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La versione musicale del sonetto Santa Maria Infante 1944

proposto da Silverio Lamonica

Un sonetto a commemorare la strage del 6 marzo 1944 di Santa Maria Infante
di Silvia Nardelli

«Durante l’ultimo conflitto mondiale, la città ed il suo contado, situati a ridosso della linea Gustav, furono teatro di durissime battaglie e violenti bombardamenti che provocarono numerose vittime ed ingenti danni. Cittadini, inermi e stremati dalle privazioni, furono passati per le armi dalla rappresaglia dell’esercito tedesco in ritirata. Innumerevoli furono gli esempi di amore alla Patria e di nobile spirito dì sacrificio. 1943-1944 Minturno».

Nell’autunno del ’43 il settore meridionale della Linea Gustav attraversava il territorio di Minturno (LT). Alla fine di settembre i tedeschi occuparono l’abitato della frazione collinare di Santa Maria Infante e costrinsero all’evacuazione la popolazione; una parte degli abitanti della piccola frazione minturnese trovò riparo sui monti Aurunci; nei mesi successivi le loro abitazioni, lasciate incustodite, subirono ripetuti bombardamenti degli Alleati al fine di riprendere il controllo del territorio ormai nelle mani dell’esercito tedesco.
Il 20 gennaio 1944, Santa Maria Infante venne occupata dai britannici, ma i tedeschi ne ripresero subito il controllo e, nonostante nel piccolo borgo non vi fossero rimaste persone, alcuni abitanti spinti dalla fame, tornavano per recuperare quello che avevano lasciato.
Nel corso dell’occupazione tedesca Santa Maria Infante registrò l’uccisione di diciotto civili e in particolare il 6 marzo 1944, nove di essi, tra i quali vi erano anche il giovanissimo Angelo Pensiero e sua madre Maria Mallozzi, furono catturati, probabilmente per aver violato l’ordine di sfollamento, e scortati da due soldati tedeschi in via Fontana, dove all’angolo con via Case Nuove, altri militari avevano montato una mitragliatrice. Poco prima che il gruppo si presentasse a portata di tiro, i due tedeschi trattennero da parte il giovane Angelo, mentre i commilitoni cominciarono a sparare contro gli altri civili e vennero cosi uccisi in un istante gli otto fermati, ai quali si aggiunse Angelo che, divincolatosi, venne colpito a morte mentre correva verso la madre; poco dopo, i tedeschi fecero rotolare i corpi delle vittime da una scarpata.
Minturno è stato il primo Municipio pontino ad essere insignito della Medaglia d’oro al merito civile che premiò gli sforzi profusi da un comitato cittadino presieduto dal prof. Biagio Apruzzese che su questo tragico episodio scrive:

«Il 6 marzo 1944, furono fucilate otto persone accusate di spionaggio. Angelo Pensiero di Patrizio, allora tredicenne, volle essere ostinatamente il nono, rimanendo abbraccialo alla madre. Sublime esempio di coraggio, di amore per la propria madre, luce tra le tenebre nelle coscienze impietrite dal furore della guerra»

Solo dopo molti anni dalla fine della guerra, il silenzio dei sopravvissuti fu rotto dal doloroso frastuono dei loro racconti e iniziarono a venire alla luce per la prima volta drammatiche testimonianze di chi era sopravvissuto a quell’inferno.
Furono portati all’attenzione popolare tanti luttuosi episodi legati al periodo della Seconda Guerra Mondiale, racconti che quasi mai trovano spazio nelle pagine dei libri di storia. Grazie alla tenace ricerca di molti storici locali o appassionati di memorie, si iniziò ad ascoltare il “Suono della guerra” del popolo, quella vissuta dalle donne, dagli uomini e dai bambini, i racconti desolanti degli sfollati che si erano allontanati e quelli più aspri delle persone che avevano rischiato la propria vita pur di non far morire di fame i propri familiari. Furono quelle le testimonianze che aiutarono le nuove generazioni a conoscere il vero volto della guerra, l’orrore vissuto per i trucidati.
Queste voci fecero comprendere il valore del riconoscimento conferito al Comune di Minturno, infatti ne è un segno il fatto che circa cinquemila persone parteciparono alla manifestazione per il conferimento della Medaglia D’oro che si tenne il 10 gennaio 2000 in Piazza Portanova, onorata della presenza dell’allora Presidente del Senato Nicola Mancino.

