Editoriale

Epicrisi 359. Tra passato e…

di Enzo Di Giovanni

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Come ci ricorda la nostra Luisa Guarino sono passati undici anni da quando Ponzaracconta da allegra combriccola di amici si è trasformato in un progetto editoriale. Sono tanti o sono pochi?

Facciamo che sono giusti: siamo abbastanza giovani da avere ancora tante cose da dire, ma sufficientemente rodati per riuscire a navigare con disinvoltura nel mare magnum del web, ma soprattutto nelle secche isolane che storicamente stritolano qualsiasi tentativo di costruire un progetto che duri nel tempo.
Certo, qualcuno dirà – dice – che siamo virtuali, che la realtà è altro, un altro molto più complesso da costruire.

Il fatto è che sta diventando sempre più difficile costruire comunità strutturate, soprattutto per la perdita di modelli socio-politici di riferimento che la pandemia con relativo “distanziamento” non ha fatto altro che acuire.
Noi su Ponzaracconta ben svolgiamo la narrazione di questo status che, anzi, rappresenta il senso profondo della nostra mission, ed anche questa settimana ne mostriamo una miscellanea ben assortita, tra pezzi che richiamano un passato che non c’è più ed altri che cercano un presente che si fa fatica anche solo ad ipotizzare.

L’isola che non c’è porta la firma di Pasquale Scarpati, che non possiamo non ringraziare per il prezioso e partecipato richiamo al suo mondo, di cui sopravvive un’eco sempre più flebile, ma potente.
Le zeppole, le zeppole le ricordiamo, e gustiamo, tutti ancora oggi. Ma le cucine a legna? E ‘u rasier con le bucce d’arancio come essenza?

E le vecchie vie con cui si scollinava da una zona all’altra di Ponza, chi le conosce?

E come s’accedev ‘u puorc?

Sembrano passati pochi anni – sono passati pochi anni – e mi fa strano che storie, tradizioni, e costumi tanto noti siano già ammantati di antico, desueto.

Boomer, generazione Z, millennials, generazione x, baby boomer

Praticamente è stato coniato un termine per ogni piccolo “scatto d’anzianità”: ma non è che tutta questa ansia di modernità nasconde l’incapacità di vivere il proprio tempo, o meglio la sfiducia verso un mondo che non ha più coordinate di senso?
Non è una domanda, è solo retorica.

Diciamo che Ponzaracconta piace, ci piace, soprattutto per questi viaggi fuori dal tempo, al tempo di Libero Magnoni, ad esempio, in quella Ponza in dolce attesa del turismo di massa.

O nel ricordo di Vincenzo Bosso regalatoci da Domenico Musco.

O nella descrizione di cosa poteva capitare ad un “ignaro viaggiatore” sulla via della Guardia.

A noi manca, parafrasando Gassman, un grande avvenire dietro le spalle, titolo azzeccatissimo di una sua autobiografia.

Ed infatti le note dolenti riguardano il presente. Una comunità senza memoria, o con la memoria relegata in un angolo di pura nostalgia, fa fatica ad esistere.
Va bene che tutto cambia, ma deve esserci una continuità, una memoria storica.
E’ una legge di natura, semplicemente. Ogni specie vivente immagazzina nel proprio DNA le esperienze passate per migliorarsi ed avere così più possibilità di sopravvivere.
E noi?

Stiamo ad interrogarci, giustamente, sul recuperare lo spirito del 1975, o a dare uno sguardo al passato.

La politica ponzese – non solo ponzese, ovviamente – sembra essere diventata una roba triste, stantìa: ricorda quei programmi di avanspettacolo in cui si recita a soggetto, senza velleità di costruire un futuro possibile, perché in fondo a chi interessa…
In un clima simile ha possibilità di scardinare l’esistente il legittimo dibattito che cerca di avviare Mariano De Luca?
Vedremo. Come vedremo gli effetti della mossa di Vigorelli tesa al Buon Governo a pochi mesi dalle elezioni.

…Non conoscevo l’opera di Stefano D’Arrigo Horcynus Orca. Sandro Russo ci propone in particolare un episodio sulle quattro giornate di Napoli. Una bella sorpresa!

Prosa corrosiva, che ti “costringe” ad entrare nel racconto: ha ragione Nadia Terranova nel “vederlo” come opera cinematografica perché ha il raro dono di catturare totalmente l’attenzione del lettore con un linguaggio ricercato, che sa essere anche musica ed immagine.

E sempre a proposito dell’opera di Stefano D’Arrigo, e della sua capacità di attrarre varie forme d’arte, il nostro Sandro ha “scovato” in rete un illustratore, Mauro Cicarè, di cui potrete vedere le tavole per Horcynus Orca. Insomma, ci tocca leggerlo!

Fa bene Rosanna Conte a rimarcare quanto di speculativo vi è sulla Giornata del ricordo a proposito delle foibe: ogni anno sono sempre più forti i tentativi di strumentalizzare politicamente quella tragedia.

Proprio ieri, ahinoi puntuale, è uscita una nota dal Ministero dell’Istruzione che recita: “Il giorno del ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la categoria che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla categoria degli ebrei”.

Un triplo salto carpiato all’indietro di revisionismo storico…

Buona domenica a tutti!

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