravita, non è un’alleanza che possa ispirare fiducia in chi ne è escluso.
La follia è nello scatenamento della guerra? Il folle sarebbe Putin? Ma lui è seguito da una buona fetta di russi. Non illudiamoci. Putin è un dittatore che utilizza la repressione verso gli avversari e la propaganda per le masse, come fecero anche Mussolini e Hitler. Certo che ha paura del liberalismo e ancor di più, aggiungo io, della democrazia, ma non nel senso che ne abbia timore reverenziale. Le libertà e la democrazia non devono entrare in Russia perché sarebbero d’intralcio, non gli consentirebbero di mantenere il potere che gli è stato dato per permettere ai ricchi di continuare ad arricchirsi.

Putin non sta seguendo una linea che ha contraddistinto, quasi in continuità, l’impero zarista e quello sovietico. La biografia con tutti i segreti di Putin  ci dice che invece la Russia è governata da una persona che crede che un vero uomo le regole se le crei da sé, che ha scelto la strada illegale per arrivare alla presidenza attraverso la corruzione e che ha comprato il suo popolo con una lotteria per poter rimanere saldo al potere. C’è poco di folle in questo e poco di grande impero che, indebolito, deve essere ripristinato. Indubbiamente questo è il contenuto di certa propaganda ed è presente nell’intimo, nelle pieghe sentimentali dell’animo di molti russi.  Se vogliamo giungere alla radice dell’invasione, però, più che a lui, dobbiamo guardare a chi gli ha consentito di diventare il padrone della Russia: agli oligarchi che l’hanno sostenuto per arricchirsi di più, al popolo che per vincere un premio – auto, casa, telefonini – ha barattato una forma di stato più democratica con una dittatura. La propaganda è un’arma terribile e ne veniamo travolti come fuscelli se non abbiamo la capacità di individuarla e non subirla.

Forse il primo passo è che bisogna smetterla di pensare che chi uccide, aggredisce, stermina, tortura sia un folle e non faccia parte del genere umano. Nell’animo umano esistono dinamiche di desiderio, odio, ingordigia, invidia, paura che solo un “ambiente” in cui si pratica la convivenza pacifica può aiutare a gestire con esiti positivi. E l’”ambiente” oggi non è solo la famiglia o la comunità, ma è anche il luogo virtuale costituito dai social o dalla comunicazione dei media che scegliamo di seguire. Il che ci fa capire quanto siamo ipocriti. Esaltiamo il più forte, il più furbo, lo ammantiamo di bellezza e bontà e poi pretendiamo che le persone non siano aggressive e prepotenti! Le guerre prima di essere preparate dai condottieri sono fomentate negli animi di chi dovrà materialmente combattere e di chi sostiene il condottiero. E’ nella formazione di questa base che è la forza del condottiero guerrafondaio. Su questo il nostro sommo poeta Dante, di cui il 25 marzo è la giornata celebrativa (Oggi 25 marzo, Dantedì), avrebbe molto da dire, visto che la sua Firenze fu  durante il Duecento, prima di lui e con lui, un comune in continua guerra, interna ed esterna.

Dante Alighieri

Adesso che l’aggressione c’è stata, come possiamo pretendere di giungere a un compromesso indolore per l’Ucraina che non scalfisca l’etichetta del “più forte” di cui si è appropriato Putin?

Se non si previene il male, quando esplode, può essere arginato solo con altre sofferenze e altro male. Il mondo è in fiamme e nessuno trova soluzioni. Certo, bisogna trovarle, ma bisogna scavare molto per trovare i punti su cui far poggiare l’eventuale compromesso. E’ anche vero che non ci sono i grandi politici di una volta, e questo è il segno dei tempi. Anche i popoli sono diversi.  Caro amico ti scrivo…  di Bernard-Henry Lévy ci suggerisce che pure gli intellettuali (in questo caso i russi), oggi, hanno bisogno di uno scossone per sprigionare la forza che trasforma il pensiero in azione, la difesa del valore della libertà in lotta per riappropriarsene.

