Ambiente e Natura

Il dissalatore di Cala dell’Acqua tra ricorsi e controricorsi

segnalato dalla Redazione

Sono ormai trascorsi quasi 10 anni da quando si è cominciato a parlare dell’installazione di un dissalatore a Ponza.
Una lunga storia che ha visto impegnati Comune, Regione, Ato 4, Acqualatina, Tribunali, Consiglio di Stato e, naturalmente, cittadini della comunità isolana.
Rimaneva in piedi il ricorso al TAR presentato da due cittadine di Le Forna ed è notizia di qualche giorno fa che anche questo è stato respinto.
Il seguito di questa storia? Forse la vedremo nei prossimi mesi… Forse.

 

Da latina.tu.it del 5 marzo Dissalatore di Ponza: altro ricorso al Tar bocciato di Bernardo Bassoli

 

ll Tar di Latina ha respinto un ulteriore ricorso contro la realizzazione del dissalatore sull’isola di Ponza

Stavolta, a ricorrere al tribunale amministrativo contro gli atti che hanno approvato l’impianto in località Cala dell’Acqua sono state due proprietarie di altrettanti case dell’area  in cui dovrebbe sorgere la struttura.

È una partita quella attorno al dissalatore che si gioca da anni, anche se, viste le sentenze di più Corti, il dissalatore di Ponza dovrebbe realizzarsi. Le due ricorrenti sostengono che la realizzazione dell’impianto possa inficiare le loro proprietà dal punto di vista ambientale e patrimoniale, sia sul lato della visuale del paesaggio, sia su quello acustico, determinando così un considerevole deprezzamento delle rispettive abitazioni.

Le due proprietarie ricorrevano contro la determina dirigenziale con cui l’Ato 4, il 23 gennaio 2019, ha concluso favorevolmente la conferenza dei servizi chiamata in causa se autorizzare o meno il gestore idrico Acqualatina alla realizzazione del dissalatore – Modulo Skip – in località Cala dell’Acqua a Le Forna.

Tuttavia, secondo il Tar, il ricorso è inammissibile in quanto le due proprietarie non sono legittimate a presentarle. Inoltre, nel merito, il Tar ha spiegato, rispetto ai problemi paesaggistici, che una proprietà “si colloca a una distanza stradale di circa 600 metri e ad una distanza aerea di 432,86 metri”, mentre l’altra si trova “a una distanza stradale di circa 400 metri e aerea di 243,25 metri, come da dati catastali e “report” fotografico depositati in giudizio”. Ebbene, secondo i giudici, “le abitazioni sono poste su due rispettive alture, in aree parzialmente urbanizzate ove insistono ulteriori fabbricati adibiti ad uso abitativo, laddove l’area del dissalatore è in un piazzale inserito in un sito minerario dismesso, ove insiste anche lo stabilimento di una centrale elettrica”.

Nè le due proprietà, secondo i giudici amministrativi, avranno conseguenze per quanto riguarda la visuale poiché “non si riscontra che le rispettive abitazioni, poste su alture prospicenti l’insenatura di “Cala dell’Acqua”, soffrano della diminuzione di una visuale diretta sull’area sottostante”.

Ricorso bocciato, quindi, e il dissalatore, almeno per la giustizia amministrativa, anche questa volta s’ha da fare.

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