Ambiente e Natura

Pianificazione aree demersali: acciughe, merluzzo, pesce spada e quota tonno

di Tonino Impagliazzo

 

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Le “Aree Stanziali”. Il sotto-costa e il mare intorno all’isola

 


Quest’ultimo capitolo riguarda la pianificazione delle aree marittime in cui transitano, si riproducono e vivono, a diverse profondità, secondo i principi della Blue Economy, varie specie ittiche dette “demersali”

Il pescatore ponzese tra i mestieri del mare ancora oggi annovera la pesca delle acciughe con la cianciola, del merluzzo e del pesce spada con la tecnica del palangaro e della traina per la pesca dell’alalonga, della ricciola, etc utilizzando come esca il calamaro.

La pesca delle acciughe
Questa si esercita con il metododella circuizione che consiste nella tecnica di attirare il branco sotto le potenti luci attivate dai gruppi elettrogeni e circoscriverlo per poi caricarlo lentamente a bordo.

Un tempo la pesca delle acciughe veniva esercitata con una flottiglia di 12/13 Motobarche e prevedeva anche la cattura di piccoli branchi di occhiate, ricciole, sgombri, maccarelli, alalonghe ed altro, mentre oggi le motobarche possono essere solo due.

La pesca delle acciughe da parte delle barche ponzesi inizialmente si esercitava unicamente nelle acque vicino Ponza, Palmarola e Zannone; successivamente si è estesa, alle acque di Terracina, Porto Santo Stefano, Fiumicino, Civitavecchia, l’isola d ’Elba, Porto Ferraio, Piombino e in tutta la Sardegna.

Le sarde e le acciughe appartengono alla categoria del pesce azzurro, sono una specie che vive nella parte alta della superfice del mare e si alimenta di minuti “bianchetti”, piccoli avannotti, larve marine, etc. Nello spazio di mare, leggermente sottostante il livello della superfice, vivono oltre alle acciughe e alle sarde, anche tonnetti, ricciole, occhiate, sgombri, maccarelli ed altre specie che costituiscono la fascia alimentare primaria.

La pesca del merluzzo
Nelle vicinanze di Ponza, i pescatori esercitano la pesca del merluzzo nel periodo invernale e quella del pesce spada nel periodo estivo, entrambe con la tecnica del palangaro.

E’ questa una pesca che si realizza in prevalenza verso quattro direzioni così identificate: da Zannone verso Terracina; da Palmarola verso il Circeo e verso la Sardegna; nello spazio di mare fuori la Guardia sia verso Palmarola che verso la Botte.
L’esca che viene utilizzata è il calamaro o la sarda. Si effettua da ottobre a maggio di ogni anno e consiste nel collegare ad una trave principale tanti braccioli che terminano con degli ami innescati che vanno a cadere su fondali misto-sabbiosi, fangosi o fondali intercalati con scogli, prateria di posidonie o altro.

La pesca del pesce spada
C’è poi un’altra categoria di pescatori che ancora oggi intercala la pesca del merluzzo nel periodo invernale con quella del pesce spada nel periodo estivo.
La pesca del pesce spada si esercita in una vasta area posta lontana dalle coste dell’isola di Ponza con esposizione sul terzo quadrante (direzione Sardegna) ove è presente una grandissima piattaforma a forma di “losanga allungata”. La pesca in questo spazio di mare si effettua da giugno a settembre, si estende a Sud verso la secca della Botte, prosegue nella parte centrale all’esterno del Monte Guardia  ed a Nord prosegue verso l’isola di Palmarola (passando sulla secca di mezzogiorno); continua poi verso Nord per un ulteriore spazio di mare, formando nel suo complesso, una forma di ”losanga allungata” della lunghezza di circa 15/30 miglia marine e larga dai 5 agli 8 miglia. All’esterno di questa “losanga allungata”, direzione Spagna, si trova un vasto sprofondo che non è facile definire.

Il tonno
Sono stati i pescatori dell’isola, che alcuni anni orsono hanno iniziato a scoprire questa nuova area di lavoro o area di produzione, constatando la presenza di una enorme quantità di specie ittiche demersali che sostavano, transitavano , si riproducevano e si alimentavano, realizzando il ciclo biologico primario  della propria sopravvivenza.

