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La guerra spiegata ai bambini

di Patrizia Maccotta

 

Questo testo è stato ricevuto in Redazioni da più fonti, tra cui l’autrice della breve sintesi (Patrizia Maccotta) e l’altra Patrizia, Montani, la pediatra, da fonti ufficiali della École Européenne de Bruxelles dove vive suo figlio con la famiglia.
Vademecum in tre lingue (francese, inglese e tedesco) presentato in formato .pdf in fondo all’articolo.
L’autrice della presente trasposizione ha sintetizzato il testo francese.
La Redazione

Testo francese (cliccare per ingrandire)

“Se verrà la guerra, Marcondiro’ndero,
Se verrà la guerra, Marcondiro’nda’,
Sul mare e sulla terra, Marcondiro’ndera,
Sul mare e sulla terra, chi ci salverà?”
[Girotondo, Fabrizio De André; 1968]

 Questo semplice vademecum ci aiuta a rispondere alla domanda che ci facciamo in molti: bisogna parlare della guerra in Ucraina ai bambini? E se sì, in che modo?
Parlare è sempre la soluzione migliore: mette ordine in pensieri che fanno a volte paura (a noi adulti, figuriamoci ai bambini!).
Ci si deve, in primo luogo, chiedere cosa hanno visto e sentito i bambini. Poi farli parlare ascoltandoli con attenzione.
È utile mostrare loro dove la guerra ha luogo su una carta geografica. Situare il conflitto, se non sono troppo piccoli.
Fare capire loro che come iniziano le guerre finiscono.
E assicurarli  della nostra presenza, della nostra protezione.
Mettere in evidenza gli episodi positivi: gli aiuti, i gesti di amore, gli atti di solidarietà.

Certamente,  la comunicazione si deve adattare all’età del bambino. È opportuno non fare vedere le immagini di guerra in diretta, se i bambini hanno meno di nove anni; per i più  grandi, acconsentire – se lo chiedono – di vedere i telegiornali, ma rimanendo accanto a loro, pronti a rispondere alle loro domande. Senza dire bugie.
E, soprattutto, non bisogna mai smettere di nutrire la loro fiducia e la loro speranza.

Testo in chiaro (formato .pdf): Comment-parler-aux-enfants-de-la-guerre-en-Ukraine-FR-EN-DE
Immagine di copertina.  Des Ukrainiens traversent un pont détruit en fuyant la ville d’Irpin (da École Européenne de Bruxelles https://eeb4.be/wp)

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