Bernard-Henry Lévy 

Stiamo parlando di massimi sistemi che non trovano pratica nelle contingenze come è la guerra attuale?
Non credo. Tutte le azioni nascono da pensieri e da emozioni. Da sempre l’umanità ha camminato sulle idee dando loro le gambe, perché ciò che la distingue dal resto del mondo animale è la sua capacità di articolare sulla realtà pensieri chiari, di connetterli, svilupparli e comunicarli. Bisogna curarne lo sviluppo e la diffusione nella direzione giusta. Facciamocene una ragione!

E veniamo a ciò che ci sta più vicino. L’attuale amministrazione comunale, durante il suo mandato, non è riuscita a comunicare i suoi piani di intervento secondo una prassi che oltre ad essere democratica, fosse anche logica. E’ solo da quanto vede risolto o meno che la comunità ha potuto dedurre cosa ha fatto e non ha fatto. La minoranza, imperterrita, continua a comunicare ciò che a suo avviso non va nelle azioni della maggioranza e propone azioni a cui la maggioranza non dà risposte. Forse questo silenzio è un modo di fare “politico”? Non so. Io non sono esperta di strategie politiche, ma da cittadina gradirei sapere se c’è un percorso logico nelle scelte che hanno inciso, incidono e incideranno sulla vita della comunità. Non sono per la propaganda e per il bombardamento comunicativo, ma le idee e le azioni di un’amministrazione vanno nominate pubblicamente, comunicate e spiegate, altrimenti il cittadino percepisce come vuota la casa comunale e si sente abbandonato.

Quindi, mai come nel quotidiano, abbiamo bisogno di idee articolate, discusse, veicolate tra i membri di una comunità, se vogliamo che questa viva e si sviluppi saldamente.

Diversi sono i tentativi che alcuni nostri amici fanno sia sulle nostre pagine che su Facebook per esplicitare le idee – che, però, non sempre sono proposte concrete – su cui discutere.

Questa settimana Luigi Dies (Una certa idea di isola) esplicitamente dice la sua con la proposta di puntare ad incrementare le corse di traghetti e aliscafi sia nel numero che nelle tratte per consentire l’arrivo di turisti  anche fuori stagione. La futura amministrazione ne tenga conto quando andrà a rinnovare al tavolo regionale il contratto con la Laziomar. E’ una proposta parziale? Sì. Incompleta? Sì. Non risolutiva? Sì, ma è una proposta concreta su cui si può lavorare e ci può lavorare tutta la comunità, chi vorrebbe offrire qualcosa che ancora non c’è o è poco sviluppato, dalla cultura al trekking, chi vorrebbe migliorare quanto già c’è, dal semplice ponzese che viaggia agli operatori turistici che pensano ad una migliore qualità dell’offerta. E’ ovvio che l’amministrazione dovrebbe dire se ha già un piano pronto per il tavolo, se si sta formando o è tutto demandato all’amministrazione successiva. Dai punti all’ordine del giorno del Consiglio comunale di venerdì 25 marzo, non risulta.

Lo stesso dovrebbe fare con il PNRR richiamato dalla minoranza consiliare (Sul PNRR l’opposizione rilancia). Il Piano offre ampi ambiti in cui sviluppare idee oltre agli strumenti per la loro attuazione col sostegno di esperti in grado di trasformare quelle idee in progetti realizzabili.

Se non si riesce a dialogare in un centro piccolissimo come Ponza sui bisogni primari da soddisfare, possiamo pensare che si possa dialogare fra Russia e Ucraina per risolvere con un compromesso i problemi di accaparramento di terre strategiche?

Kiev, monumento di epoca sovietica all’amicizia tra i popoli ucraino e russo.
Foto E.C. Da teverepost.it. Foto anteguerra.

 

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