Politica

Colloquio con Mariano De Luca: la demagogia fa male all’isola

di Vincenzo Ambrosino

 

Mariano – Vincenzo, qualcosa si sta muovendo. Su Ponzaracconta ho letto l’epicrisi di Giuseppe Mazzella, che a me è piaciuta. In effetti dice che certamente gli aiuti del PNRR sono una opportunità che va colta,  ma non bastano gli aiuti.
Vincenzo – Se la nostra discussione – che è molto più ampia – è finita a parlare sul PNRR, è solo perché questi fondi per essere presi, hanno bisogno, oggi, della presentazione di progetti perché vi sono delle scadenze da rispettare. Progetti da presentare importanti perché sono compatibili  con lo sviluppo economico auspicato anche dal nostro gruppo: Salvaguardia dell’ecosistema isolano.

M – Ma oltre ai fondi del PNRR  noi continuiamo a dare il nostro contributo per unire la gente di Ponza. Noi siamo consapevoli dell’importanza che almeno “gli intellettuali ponzesi” – che  propongono politica per Ponza – comincino a isolare i demagoghi, cioè isolare quelle persone che inseguono il consenso a tutti i costi. La demagogia può far vincere le elezioni, può risolvere problemi individuali ma poi lo vediamo: non salva il “bene comune” che è la base della nostra esistenza in vita.
V – Infatti i ponzesi non riescono a fare comunità per almeno due motivi: primo sono divisi per cultura; secondo questa cultura individuale è sfruttata dalla demagogia politica. Questa situazione culturale e politica sta portando al fallimento dell’isola. Il nostro obiettivo è quello di richiamare  “gli intellettuali locali alle loro responsabilità storiche”.

M – Questo passaggio va compiuto, è una esigenza primaria.  Se “l’intellettuale oppure il furbo capopopolo”, non capisce questo, nel prossimo futuro rischierà anche lui di perdere le sue rendite di posizioni in termini anche di proprietà privata.
V – Bixio, per esempio, a distanza di tanti anni, si chiede ancora “come è potuto succedere” che la nostra comunità ha perduto la sua dignità”. Bixio dice: “se continuerà così finiremo a portare le valigie ai nuovi padroni”. Bixio ancora oggi si fa questa domanda. Un altro fornese,  Gennaro Mazzella (padre di Giuseppe) – fondatore della rivista “Ponza Mia” –  già  negli anni sessanta era preoccupato perché vedeva l’inadeguatezza culturale del ponzese alla vigilia dello sviluppo turistico di Ponza.

M – Già negli anni sessanta si poteva capire che questa isola potesse perdere la sua identità?
V – Gennaro Mazzella, da uomo colto aveva capito il pericolo perché conosceva la sua gente. I ponzesi erano uomini e donne di fatica, gente legata alla famiglia, alla casa, alla proprietà privata. L’ambiente naturale era per loro, la terra che si zappava e da cui si raccoglievano i frutti. Quegli uomini e donne erano  dignitosi, coraggiosi, e si fidavano solo delle loro mani, contavano sulla loro maestria nell’arte della sopravvivenza in quell’isola fattoria: la loro cultura  poteva andare bene nell’economia primaria. Pesca, agricoltura, caccia. Un uomo solo a governare il proprio podere agricolo, oppure con un fucile in mano abilissimo nella caccia, oppure al comando della propria imbarcazione nei mari del Mediterraneo. Tanti uomini soli a decidere hanno permesso di disboscare tutta l’isola e poi di costruire grandiosi presidi idrici che sono le “parracine” e diventare marinai e pescatori indomabili. Fatica enorme! Ma già l’esperienza della miniera ha diviso la gente di Ponza: tra chi lavorava in miniera e chi vedeva la propria casa abbattuta.

