Esteri

Sottile è la linea…

di Francesco De Luca
  

Sottile è la linea che separa la ragionevolezza dalla follia.
Ragionevolezza ossia la considerazione delle opposte tesi, delle contrastanti idee.
Follia ossia la propria visione delle cose imposta agli altri con la forza.
È sottile perché la rappresentazione che ognuno si fa dei rapporti sociali è supportata da motivazioni, cause storiche ed eventi attuali.
Ad ognuno appare fondata la sua visione e tale che debba essere ritenuta evidente da tutti. Così non è perché i fatti non sono mossi soltanto da fattori causa-effetto, bensì da tanti altri. Taluni dei quali sono  razionalmente fondati e talaltri sono radicati nei sentimenti, così come negli istinti, e confliggono fra di loro. Tutti presenti e tutti operanti. E allora la ragionevolezza fatica a farsi valere, anzi annaspa, perde colpi, viene annullata. La follia si impossessa del campo. Si insedia e detta legge.
La guerra annulla ogni esperienza di pace. Strumenti di violenza sostituiscono quelli dell’operare quotidiano, la serenità d’animo viene scalzata dalla paura, dalla sopraffazione.
L’uomo che nei millenni evolutivi ha cercato di rendere inefficace la violenza del predatore, riporta in evidenza la biologia del cacciatore, del carnivoro, insieme alla sua natura sociale. Gregario e rapace.
Millenni di storia, di pensiero, di educazione vengono cancellati.

Il primo principio, conquistato con sudore, sangue, rivoluzioni e moti popolari, a venir spezzato via è la libertà dell’individuo. A cui consegue la libertà dei popoli alla scelta politica. Tutta la costruzione ideologica fondata sulla libertà del singolo e conchiusa nella scelta della democrazia come sistema di potere politico confacente a quella visione, si sgretola.
Viene annullato il principio che gli individui, come i popoli, debbano trovare all’interno della loro struttura organizzativa socio-politica e democratica, il modo per far coesistere le diverse scelte commerciali, quelle religiose, quelle economiche, quelle razziali.
In più, la constatazione, oggi necessariamente evidente, dell’unicità del pianeta-terra, rende altrettanto evidente come l’umanità debba essere considerata una sola entità, impone il principio della sostenibilità come inderogabile e irreversibile, pena la fine della presenza umana nel mondo.
Il pericolo nucleare è una realtà che può essere innescato da un momento all’altro. Non sono fantasie. Così come il governo di tali strumenti di morte non sono nelle mani di valenti paladini dell’umanità.
Non lo sono in America, responsabile di una politica d’espansione commerciale e militare, non in Russia dove si sogna l’espansionismo territoriale ai danni della volontà dei popoli che devono subire smembramenti e annessioni, non in Europa, china, per bassi fini economici, a poteri più forti e incapace di esprimere una politica conforme ai suoi valori di libertà.

Su questa sottile linea, fra ragione e follia, guerreggiano i popoli. Condizionati dai mezzi di comunicazione a sentirsi vicini agli Ucraini oppressi, e sollecitati moralmente ad aiutarli, e nel contempo a considerare sbagliato ogni incremento alla lotta armata.
Muore la povera gente, quella indotta (anche moralmente) a combattere. Muore l’umanità che sente di dover partecipare, anche se le forme di partecipazione sono ingannevoli e contraffatte.
Vince l’istinto predatorio, vince l’istinto gregario.
E così, si è contro la guerra ma non si può condannare la resistenza degli ucraini. La quale si nutre di velleità filo-americane e di odio contro Putin, e non tiene conto che l’autocrate russo ha fatto e tuttora fa affari con i consoci americani.
Con questo dissidio interno si omaggia la nostra Costituzione che rinnega la guerra, e si finge di non sapere che questa guerra arricchisce le industrie belliche americane ed europee.
Sottile è la demarcazione fra ragione e follia. Anzi quasi inesistente.

Immagine di copertina (a cura della redazione)
Una sottile linea rossa nella foresta. Un tappeto rosso di 250 metri da percorrere nel Malevich Park, poco fuori Mosca: è Nowhere, l’ultima opera dell’artista russo Gregory Orekhov, che vede la luce nei giorni in cui la linea rossa probabilmente è stata già oltrepassata

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