Storia

Eric Gobetti e il giorno dell’oblio

segnalato da Tano Pirrone

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Con ritardo rispetto alla scadenza rituale ho creduto opportuno segnalare l’articolo che Eric Gobetti ha pubblicato il giorno 10 febbraio scorso sul sito doppiozero.it a proposito delle contraddizioni che questa commemorazione si porta dietro:
«Altro che memoria pacificata! Quella che si sta verificando è una netta frattura nel paese fra le memorie divise dalla guerra, esattamente quello che si voleva evitare con questa giornata commemorativa. Si sta accentuando, e rendendo insanabile, una distanza già esistente fra due parti del paese e due visioni del mondo: fascista e nazionalista da una parte, democratica e progressista dall’altra. Questo scontro è stato apparentemente risolto dalle istituzioni repubblicane attraverso una sorta di lottizzazione delle memorie: ai fascisti il 10 febbraio (quando si criminalizza la Resistenza), agli antifascisti il 25 aprile (quando la si glorifica). In questo modo però fascismo e antifascismo vengono di fatto equiparati, in contraddizione con altre leggi dello Stato e con la Costituzione stessa».

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Il testo completo in formato .pdf:

Il giorno dell’oblio. Di Eric Gobetti. Da www.doppiozero.com del 10 febbr. 2022

2 Comments

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  1. silverio lamonica1

    17 Febbraio 2022 at 19:00

    Moltissimo dipende da come si insegna la storia nelle scuole di ogni ordine e grado. In passato, in ogni ordine di scuola le vicende storiche venivano distinte per grado di scuola; ad esempio, nelle scuole elementari si studiava – dalla terza alla quinta – l’intero periodo che va dalla preistoria alla prima guerra mondiale. Lo stesso avveniva per la scuola media inferiore e superiore.
    I programmi in vigore, oggi prevedono che l’intero periodo storico, una volta concentrato in tre anni, venga diluito in sei anni: dalla terza ex elementare alla terza ex media inferiore, ossia nei due cicli della scuola dell’obbligo. Cosicché nei primi tre anni si studia il periodo che va dalla preistoria alle civiltà antiche, fino alla caduta dell’impero romano.
    Poi nel primo anno di scuola media (oggi secondaria di primo grado) si studiano le vicende del Medio Evo, fino alla scoperta dell’America 1492. Nel secondo anno il periodo che va dal ‘500 all’800. Il terzo anno è riservato ai fatti che accaddero nel ‘900. In questo modo si possono ben approfondire i fatti salienti dell’ultimo secolo: Politica coloniale e Guerra di Libia, Prima Guerra Mondiale, Fascismo, Seconda Guerra Mondiale, Resistenza e nascita della Repubblica con relativa Carta Costituzionale. Il curriculo di storia, dalle origini ai nostri giorni, viene poi approfondito nel corso dei vari anni di Scuola Superiore.
    Il docente non può più trovare l’alibi: “Per mancanza di tempo e vicende varie, mi son dovuto fermare alla Prima Guerra Mondiale o, peggio, alla Terza Guerra d’Indipendenza”.
    Però spetta sempre al docente illustrare i vari fatti storici con imparziale rigore, mettendo in risalto le responsabilità, gli errori o i giusti meriti del potente o dei potenti di turno.

    Nel caso specifico delle foibe, ad esempio, si promuovano ricerche su ciò che accadde durante il fascismo, quando in quei baratri orrendi le camicie nere gettavano gli slavi o gli italiani oppositori, creando così una tragica spirale di odio, con le luttuose vicende successive. https://www.anarcopedia.org/index.php/Foibe_e_fascismo
    Il repubblichino fascista non può essere in alcun modo equiparato al partigiano: il primo aveva come ideali la supremazia della razza e la guerra per le conquiste territoriali, il secondo lottava per la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza fra i popoli.

  2. Tano Pirrone

    18 Febbraio 2022 at 09:04

    Caro Silverio, tanti anni fa andai a trascorrere le vacanze estive in Alto Adige, con mia moglie e mio figlio di pochissimi anni. Fummo indirizzati da amici che trascorrevano lì la vacanza da molti anni ad un albergo, di lontane origini, in cui tutto cigolava ad ogni passo. Ci arrivai munito di tutto quello che nelle mie vacanze era indispensabile: i Tex dell’anno trascorso, un fascione di Settimane enigmistiche intonse, due o tre libri tenuti buoni a carezze e promesse di lettura, che dovevo assolutamente mantenere. Poi, immancabile, la guida rossa del TCI. In questa guida, che naturalmente ancora conservo, c’è una parte iniziale in cui si forniscono in modo sintetico, ma al tempo completo e chiaro (13 paginette fitte fitte), la storia dei luoghi, dal tempo lontanissimo di una una glaciazione che terminava (verso il VII millennio a.C.) fino agli anni ’70 dello scorso secolo, cui risale questa VI edizione della Guida. Nel capitoletto in cui si narra de “L’Unione all’Italia” si narra pianamente di come i primi a pagare il fio della guerra furono proprio trentini e tirolesi; di come, nonostante la costituzione di un Commissario generale civile, il regime fascista, illiberale contro tutti, iniziò una politica particolarmente dura verso la popolazione di lingua tedesca, alimentando ulteriormente la dolorosa spirale dei risentimenti e delle incomprensioni. Nel 1927, dopo aver negato ogni autonomia, iniziarono le procedure per abolire il bilinguismo: i cognomi tedeschi vennero italianizzati e così la toponomastica, i cartelli e persino le lapide dei cimiteri. Questa cieca furia di italianizzazione coatta ebbe effetti opposti e fece volgere la massima attenzione alle nuove farneticazioni pangermaniche del nazismo. Mi parve abnorme la pulizia etnica condotta anche sulle lapidi funerarie, feci dei controlli e tutto fu confermato: i morti cambiarono nome, finalmente italianizzati.

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