M – Tu dici che il disastro ambientale che produceva la miniera non era compreso? C’era una divisione tra interessi privati, il diritto al lavoro e il diritto alla proprietà?
V– Ancora adesso a Ponza non è compresa compiutamente l’importanza della protezione ambientale. Se parli di questo il demagogo di turno andrà in giro tra la gente di Ponza a dire: “quelli sono verdi e vorrebbero governare l’isola”.  Gennaro Mazzella nella sua bellissima rivista “Ponza Mia” aveva già strutturato degli itinerari turistici. Lui faceva il “cicerone” e passeggiando descriveva splendidi paesaggi e qui e là si imbatteva in resti archeologici da cui partiva per parlare del passaggio di civiltà antiche. Poi nel suo passeggiare entrava in una cantina dove beveva dell’ottimo vino, oppure in una casa dove assaggiava un panettone o ancora in un giardino dove c’erano coltivati in ordine fiori e frutti. Tutto era perfettamente integrato in quel contesto isolano. Serviva poco a quella gente. Tutto veniva riciclato. Non c’era il vuoto a perdere o la plastica. Si lavavano i panni a mano, c’era il forno a legna per fare il pane. Non si poteva inquinare più di tanto. Gennaro Mazzella però aveva capito che fare il turismo era un’altra cosa. La cultura individuale non era attrezzata per gestire con maturità e consapevolezza il turismo e che questo avrebbe portato non solo alla fine del mondo antico che era inevitabile, ma avrebbe messo a nudo i nostri difetti culturali.

M – E infatti,  oggi siamo qui a fare i conti con il nostro fallimento di persone incapaci a collaborare. Tu mi dicevi – per rafforzare l’incapacità dei ponzesi a cooperare – che alla fine degli anni settanta ci fu anche un tentativo di fare una cooperativa di pescatori ma la cosa non funzionò. Per superare questa storica incapacità alla cooperazione spero che sempre più persone si uniscano nel trovare soluzioni teoriche e pratiche per unire e non dividere. Ma l’operazione di unire in base a finalità e obiettivi  sarà impossibile se almeno gli “intellettuali” – quelli che hanno studiato la realtà oltre i loro interessi – non daranno una mano.
V – Giuseppe Mazzella nella sua epicrisi ha accennato anche alla Direttiva Bolkestein passata all’unanimità al consiglio dei ministri. Con molta sensibilità Giuseppe (figlio di Gennaro) ha capito il pericolo – che forse molti non vedono – proprio in una isola come Ponza, dove le divisioni e la concorrenza potrebbero favorire speculatori esterni…

M – Questa logica di imporre regole esterne che apparentemente sono indirizzate a favorire la logica della libera concorrenza e del mercato non interessa solo i balneari ma tutto ciò che riguarda la piccola e media impresa. L’economia turistica di Ponza è fatta da tante piccole e medie imprese a carattere familiare e queste sono tutte sotto il mirino delle grandi lobby. Ma questa è una tematica che dovremmo affrontare a parte.
V – Voglio sottolineare le parole di Giuseppe Mazzella che sono chiarissime: L’ingresso di potentati economici multinazionali, con cui la piccola economia familiare isolana non è in grado di competere – parliamo di pontili e concessioni di spiagge e aree marine – sarebbe l’inizio della fine”.

V – Silverio Lamonica, condividendo i nostri propositi sul PNRR, ha detto che è opportuno che si vada direttamente da Ferraiuolo per capire di persona quali sono le sue e, più in generale, le intenzioni della maggioranza su queste questioni.
M – Ringrazio Silverio dell’attenzione e lo informo come informiamo tutti i ponzesi che abbiamo protocollato in Comune una missiva per chiedere appunto un incontro al Sindaco.

((cliccare sull’immagine per ingrandire)

Noi chiediamo che si promuova a breve un tavolo tecnico che studi  e proponga progetti, auspichiamo che ci sia da parte del Sindaco la giusta disponibilità.

 

 

2 Comments

2 Comments

  1. La Redazione

    27 Febbraio 2022 at 19:38

    Vincenzo, non tutti usano Facebook (…e per fortuna!) per cui, se vuoi che il tuo commento arrivi a tutti, estrai dal link l’Autore e il messaggio importante e presentali in chiaro.
    Grazie

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