Sin da subito poterono constatare che la superfice del mare era suddivisa in tre spazi o strati nei quali domiciliava e viveva il ciclo della catena alimentare e precisamente:
a)nella parte alta della cresta del mare (quasi in superfice) vivono specie ittiche che costituiscono il primo livello di cibo necessario e fondamentale per innescare la catena alimentare e precisamente acciughe, sarde, boghe, alalonghe, maccarelli, calamari di varia misura, occhiate, tonnetti, aguglie, palamiti, etc.;
b) nel secondo livello, detto b-1, troviamo le specie ittiche più adulte in cerca del primo cibo, che vivono e sostano stabilmente tra i 5 e i 35 metri, utilizzano il cibo presente in superfice, e sono occhiate, tonnetti, aguglie, alalonghe, palamiti, etc.;
nello stesso spazio di mare, detto b-2 ma a profondità diverse vivono tra i 30 e i 100 metri alcune specie demersali altamente voraci che sono pesci spada, tonni di varia misura, delfini, capodogli, marsupiali vari, etc., i quali, ghiotti e voraci, strappano il cibo del livello medio e sovente non potendolo afferrare interamente lo dilaniano riducendolo a brandelli che producono forti effluvi di sangue che spingono dai fondali sottostanti e più profondi, tra i 150 e i 200 metri, un’altra categoria di pesci che completa il pasto Parliamo di verdesche, cernie di fondale,  palombi, pescecani, in particolare smerigli, capidogli ed altri.

E’ questo uno spazio di mare dove spesso i pescatori di Ponza hanno incontrato gruppi di tonni di varia grandezza, pesci voraci e inferociti predatori, che lo hanno reso, con il passar del tempo, simile ad un “campo di battaglia” riducendo a brandelli pesci di piccola e media grandezza.

Un fenomeno che provocando il richiamo da fondali più profondi e da spazi marittimi più lontani grosse verdesche, pescecani, palombi, smerigli, gattucci, cernie di fondale etc. ha reso in breve tempo la zona di pesca infestata e pericolosa consigliando, quali esperti pescatori dell’ isola, di abbandonare per un breve periodo quella zona di mare in attesa di periodi migliori.

La “quota Tonno” ai pescatori ponzesi
In uno scenario di Pianificazione delle Aree Marittime le Isole del Lazio non possono non valorizzare in maniera adeguata le qualità dei prodotti della Terra e del Mare e continuare a vivere nel limbo di un turismo balneare e di un diportismo di avventura, perché se per un verso a questi cittadini viene chiesto di rispettare la sostenibilità ambientale, il “riciclo dei rifiuti e dei reflui urbani”, il “riuso dell’acqua”, la tutela dei valori territoriali sotto la forte pressione delle materiali esigenze umane, è altrettanto corretto e lecito non lasciar cadere nel nulla il rispetto dei diritti di altri lavoratori nel proprio percorso di lavoro.

Disattendere o escludere dalla Pianificazione questo spazio di mare vuol dire allontanare una categoria di lavoratori dall’obiettivo della pari dignità e dei pari diritti.

I pescatori di Ponza, nella dinamica di una “Pianificazione delle Aree Marittime“ non possono vedersi esclusi dall’assegnazione della propria “quota tonno”, perchè rappresenterebbe nei loro confronti un gesto unicamente discriminatorio e ingiusto.

E’ indecoroso che questa area di lavoro da molti anni ”non identificata tra gli spazi di pesca” veda esclusa dalla “quota tonno” i pescatori di Ponza, con l’obbligo di liberare e lasciar morire, mentre galleggiano in superficie, questi tonni pescati in quantitativi superiori a quelli normativamente previsti.

Per questi lavoratori non c’è una risposta ma unicamente un diniego immotivato, perchè sovente si richiede loro unicamente il rispetto del mare senza un approccio eco-sistemico e trascurando la dignità del lavoro.

E se giustizia può essere invocata per i pescatori ponzesi, che la pari dignità sia perseguita per tutti i lavoratori del mare che esercitano il mestiere della pesca in modo che, se per un verso, debba essere garantito il rispetto della bio-diversità, per un altro la pesca del pesce spada e del tonno ritorni ad essere un’ attività senza discriminati.

 

 

NdR: le foto di copertina e di chiusura sono di Rossano Di Loreto

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