Ambiente e Natura

Colloquio con Mariano De Luca: recuperare lo spirito del 1975

di Vincenzo Ambrosino

 

Vincenzo – Sabato hai tenuto un’altra riunione. Sono stati invitati a partecipare degli altri cittadini e questi dopo aver esposto le loro convinzioni – maturate in anni di lavoro privato ma anche all’interno dell’amministrazione comunale sia in maggioranza che – per ben due volte – all’opposizione, hanno alla fine chiesto di aderire al nostro gruppo. La discussione come si è sviluppata?
Mariano –  Io ho introdotto la riunione chiarendo i nostri fini e loro hanno capito l’importanza dell’unità per Ponza. Loro si ritengono soddisfatti della loro esperienza fatta in amministrazione. Hanno realizzato delle cose importanti. Hanno per esempio dovuto per prima cosa sistemare la macchina amministrativa, dare una raddrizzata al bilancio comunale. Hanno tentato attraverso la risoluzione di problematiche strutturali di dare una nuova scossa all’isola. Ma hanno capito che l’isola ha una sua debolezza, è divisa verticalmente e orizzontalmente: non solo tra amministrazione e cittadini ma anche tra cittadino e cittadino, tra commercianti. Troppa concorrenza e poca collaborazione.

V – Questi ex amministratori quindi sono disposti a mettere a disposizione le loro competenze e le loro conoscenze?
M – Si e con molto entusiasmo. Ci hanno poi, spiegato che ci  sono delle problematiche che si sono incancrenite a Ponza. Come quella di Chiaia Di Luna, storia infinita, come anche la raccolta casa per casa dell’ immondizia che non può partire  perché l’area dove dovrebbe sorgere l’isola ecologica è ancora sotto sequestro. La portualità sia per Ponza centro che per Le Forna non riesce mai ad avere una definitiva soluzione. I contenziosi che si aprono al passaggio da una amministrazione all’altra sono un male per l’isola. Tutto quello che programma l’amministrazione precedente viene poi bloccato e cancellato da quella successiva. Per dare una svolta a questa isola non bastano cinque anni, ce ne vogliono  molti di più e le amministrazioni che si susseguono devono avere una continuità amministrativa almeno sulle grandi tematiche che riguardano appunto la protezione della residenza e dell’ecosistema terrestre e marino.

V – Ottima riunione, complimenti Mariano.
M – La nostra non è una campagna acquisti. Noi siamo dei semplici cittadini che hanno fatto delle riflessioni e queste riflessioni le stiamo pubblicizzando per farle conoscere e possibilmente condividere. Abbiamo detto chiaramente che chiediamo la partecipazione di tutti i ponzesi che vogliono dare il loro contributo per unire il paese. Abbiamo altresì detto che in questa fase l’adesione al nostro gruppo è legata essenzialmente alla convinta condivisione di finalità e obiettivi del nostro progetto.

V – Ripetiamo: la finalità del progetto è la promozione dello sviluppo economico dell’isola compatibile con la valorizzazione dell’ambiente naturale. Al centro di questo progetto c’è la protezione della residenza invernale. Questa finalità è stata condivisa dagli ex amministratori?
M – Si e di questo sono stato molto contento. Ma noi vogliamo ancora aprire ad altri cittadini, a cominciare dai protagonisti della vita amministrativa passata e ce ne sono ancora tanti che possono dare una mano. Ponza ha bisogno di ritrovare lo spirito di unione che c’è stato, come tu mi hai sempre detto, nel 1975.

V – Nel 1975 il pericolo era la miniera che come una “piovra” si stava mangiando l’isola e c’era un Sindaco da 25 anni che distribuiva le carte politiche ed economiche. Vedi caro Mariano, un nostro amico, ex geometra comunale, Bixio, sulla questione della miniera ha scritto un libro. Bixio bambino ha vissuto una guerra. Un vero e proprio bombardamento psicologico, affettivo e ambientale è caduto su le Forna dagli anni 1933 fino al 1978. Tanta gente di Le Forna ha visto la propria casa abbattuta. Intere famiglie sono state costrette ad abbandonare l’isola. Bixio ha testimoniato tutto questo. Da tempo Bixio  è in pensione e aspetta ancora il risanamento ambientale e il riscatto economico della sua zona. Lo aspetta ancora oggi, non certo per lui, ma per le generazioni future. Invitiamo pubblicamente Bixio di venire a mettere a disposizione la sua esperienza nel nostro gruppo.

