Sardegna

I legami di Ponza con la Sardegna

segnalato da Sandro Vitiello

Figli e nipoti dei pescatori si reinventano col turismo
di Claudio Inconis del 27 febbraio 2022 – da https://www.lanuovasardegna.it/

Santa Teresa. Sale in barca la terza generazione della comunità arrivata da Ponza
Dallo sbarco a Lungoni nel dopoguerra alla coop che porta in giro i vacanzieri

Santa Teresa. Da Picchierru e Bricchetto ai nipoti nati in Gallura: una vita sul mare di generazione in generazione. È la vita dei ponzesi di Santa Teresa, una comunità che ha messo radici in paese nel secondo dopoguerra.
Un radicamento che vive un altro passaggio a suo modo storico: sale in barca la terza generazione e si reinventa.
Se fosse una pellicola il racconto inizierebbe in bianco e nero: le barche partono dall’isola di Ponza col bel tempo, attraversano il Tirreno e individuano delle cale riparate in cui potersi fermare, sfruttare la ricchezza di pesce e poi tornare a casa con le reti gonfie.
Siamo sul calare dell’Ottocento e il traffico da Ponza, per la precisione dal borgo di Le Forna, alla Gallura era più animato di quanto si possa pensare. Uno dei punti più apprezzati era Lungoni, dove qualcuno di questi pescatori deve aver pensato valesse la pena stabilirsi e iniziare una nuova vita, guardando il tramonto da una nuova prospettiva. Dev’essere andata così se è vero che la spiaggia nell’insenatura del porto si chiama “la punzesa” e Santa Lucia il rione dove i pescatori venuti da lontano si stabilirono.
A ridosso delle due guerre mondiali e nel secondo dopoguerra i contatti diventano legami, si costruiscono nuove famiglie, i cognomi iniziano a fondersi, spesso diventano importanti i soprannomi, ma una cosa non cambia: il mare.

È un rapporto noto, quello tra Santa Teresa Gallura e Ponza, con tanto di gemellaggio ufficiale dei due comuni nel 2019 e dal bianco e nero si passa ai colori.
Un legame saldo che ha dato via a una dinastia di uomini che partendo dalla pesca ha saputo reinventarsi, rinnovandosi e aprendosi al mondo del turismo nautico fino ad accogliere a bordo la terza generazione, ora uniti nella cooperativa “Consorzio delle Bocche”, dove ricordano così i pionieri: “Uomini e lavoratori con forte spirito di comunione, competenza e passione”.
Ciascun nome è una pagina di storia locale: «Antonio Bitti, noto zio Tonino, Giovanni Nicolai, noto Picchierru, Nardino Guspini, Domenico Nicolai, noto Bricchetto, Salvatore Vitiello, noto zio Tore, Silverio Aprea, noto Pacchianella, Andreino Bitti, Paolo Nicolai, Michele Nicolai, noto Pecchia pecchia» – ricorda Giovanni Nicolai, presidente della cooperativa, accanto ai soci e compagni di una vita Roberto Guspini, Antonio Vitiello, Giacomo Bitti e Paolo Nicolai.
Sono i discendenti, figli e nipoti, di quegli uomini giunti per pescare e poi rimasti a Santa Teresa: «Vite dettate dal ritmo del lavoro in mare e le fasi della pesca. Noi siamo cresciuti con loro, vivendo i vari cambiamenti, tra cui l’apertura al turismo, a partire da metà degli anni ’80». Apertura che da molti non fu ben vista: «Per lo più erano contrari e volevano continuare a pescare, fu zio Nardino Guspini a capire per primo le potenzialità del settore e avviare questa nuova fase con la trasformazione da pescatori a operatori turistici, settore che ora ci vede tutti coinvolti».

Il passo più importante è stata la nascita della cooperativa nel 1994, con una flotta di cinque motonavi: «La Donna Rosa, di Nardino Guspini, Tritone, di Tore Vitiello, Estasys, di Tonino Bitti, Onda, di Michele Nicolai e Bricchetto, dei fratelli Nicolai. Da allora abbiamo provveduto al rinnovamento, siamo cresciuti e ora vediamo lavorare accanto a noi i nostri figli, la terza generazione. Al momento sono già soci a pieno titolo Giacomo Bitti e Domenico Nicolai, ma presto arriveranno altri giovani che speriamo possano portare avanti questo nostro lavoro. Proprio come noi abbiamo fatto con quello dei nostri genitori».

1 Comment

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  1. Sandro Vitiello

    28 Febbraio 2022 at 21:00

    Sono tante le storie dei ponzesi che in ogni parte del mondo hanno saputo cambiare le loro abitudini professionali e si sono inventati mestieri nuovi pur di farsi valere.
    Sempre a Santa Teresa di Gallura mi viene da pensare ai fratelli Vincenzo e Franco Aprea che hanno spesso utilizzato il loro peschereccio “Sanpei” per fare pesca sportiva o altro.
    E mi viene in mente una storia sentita una vita fa.
    Negli Stati Uniti c’era una folta comunità ponzese e una buona parte di questi vivevano lavorando nelle “Scavesce”, i cantieri edili.
    Dove spesso si usavano anche gli esplosivi per scavare le fondamenta. E dove spesso c’erano anche incidenti mortali. Pensiamo al povero Pierino di Gennarella..
    Uno di questi ponzesi, proprietario di una piccola impresa, studiò il sistema per evitare problemi durante le esplosioni e si inventò una sorta di rete metallica che copriva il suolo che sarebbe stato fatto esplodere. Capì l’importanza della sua idea e la fece anche brevettare.
    Dovette combattere diverse battaglie legali prima di vedersi riconoscere i diritti derivanti dalla sua invenzione.
    Ma ne ricavò un importante guadagno.

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