Alla fine degli anni Novanta, Silverio Lamonica, che era direttore del I Circolo Didattico di Minturno, compose un sonetto commemorativo ispirato dalla tragica fucilazione di madre e figlio del 6 marzo 1944 compiuta a Santa Maria Infante.

S. MARIA INFANTE (6 marzo 1944)

Tra i brandelli d’un paese morto
nell’infinito inverno desolato,
invano cerco quel che ho più amato
e che al mio cuor donò gioia e conforto.

Sol croci assai dolenti in seno io porto:
dal luogo mio natale son scacciato
e trionfante appare chi ha odiato
e chi ha recato luto e grave torto.

Ma l’odio può annientar anche l’amore?
Un angiol con la mamma è per la via,
gli sgherri li massacran con furore,

vedendo in loro un ladro ed una spia;
dice alla madre che lo stringe al cuore:
“Fammi restar con te o mamma mia!”

Il prof. Lamonica apprese di questa vicenda dal racconto di Cosmo Damiano Pontecorvo, storico locale, direttore della rivista “Il Golfo”.

«Come non commuoversi leggendo l’episodio del tredicenne Angelo Pensiero che agli sgherri tedeschi in procinto di fucilare a Minturno otto persone, gridò: “Aspettate, fucilatemi insieme alla mamma!” […] Si chiede, e leggiamo nel testo, il poeta Silverio Lamonica: “Ma l’odio può annientar anche l’amore?”. Purtroppo in quei durissimi giorni dell’occupazione nazista e poi in quelli, non meno angosciosi dell’avanzata liberatrice degli anglo-americani, questo avvenne e quanto frequentemente”.

Intervistato in occasione della pubblicazione di questo breve saggio, l’autore parla dei suoi versi ed espone una toccante parafrasi del sonetto:
«Mi sono ispirato alla poesia San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti, il quale visse terribili esperienze analoghe nel corso della Grande Guerra 1915-18. Ho immaginato di camminare a fatica tra le macerie delle case distrutte dai bombardamenti, cercando invano di trovare tra quelle rovine, qualche oggetto, sia pure un frammento, che mi riportasse alla memoria qualche amico, qualche persona cara, in quel villaggio martoriato di Santa Maria Infante. E con la morte nel cuore, in quel lungo interminabile inverno gelido, fuggo tra quelle macerie incalzato dagli invasori nazisti, la cui ferocia sembra prevalere su ogni cosa… Anche sull’amore? Sull’amore no.
Infatti vedo poco lontano da me quel ragazzino aggrapparsi alla mamma, incurante del crepitio delle armi, la voce metallica dell’odio che sull’amore mai prevarrà. Anzi l’amore in ogni sua espressione, sopravvivrà ben oltre la morte: “Fammi restar con te, o mamma mia”».

[Da un’intervista con Silverio Lamonica realizzata da Silvia Nardelli il 29 gennaio 2022]

A sua volta il testo del sonetto ha recentemente ispirato il compositore Arcangelo Di Micco, musicando così i versi di “Santa Maria Infante (6 marzo 1944)” e riuscendo a marcare con la musica quella carica emotiva già fortemente presente nelle parole. Il doloroso suono della guerra continua a viaggiare nel tempo per evitare che cada nell’oblio.

Quel che è accaduto non può essere cancellato,
ma si può impedire che accada di nuovo

(Anna Frank)

Qui la versione YouTube del brano musicale:

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Qui in formato .pdf il testo completo di Silvia Nardelli, completo di note, bibliografia e sitografia:
Un sonetto. 4 pagine

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