M
– Nel 1975, circa 50 anni fa, i Ponzesi si unirono. Tutti i partiti locali capirono che dovevano allearsi per dare una nuova vita all’isola. Si riuscì a proporre un ponzese rispettato da tutti. Don Mario faceva il farmacista ed era un socialista, divenne Sindaco. Silverio Lamonica comunista fece il vice-sindaco.  Quella Alleanza Democratica fu costruita con pazienza e impegno da alcuni ponzesi. Quella Alleanza Democratica fece cambiare il clima all’isola.
V – Allora c’era il pericolo della miniera che distruggeva l’isola e ammalava le persone di silicosi. La scusa era di dare lavoro. Ponza era diventata una piccola Taranto, quella miniera aveva appoggi politici ed economici enormi. Non fu facile liberarsi della miniera, ma i ponzesi uniti ci sono riusciti. Oggi c’è un altro grande problema, l’abbandono dell’isola da parte dei ponzesi. C’è uno scollamento sociale e una sfiducia enorme, diffusa. Non ci sono più punti di riferimento. La Regione Lazio non è più quella degli anni 90, prima che l’Italia entrasse in Europa. Oggi bisogna rispettare più i trattati e le indicazioni europee che la Costituzione. Il pericolo oggi per Ponza è grande, rischia di diventare un villaggio turistico in mano anche a persone non di Ponza.

M – Certo se continuiamo a farci la guerra tra famiglie, questo è il rischio.  Qual erano le priorità nel 1975?
V – Non c’erano le scuole, non c’era una rete idrica e fognante. Non c’era un piano regolatore. Non c’erano finanziamenti per i collegamenti marittimi. C’era la miniera che distruggeva e non c’era una speranza di futuro turistico in particolare per la frazione di Le Forna. Ma la Samip aveva chiesto altri terreni da coltivare anche a Ponza centro.

M – Come è stato unita la gente di Ponza?
V – In quei tempi, ponzesi dalla forte personalità riuscirono a mettere da parte i loro personalismi. Ricordo Ernesto Prudente (PSI), Peppe De Gaetano (PRI), Luciano Gazzotti (DC), Michele Lamonica (PCI), Elio Zecca (PLI), Tonino Mazzella (MSI), poi c’erano giovani studenti, ricordo solo Mario Balzano per tutti, riuscirono a capirsi. Ci fu un accordo tra personalità politiche molto diverse ma la necessità di sopravvivenza fece superare i personalismi e le differenza partitiche e caratteriali.

M – Perché poi solo 5 anni dopo, cioè nel 1980, l’isola cominciò di nuovo a dividersi. La miniera era stata chiusa nel 1978, la democrazia era stata ristabilita?  Erano finite le paure? I personalismi cominciarono di nuovo a dilagare?
V – Quello fu il peccato originale  che ci portiamo ancora oggi sulla coscienza. Nel 1980 la nuova DC di Ferraiuolo e Gazzotti liberatasi dall’ingombrante e autoritaria presenza di Sandolo volle giocarsi le sue carte. L’unico spirito unitario che sopravvisse fu rappresentato da Gabriele Panizzi che dalla Regione Lazio sintetizzò diritti e bisogni dei ponzesi nella legge del 1982. Non a caso venne soprannominato “San Gabriele”. Quella legge promosse il primo sviluppo economico dell’isola che dopo il 1992 si arrestò.

