Storia

Oggi 1° febbraio, 77 anni fa, il voto alle donne

segnalato da Patrizia Montani

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A Bruxelles (dove vivono mio figlio e famiglia), nella sede del Parlamento Europeo, c’è un Museo sulla Storia dell’Europa, bellissimo.
Lì ho visto la foto di una signora molto anziana, di Anzio, la prima donna italiana alle urne.
Mi affido alla collaborazione di Sandro per trovare la foto e qualcosa di più per ricordare l’evento
P. M.
La prima volta al voto di una signora ad Anzio nel 1946

Ripreso integralmente da https://www.rainews.it/

Primo febbraio 1945, il consiglio dei ministri concede per la prima volta il voto alle donne
di Valerio Orsolini

Settantasette anni dopo il tema del coinvolgimento femminile nella gestione della cosa pubblica è ancora attuale

Esattamente 77 anni fa Il 1° febbraio del 1945, il Consiglio dei Ministri, presieduto da Ivanoe Bonomi, di un Italia ancora monarchica emanò un provvedimento che, finalmente e definitivamente, estendeva il diritto di voto alle donne. Il Decreto Legislativo luogotenenziale n. 23 conferiva il “diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni e che non esercitassero la prostituzione”.

La spinta propulsiva di questa iniziativa si deve principalmente a Palmiro Togliatti, del Partito Comunista, e Alcide De Gasperi, democristiano, e conclude un percorso ideologico, iniziato nei paesi europei tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. È in special modo durante la prima guerra mondiale che gli italiani maturano la forte consapevolezza del ruolo centrale assunto nella società dalle donne, che si trovano a dover sostituire sui luoghi di lavoro gli uomini partiti per il fronte.

Un primo tentativo di legiferare su questo argomento è del 1922: il socialista Emanuele Modigliani aveva avvertito l’esigenza di rispondere a questo sentimento di emancipazione e aveva presentato una proposta di legge per il diritto al voto femminile. Proposta che però non arrivò ad essere discussa a causa degli avvenimenti storici che portarono alla marcia su Roma.

La marcia su Roma fu una manifestazione armata organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), guidato da Benito Mussolini per ottenere la guida del governo in Italia. Il 28 ottobre 1922 migliaia di fascisti si diressero sulla capitale minacciando la presa del potere con la violenza. La manifestazione ebbe termine il 30 ottobre, quando il re Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini di formare un nuovo governo.

Lo stesso Mussolini, per fini propagandistici e annusando i sentimenti della pancia del paese, fece partecipare le donne alle amministrative del 1924, voto poi reso inutile dalle cosiddette ‘leggi fascistissime’.
Con ‘leggi fascistissime’ o ‘leggi eccezionali del fascismo’, si identifica una serie di norme, emanate tra il 1925 e il 1926, che iniziarono la trasformazione del Regno d’Italia nel regime fascista e che sostanzialmente soppressero le elezioni comunali e quindi le amministrative del 24.

Donne e uomini al voto durante le elezioni del 1948

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