M –  Cioè, tu dici che l’isola è ferma dal 1992?
V –  E’ dal 1992 che abbiamo perso la direzione politica, finanziaria e organizzativa della Regione Lazio. Dal Continente arrivano finanziamenti  e direzioni politiche contraddittorie. Vedi il PAI.  A Chiaia di Luna bisogna fare il “ripascimento della spiaggia” per allontanarsi dalla falesia perché la rete di protezione non dà sicurezza e poi a Frontone che c’è un distanziamento naturale dalla falesia mettiamo la rete. Costruiamo scogliere, quella di Frontone, che oltre ad imbruttire il paesaggio, crea ulteriori pericoli per la sicurezza di bagnanti. Finanziamenti che arrivano a rilento e stanziati non sulla base di una programmazione socio-economica ma solo sulla base di emergenze, non risolvono i problemi. Lo Stato poi privatizza, non aiuta più l’isola, vedi la storia dell’approvvigionamento idrico. Entriamo in ATO4. Ci dicono che ci hanno costretto. Ci impongono Acqualatina che sembra viaggiare autonomamente senza alcun interlocuzione con il Comune. Vedi poi i trasporti marittimi, assolutamente insoddisfacenti, eppure questi privati – premiati dalle legge europea sulla concorrenza – sono ancora finanziati dalla Regione. Non voglio pensare a quale livello di disservizio possa arrivare l’isola quando questi privati perderanno anche le sovvenzioni pubbliche.  E poi tutti i provvedimenti che producono vincoli per gli isolani come le ZPS (per la fauna aviaria) e i SIC (per la protezione marina), sono iniziative che burocratizzano i territori ma non risolvono i problemi. Le isole le salvano solo i residenti, ma questi vanno aiutati a vivere bene nella loro isola. Questi provvedimenti esterni, uniti alla mancanza di una visione politica dei nostri amministratori locali e alla continua concorrenza suicida tra di noi producono lo spopolamento e accelerano  l’avanzata implacabile del villaggio turistico. A Ponza c’è una comunità di pescatori, di muratori, di giovani in età scolare, di uomini donne e vecchi che va conservata, non possiamo accettare provvedimenti calati dall’alto che non vedono protagonisti i residenti.

M – Per cui questi sono i pericoli sotto i nostri occhi e noi diciamo che se i ponzesi non si uniscono e fanno sintesi dei loro interessi saranno governati da forze interne che pensano al loro orticello con il rischio che anche il loro orticello finirà per essere governato da personaggi esterni nel prossimo futuro.
V – E’ così, se io e te ce ne andiamo, se i giovani abbandonano l’isola, se per esempio la direttiva Bolkestein viene applicata alla lettera senza pensare di trovare soluzioni politiche per  salvare i residenti, se non ci sarà la sensibilità politica di  aiutare i giovani ad inserirsi nell’economia locale trovando regole per fermare l’invasione selvaggia di spazi economici, se non salveremo la residenza invernale si accelereranno tutti i processi da noi temuti.

M – Ecco, noi stiamo facendo questa operazione: unire la gente di Ponza sulla base di una idea di sviluppo comprensibile da tutti e che tutti i ponzesi possano condividere riconoscendo tutelato il proprio presente per un futuro migliore.
V – La protezione della residenza non è una operazione di propaganda politico-elettorale ma è una necessità strategica per la sopravvivenza isolana. Valorizzare i residenti che malgrado tutto resistono a vivere sull’isola d’inverno significa preservare  “un serbatoio genetico – culturale – sociale – umano” per prima bloccare l’esodo invernale e poi invertirlo. Restare d’inverno a Ponza non deve rappresentare una mancanza di alternativa, ma una scelta convinta. Chi resta partecipa alle decisioni. L’amministrazione lavora principalmente per salvare l’ecosistema isola che abbiamo detto essere formato dalla simbiosi perfetta tra il ponzese e il suo ambiente naturale.

M – Per unire la gente di Ponza dobbiamo fare di più, dobbiamo invitare personalmente i residenti a partecipare a cominciare da quelle persone che possono dare un contributo fattivo. Come nel 1975 bisogna invitare anche personalità che hanno fatto esperienze in amministrazione. Esperienze che sono utili. Gente di questo genere sanno le difficoltà di amministrare. Hanno avuto delle idee, hanno proposto dei progetti. Sanno dove hanno fallito e dove si può osare. Mettere insieme i ponzesi e farli convergere sulle nostre idee sarà la nostra azione per i prossimi giorni.
V – Tutta questa gente che pensi si debba riunire,  oggi, dopo aver avuto il proprio momento di gloria, vive i nostri stessi problemi. Qualcuno sarà anche riuscito a migliorare la sua condizione economica, a migliorare la sua individuale esistenza materiale, ma sono sicuro che non può essere felice nel vedere che tutto intorno a se è degrado, è fuga dai problemi collettivi. Dobbiamo tentare questa strada, l’unica percorribile: unire le persone non contro qualcosa –  come si è fatto nel 2017 – ma per qualcosa: salvare la residenza invernale per salvare il nostro futuro.

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